Prevedere le nascite premature

Un semplice test del sangue può predire il rischio di una gravidanza di terminare prematuramente.

di Bonnie Rochman

Perchè è importante: 15 milioni di bambini nascono prematuri ogni anno; è la principale causa di decesso sotto i cinque nani d’età
I protagonisti: Akna Dx
Disponibilità: Entro cinque anni, i medici potrebbero avere a disposizione un test del sangue da somministrare

Il nostro materiale genetico è per lo più contenuto all’interno delle cellule, ma piccole quantità di DNA ed RNA galleggiano anche nel nostro sangue, spesso rilasciate dalle cellule morte. Nelle donne gravide, questo materiale in libera circolazione è un miscuglio di acidi nucleici provenienti dal feto, dalla placenta e dalla madre. Stephen Quake, bioingegnere della Stanford, ha trovato il modo di farne uso per diagnosticare la nascita prematura.

Le informazioni a disposizione analizzando il DNA ed RNA il libera circolazione erano finora accessibili solo con procedure altamente invasive, come biopsie e amniocentesi. È ora più semplice identificare e sequenziare piccoli quantitativi di materiale genetico nel sangue esterno alle cellule. Negli ultimi anni, la ricerca ha prodotto test del sangue capaci di diagnosticare il cancro (identificando tracce di DNA di cellule tumorali) o condizioni come la sindrome di Down durante la gravidanza.

Questi test identificano mutazioni genetiche nel DNA. Quake analizza le tracce di RNA rinvenibili nel sangue materno. L’RNA è la molecola che regola l’espressione dei geni, ovvero quante proteine un gene produrrà. Il nuovo test identifica fluttuazioni nell’espressione di 7 geni che i ricercatori associano alla possibilità di una nascita prematura. Una volta allertati del rischio, i medici possono prendere misure preventive per aiutare la madre a condurre a termine la gravidanza.

La tecnologia necessaria al test, spiega Quake, è veloce, semplice e costa $10 al test.
I ricercatori hanno aperto una startup chiamata Akna Dx, per lanciare il test sul mercato.

Immagine: Getty / MIT Technology Review

(lo)

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