Nuova Delhi stringe accordi con l’Iran per la costruzione di un gasdotto da 1.400 chilometri e con la Russia per lo sfruttamento di giacimenti in Siberia, bypassando Islamabad. Si muove così lo scacchiere energetico creando nuovi equilibri ancora da collaudare.
di Emilio Fabio Torsello
Gli equilibri geopolitici tra India e Pakistan passano anche dall’energia. Nuova Delhi sta infatti per firmare con l’Iran un contratto per la costruzione di un gasdotto sottomarino che collegherà i due Paesi senza passare dal Pakistan.
Si tratta di una delle più importanti strutture energetiche della zona. Per ora sono indiscrezioni ma se ne parla già da diverso tempo e la conferma sarebbe venuta – in via ufficiosa – da un alto funzionario del governo iraniano: “L’accordo per un gasdotto sottomarino Iran-India verrà fatto, tutto è diventato più semplice con il ritiro delle sanzioni imposte dagli Usa”.
Anche se le sanzioni internazionali hanno giocato in realtà un ruolo limitato negli accordi tra i due Paesi, dato che l’India era tra le poche nazioni autorizzate ad acquistare petrolio dall’Iran durante il periodo delle sanzioni.
A confermare che la notizia è ben più che non una semplice indiscrezione, i dettagli tecnici del progetto diffusi da alcuni media internazionali. La struttura infatti sarà di 1.400 chilometri (per un costo stimato in 4,5 miliardi di dollari), trasporterà 31,5 milioni di metri cubi di gas al giorno in India e – dettaglio cruciale – aggirerà la zona economica esclusiva pakistana.
L’India e gli accordi per lo sfruttamento dei giacimenti di petrolio in Siberia
Ma non è tutto: l’India ha infatti firmato nei giorni scorsi una serie di accordi che vedono le maggiori imprese energetiche di Nuova Delhi – Oil India, Indian Oil Corporation e Bharat PetroResources – rilevare in consorzio quote importanti di due giacimenti controllati da Rosneft in Siberia: si tratta del progetto Taas-Yuryakh e del giacimento di Vankor. Il valore complessivo dell’intesa è di 4,2 miliardi di dollari.
Alla cerimonia per la firma dei contratti erano presenti il numero uno di Rosneft, Igor Sechin, uno stretto alleato del presidente Vladimir Putin e il ministro del Petrolio indiano, Dharmendra Pradhan. “I documenti firmati segnano letteralmente l’apertura di una nuova pagina della cooperazione tra Russia e India nel settore energetico”, ha sottolineato Sechin in una nota. “È di primaria importanza che la cooperazione sia di lungo termine e che frutti significativi effetti moltiplicativi per le economie di entrambi i paesi”, ha dichiarato da parte sua Pradhan, definendo gli accordi “un traguardo rimarchevole”.
Sempre all’interno di questo accordo è stato anche firmato un memorandum d’intesa non vincolante per l’acquisto del 23,9% di Vankorneft, controllata di Rosneft che opera l’enorme giacimento di Vankor. Un altro 15% di Vankorneft verrà poi acquistato da India’s Oil and Natural Gas Corp, che ha un’opzione per salire al 26%.
La Russia si smarca dalla crisi energetica con USA ed Europa
L’accordo tra India e Russia, però, non rafforza solo Nuova Delhi ma fa comodo anche alla Russia che – alle prese con la crisi in Ucraina, Siria e con rapporti non idilliaci con Europa e Stati Uniti anche sul fronte energetico – ha trovato nell’India una sponda e un investitore di tutto rilievo, tra i più importanti al mondo. Basti pensare che l’India importa l’80% del petrolio che consuma. L’articolo è disponibile anche su abo.net
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(Fonte Abo/Oil)
(sa)