Non abbiamo ancora raggiunto l’apice delle emissioni

Crescono l’economia globale e, di conseguenza, le emissioni di sostanze inquinanti per l’ambiente.

di James Temple

Una posta in gioco sempre più alta: Secondo un nuovo rapporto pubblicato dal Global Carbon Project, le emissioni globali di anidride carbonica sono sul punto di raggiungere una soglia di incremento del 3% nel 2018, il secondo incremento di fila dopo tre anni di relativa stabilità.

Le conclusioni tratte dal rapporto sono in linea con quelle di un’analisi, presentata martedì dall’International Energy Agency questa settimana, secondo cui i paesi ricchi nell’America del Nord, in Europa e nella regione Asia Pacifica rileveranno un incremento complessivo pari allo 0,5% nell’anno corrente, dopo cinque anni di declino.

La documentazione, pubblicata mercoledì su Environmental Research Letters, sottolinea la gravità dei fatti proprio in concomitanza con l’incontro delle Nazioni Unite a Katowice, in Polonia, per parlare di ambiente. Uno dei traguardi fondamentali del COP24 era finalizzare le norme attraverso le quali permettere ai paesi di raggiungere gli impegni presi con lo storico accordo climatico di Parigi.

Nel mese di ottobre, il panel delle Nazioni Unite sul cambiamento climatico avvertiva che il raggiungimento di questi impegni non sarebbe bastato a prevenire l’innalzamento delle temperature globali oltre gli 1,5 °C, soglia che potremmo raggiungere e superare già dal 2030, con gravi conseguenze sulla frequenza di ondate di caldo, alluvioni e allagamenti. Nelle condizioni attuali, le temperature potrebbero aumentare di 3-5 °C entro la fine del secolo.

False speranze: Anche le emissioni di anidride carbonica dovute al consumo di combustibili fossili dovrebbero aumentare del 2,5% quest’anno, contro un incremento dell’1,6% nel 2017. L’espansione economica nel mondo sta comportando un incremento nel consumo energetico, e il rapporto prevede che questo trend continuerà anche nel 2019.

“Pensavamo, forse speravamo, che le emissioni avessero raggiunto la soglia massima qualche anno fa”, spiega Rob Jackson, un professore di scienza del sistema Terra presso l’università di Stanford e coautore del rapporto. “Dopo due anni di ripresa delle emissioni, possiamo dire che si trattava di false speranze”.

La sintesi: I tre paesi più inquinanti al mondo, Cina, Stati Uniti e India, hanno assistito a un incremento nella stima delle emissioni a medio termine del 4,7%, 2,5% e del 6,3% rispettivamente. L’Unione Europea ha registrato un calo dello 0,7%.

Negli Stati Uniti, stagioni più rigide hanno portato a un aumento delle emissioni dovute all’impiego di impianti di riscaldamento e climatizzazione. Anche il calo nei prezzi dei combustibili ha contribuito a un leggero aumento delle emissioni da parte del settore degli autotrasporti, nonostante il crescente interesse verso le motorizzazioni elettriche.

L’incremento cinese riflette il boom della manifattura pesante – inclusa la produzione di metalli e cementi – mossa dalla crescita economica globale. L’India, nel frattempo, continua a consumare quantitativi sempre maggiori di carbone, la fonte di energia più sporca, per cercare di rispondere alle esigenze di “centinaia di milioni di persone che ancora non dispongono di una fonte affidabile di energia elettrica”.

Uno spiraglio di luce: L’unica notizia positiva è che il consumo di carbone potrebbe aver raggiunto il proprio apice. Il consumo globale è in lenta diminuzione dal 2013. Tecnologie carbon-free quali eolico, solare e nucleare, e l’introduzione di sistemi di mobilità elettrici dovranno ora prendere sempre più il posto di gas naturale e petrolio per assecondare la crescita economica mondiale senza che questa comporti ulteriori emissioni inquinanti.

(MO)

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