Non vende il petrolio dell’Alaska

Ci sono pochi acquirenti per il petrolio di una riserva naturale aperta alle trivellazioni dall’amministrazione uscente di Donald Trump.

di Lisa Ovi

È passato in sordina uno dei più recenti flop dell’amministrazione Trump sul fronte della deregolamentazione dei vincoli sulle estrazioni petrolifere nelle riserve naturali dell’Alaska.

Stiamo parlando dell’Arctic National Wildlife Refuge, un’area naturale protetta nella zona nord-orientale dello stato dell’Alaska. Dopo decenni di controversie, nel 2017 l’amministrazione Trump aveva dato il via libera allo sfruttamento nell’area della riserva nota come Coastal Plain, considerata sacra dalla popolazione nativa dei Gwich’in.

Secondo i detrattori del programma, la trivellazione e la costruzione delle necessarie infrastrutture rappresentare una minaccia non solo per l’ecosistema, ma anche per la vita delle popolazioni native che dipendono dalla fauna e dalla flora della regione. Implementato nell’estate del 2020, il Coastal Plain Oil and Gas Leasing Program prevedeva la messa all’asta dei diritti di passaggio e servitù necessari per l’esplorazione, lo sviluppo, la produzione o il trasporto per il 6 gennaio 2021.

Ben altro è accaduto mercoledì 6 gennaio 2021, giorno in cui il Campidoglio statunitense è stato preso d’assalto sotto gli occhi di tutto il mondo. Eppure, nella remota Alaska, l’asta si è tenuta ed è stato un fallimento, con solo tre offerenti tra cui lo stesso stato dell’Alaska.

Con più di un milione di acri in gioco, una stima del Congressional Budget Office del 2019 prevedeva offerte per più di $1,8 miliardi nel prossimo decennio, il grosso delle quali proprio il 6 gennaio scorso. La cifra si aggira invece sui 14,4 milioni di dollari, un successo per tutti gli oppositori del programma.

Non tutti sono stupiti dello scarso interesse in nuove trivellazioni: è qualche anno ormai che anche i giganti dell’energia sempre più si rivolgono allo sviluppo delle fonti rinnovabili.

Quattro cause legali, presentate dal comitato direttivo della popolazione Gwich’in, da gruppi tribali e da una coalizione di 15 stati incombono sul progetto di trivellazione. Nei documenti presentati in tribunale, il programma di locazione petrolifera dell’amministrazione Trump per il rifugio è definito affrettato e legalmente fallace. Viene richiesto l’annullamento di qualunque accordo basato su di esso.

Tra i personaggi impegnati nella lotta contro il programma di trivellazione spicca Deb Haaland, nativa americana eletta al congresso statunitense dal primo distretto del New Messico e selezionata da Joe Biden come Segretaria degli Interni per la nuova amministrazione. Sarà la prima nativa americana nella storia degli Stati Uniti a ricoprire un incarico governativo di tale rilievo.

Immagine: Steven Chase, U.S. Fish and Wildlife Service, Wikimedia Commons

(lo)

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