Nuove tecniche di animazione per colmare il gap tra mondo digitale e reale

Hao Li, 32 anni, finalista del premio “Young Innovators Under 35”.

di Farhad Manjoo

Hao Li ricorda di avere visto Jurassic Park da ragazzo e spiega: «Di fronte a quei personaggi che non esistevano in realtà, ma sembravano così veri, ho preso la decisione definitiva di dedicarmi all’animazione».

Li mi ha raccontato questa storia al tavolo di un ristorante di Industrial Light & Magic, il famoso studio di effetti visivi di San Francisco, in cui Li ha lavorato per ricostruire le espressioni facciali dei personaggi della serie di Guerre Stellari.

All’uscita di Jurassik Park, Li aveva 12 anni e viveva a Saarbrucken, in Germania, dove si era trasferita la sua famiglia proveniente da Taiwan subito dopo che il padre aveva conseguito il PhD in chimica.

Oggi, venti anni dopo, se tutto andrà come previsto, l’innovazione di Li modificherà completamente gli effetti speciali nei film, rendendo sempre più labile la linea tra attori digitali e umani.

Chi lavora sugli effetti visivi registra le performance umane grazie a palline o etichette che vengono collocate sul viso e sul corpo dell’attore per registrarne i movimenti. I dati relativi a questi movimenti sono poi convertiti in file digitali che si possono modificare. Ma questi marcatori creano disagio agli attori e non sono in grado di cogliere le sottili variazioni delle espressioni facciali.

La novità di Li è stata l’introduzione di sensori di profondità, la stessa tecnologia adottata in sistemi per giochi di movimento come Xbox Kinect.

Quando una telecamera con sensori di profondità inquadra il volto di un attore, il software di Li analizza i dati digitali per registrare come cambiano le espressioni facciali tra un frame e l’altro. Se le labbra dell’attore si atteggiano a un sorriso, l’algoritmo registra l’espansione e la contrazione delle linee e delle ombre, circoscrivendo esclusivamente l’area delle labbra. In un secondo momento il software crea una mappa del volto dell’attore in versione digitale.

L’algoritmo di Hao Li crea diverse versioni digitali della sua faccia.

La tecnica di Li migliora il livello di autenticità delle prestazioni digitali e ne velocizza i tempi.

Li è cosciente dell’importanza della sua scoperta e ne rivendica orgogliosamente la paternità. Il suo algoritmo è stato già adottato nelle scansioni mediche per identificare la posizione esatta di un tumore nel momento in cui il paziente prende fiato. In un altro progetto, il software viene utilizzato per la creazione di un modello digitale di un cuore che batte.

Alla domanda se la sua tecnologia si potrà sfruttare per leggere le emozioni umane o per altri obiettivi altrettanto ambiziosi, Li probabilmente risponderebbe: «Sto lavorando anche su questo obiettivo».

Quando gli ho chiesto se parla tedesco, Li ha sorriso e ha risposto: «Anche francese, cinese e inglese».

Questo autunno diventerà ricercatore all’University of Southern California, a San Francisco, e si occuperà di computer grafica. Ma il mondo del cinema hollywoodiano non è il suo obiettivo finale. «Gli effetti visivi sono un ottimo banco di prova, ma bisogna mirare più in alto», sostiene Li, che è interessato a settori come l’acquisizione dei dati e la simulazione in tempo reale come viatico per definire tecnologie che permettano ai computer di riconoscere il mondo che li circonda.

(GJ)

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