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La complessa macchina organizzativa del Political Game prende le mosse ufficialmente il 7 marzo 2005, ma l’idea di mettere in scena una campagna elettorale tra le mura di Via Salaria 113 (dove ha sede la Facoltà di Scienze della Comunicazione dell’Università «La Sapienza» di Roma) prende concretamente corpo un anno prima, quando il gruppo di ricerca Mediamonitor avvia un serrato monitoraggio della TV elettorale durante la competizione europea.

Esiste oggi uno spazio formativo lasciato libero dalle vecchie scuole di partito, dall’obsolescenza delle sezioni giovanili e da processi di socializzazione che rimettono in discussione il ruolo e le funzioni delle vecchie agenzie formative. Political Game è stato un espediente didattico, una sperimentazione di strategie formative e metodologiche abbastanza inconsuete per l’università italiana.

Una spirale di sperimentazioni, quella originata dal Political Game, che nel momento conclusivo dell’Election Day, il 30 e il 31 maggio, ha visto studenti, docenti e personale tecnico-amministrativo della Facoltà esprimere una preferenza per il candidato sindaco e una per il consiglio comunale (come nelle elezioni comunali, era prevista anche la possibilità del voto disgiunto), toccando uno degli schermi predisposti dal Ministero dell’Interno e dal consorzio E-poll nelle sedi delle lezioni. La prima sperimentazione capitolina del voto elettronico è stata giudicata come un’esperienza positiva dall’88 per cento dei votanti: i dati raccolti attraverso un questionario strutturato compilato dagli elettori descrivono la popolazione universitaria oggetto di sperimentazione come target maturo e favorevole all’introduzione delle tecnologie informatiche anche in un campo così delicato come quello dell’assegnazione dei poteri ai propri rappresentanti politici (ben l’81 per cento si è espresso a favore dell’introduzione di tale sistema di voto anche nelle votazioni istituzionali).

La mediazione tecnologica non è stata la protagonista solo degli ultimi giorni del Political Game. Oltre ai cortili, ai corridoi e alle aule della Facoltà, le relazioni fra gli studenti, il centro media, l’Authority, gli organizzatori (alias masters) si sono sviluppate su uno spazio elettronico ( HYPERLINK “http://www.politicalgame.it” www.politicalgame.it) che forniva una serie di sistemi di comunicazione, sincroni (chat pubbliche e private) e asincroni (instant messaging personali, bacheche pubbliche). In questo contesto di computer-supported cooperative learning/working è stata avviata anche un’attività di ricerca volta a verificare le capacità euristiche degli strumenti (concettuali ed empirici) della Social Network Analysis. Attraverso i dati relazionali raccolti è possibile fotografare i modelli relazionali dei tre partiti, realizzare un’analisi longitudinale (le dinamiche relazionali della fase iniziale sono abbastanza diverse da quelle che hanno caratterizzato la fase conclusiva del gioco), analizzare il volume relazionale dello studente, sviluppare ipotesi legate al ruolo occupato all’interno del partito, confrontare l’intensità degli scambi di informazione e delle conversazioni informali avvenute attraverso il supporto delle tecnologie di rete e altre modalità di comunicazione (telefono, face-to-face).

Al di là delle controversie tra opposti schieramenti, talvolta effettivamente eccessive, va detto che c’è stato un momento in cui nessuno sembrava più ricordarsi di partecipare a una simulazione: fiction e realtà si sono mescolate nei discorsi, nelle immagini, nelle dichiarazioni e, sono convinto, nelle menti dei partecipanti permeabili a meccanismi proiettivi estremamente palpabili. In questa sorta di docu-fiction senza telecamere, senza premi in denaro e persino senza gloria va forse rintracciato il successo del Political Game: prima di tutto una sfida alla retorica dell’apatia giovanile, poi alla capacità dell’università di rimettere in discussione il vecchio modello verticistico di trasmissione dei saperi. Infine, un appello e un monito per la classe dirigente: la politica non ha cessato di infiammare gli animi delle giovani generazioni.

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PoliticalGame: istruzioni per l’uso

PoliticalGame è un percorso didattico che ha inteso simulare una campagna elettorale per l’elezione del sindaco di Roma nella Facoltà di Scienze della Comunicazione. La risposta è stata straordinaria, coinvolgendo circa quattrocento studenti tra partecipanti e riserve, venticinque cattedre, quattro laboratori, un ufficio stampa e numerosi collaboratori didattici. In base alle «regole» della politica reale gli studenti si sono schierati in tre formazioni: una di centro destra Nuovi Orizzonti Italia, una di centro-sinistra Rete Democratica e una lista civica Roma con te. Come in ogni gioco di ruolo, i tre partiti avevano un contesto di riferimento (una storia, un quadro politico) in cui svolgere la loro campagna elettorale. I partecipanti hanno così avuto modo di vestire e mettere in scena tutti i mestieri della politica, sia tradizionali sia moderni: dal portaborse al responsabile dei prodotti audiovisivi, dal portavoce al webmaster, dal segretario di partito al sondaggista. L’effetto di realtà è stato ottenuto anche attraverso la presenza di un Authority che ha vigilato sul rispetto della par condicio.