MV Agusta, la tensione tra Putin e gli oligarchi la pagano i dipendenti italiani

Il CEO russo Sardarov condanna l’attacco all’Ucraina. I 400 dipendenti italiani temono ora ripercussioni sia dal Cremlino che dalle sanzioni

Giorni di tensione a Varese, alla sede di MV Agusta. Una delle eccellenze italiane della meccanica, una delle case motociclistiche più vincenti al mondo oggi è al centro del conflitto tra Timur Sardanov e Valdimir Putin.

La famiglia Sardanov aveva acquisito la proprietà dell’azienda italiana nel 2017, avviando un processo di rilancio che nel 2021 ha garantito un fatturato oltre i 100 milioni di euro.

Dopo l’aggressione russa all’Ucraina il Ceo dell’azienda aveva usato parole dure nel condannare Vladimir Putin, sia sui social aziendali, sia in una lettera inviata ai dipendenti. Subito dopo, forse a causa di pressioni “dall’alto” e di possibili reazioni da parte del Cremlino, Sardanov avrebbe cancellare i post, e poi esercitato pressioni su alcuni giornalisti affinché la notizia non fosse pubblicata in Russia.


Quadri e dipendenti scontano un momento di tensione molto duro. La MV Augusta è un gioiello dell’industria italiana. Nata nel 1907 dalla passione per l’aeronautica del Conte Giovanni Augusta, nel dopoguerra l’azienda si è trasformata in un marchio storico del motociclismo italiano, ora protagonista anche sulla scena della mobilità elettrica.

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