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La Financial Action Task Force ha modificato gli standard per il controllo del riciclaggio del denaro, con conseguenze immediate sul mercato delle criptovalute.

di Mike Orcutt

Uno dei limiti più seri delle criptovalute è sempre stato quello di essere considerate un porto sicuro per i criminali esperti di tecnologia.

Anche se chi, ogni giorno, scambia miliardi di dollari in cripto-ricchezza, ha fatto di tutto per rispettare formalmente le leggi, l’immagine negativa è dura a morire, in parte perché alcune aziende di criptovalute hanno eluso le regole, trasferendosi nelle giurisdizioni meno severe.

Ma la fine del selvaggio west potrebbe essere vicina. La Financial Action Task Force (FATF), un’organizzazione intergovernativa che stabilisce gli standard per il controllo del riciclaggio di denaro e del finanziamento del terrorismo, propone una nuova serie di regole globali antiriciclaggio indirizzate agli scambi di criptovaluta.

Le regole, che invitano a condividere le informazioni personali sui propri utenti, sono controverse. Molti sostenitori della criptovaluta pensano che la privacy assoluta che li ha spinti verso questa tecnologia potrebbe evaporare.

D’altro canto, il rispetto delle regole renderà probabilmente il settore più attraente per le istituzioni e gli utenti finanziari tradizionali.

Il problema

Il mercato delle criptovalute è piccolo e immaturo rispetto ai mercati azionari e obbligazionari tradizionali, ma i criminali che cercano di trarne profitto sono tra i più sofisticati al mondo e stanno raccogliendo premi sempre più grandi. 

“Sfortunatamente, continuiamo a vedere i profitti criminali andare sempre più in alto”, dice Dave Jevans, CEO di CipherTrace, un’azienda esperta nel settore delle blockchain che sta sviluppando un prodotto anti-riciclaggio per gli scambi di denaro.

Secondo l’ultimo rapporto pubblicato dalla azienda, ladri e truffatori hanno sottratto circa 4,26 miliardi di dollari dagli scambi di criptovaluta, dagli investitori e dagli utenti nella prima metà del 2019. “Il frutto di questa attività illegale deve essere riciclato”, dice Jevans.

Ciò che attira i criminali verso la criptovaluta è la capacità di trasferimento di valore peer-to-peer anonimo. Tecnicamente, la maggior parte dei sistemi di criptovaluta sono pseudonimi: gli utenti vengono identificati pubblicamente, ma solo da una serie di numeri e lettere casuali. 

Dal momento che ogni transazione è annotata su un registro pubblico, i criminali ricorrono a una serie di tattiche, incluso l’uso di più indirizzi e scambi di valuta a più riprese, per coprire le loro tracce mentre spostano denaro ottenuto in modo illegale.

In giurisdizioni regolamentate come Stati Uniti, Giappone e UE, gli scambi, vale a dire i ponti tra il sistema finanziario tradizionale e il mondo delle criptovalute, prevedono la verifica delle identità dei loro utenti, un processo comunemente chiamato KYC, Know your customer.

Ma molti scambi monetari in tutto il mondo sono regolati da politiche lassiste che consentono alle persone di spostare valute o incassare denaro senza identificarsi.

La “regola del viaggio”

A giugno la FATF ha pubblicato le linee guida, tecnicamente non vincolanti, che illustrano in dettaglio le aspettative su come gli appartenenti alle 37 giurisdizioni dovrebbero regolare i rispettivi mercati di “asset virtuali”.

La parte più controversa prevede che se avviene uno scambio di criptovaluta per un valore superiore a 1.000 dollari o euro con un’altra valuta, chi ospita questo scambio “immediatamente e con dati certi” deve condividere le informazioni di identificazione di entrambi i beneficiari del passaggio di valuta. Tali informazioni dovrebbero anche essere rese disponibili alle “autorità competenti su richiesta”.

Oltre a dissuadere gli aspiranti riciclatori di denaro, ciò rende possibile inserire nella lista nera chi è soggetto a sanzioni economiche e le organizzazioni terroristiche. 

Si tratta essenzialmente della versione crittografica di un regolamento bancario statunitense comunemente chiamato travel rule, che impone il rispetto di questo requisito agli istituti finanziari tradizionali (anche se la soglia è di 3.000 dollari).

Negli Stati Uniti, gli scambi di criptovalute sono sempre stati soggetti a questa regola, secondo le recenti linee guida della Financial Criems Enforcement Network del Dipartimento del Tesoro. L’agenzia non ha però ancora iniziato a farla rispettare.

Dal momento che il Gruppo dei sette (G7) e membri influenti del G20 hanno in programma di muoversi in questa direzione, la regola appare davvero vincolante, afferma Jesse Spiro, responsabile dell’organizzazione di Chainalysis, una azienda che si occupa delle transazioni valutarie sospette.

In particolare, gli Stati Uniti, che ricoprono la presidenza a rotazione del FATF, sono impegnati a fare trasparenza su questi scambi. Il segretario al commercio Steve Mnuchin ha definito gli standard del FATF: “vincolanti per tutti i paesi”.

Un sistema globale antiriciclaggio

A luglio, “Reuters” ha riferito che, nell’ambito della lotta al riciclaggio di denaro, il governo giapponese sta facendo pressioni per istituire per gli scambi di criptovalute un sistema come SWIFT, il protocollo di messaggistica internazionale che le banche usano per i pagamenti da banca a banca. 

La scorsa settimana, un rapporto di “Nikkei” ha indicato che 15 governi stanno progettando di creare un sistema per la raccolta e la condivisione di dati personali degli utenti di criptovalute. 

Ma diverse persone che hanno familiarità con l’argomento e hanno seguito i confronti internazionali del FATF sulla regolamentazione delle criptovalute hanno detto a “MIT Technology Review” che questi documenti non sono del tutto attendibili. 

Non sembra esserci un sistema globale di sorveglianza della criptovaluta guidato dal governo, almeno non ancora, ed è probabile che qualsiasi cosa alla fine emerga non assomiglierà molto a SWIFT.

E’ ancora troppo presto per capire quali sistemi e tecnologie utilizzare per gestire in modo sicuro i dati sensibili, dice Spiro, e come farlo in modo conforme a una serie di regole locali sulla privacy.

Una linea di demarcazione

“Chi vuole introdurre i controlli sa perfettamente che il vecchio modo di effettuare transazioni, in cui si hanno trasferimenti con pseudonimi, non si ridimensionerà”, afferma Yaya Fanusie, esperta di blockchain che in passato ha collaborato con la CIA. 

Alcuni utenti possono intraprendere scambi “compiacenti” per altri che scelgono di non condividere informazioni personali o cercare modalità di scambio più decentralizzate che sono di difficile individuazione da parte della polizia.

Ma Fanusie afferma che una tale comunità rimarrà un fenomeno di nicchia. A suo parere, le principali istituzioni finanziarie, che molti pensano possano guidare la prossima fase di adozione della criptovaluta, saranno più a loro agio nell’adottare la tecnologia sapendo che sono in atto controlli sul riciclaggio di denaro.

Nel corso del prossimo anno, conclude Fanusie, vedremo come l’industria delle criptomonete “intenderà posizionarsi e che direzione vorrà prendere”.

Foto: Ms. Tech; immagine originale: Pexels