MIT taglia i ponti con la società che promuove un upload fatale della mente

Una startup di nome Nectome ha raccolto $200.000 da persone che sperano di poter divenire digitalmente immortali grazie al suicidio.

di Antonio Regalado

Il MIT Media Lab chiude i rapporti con la società d’imbalsamazione dei cervelli che ha promosso l’eutanasia a chi spera in un’immortalità digitale grazie ad un “upload del proprio cervello.”

La startup, chiamata Nectome, ha raccolto più di $200.000 in depositi promettendo di immagazzinare i cervelli dei propri clienti con una procedura simile al suicidio assistito.

In virtù di un contratto esistente con la Nectome, il MIT doveva ricevere circa $300.000, parte di un finanziamento federale vinto dalla startup per lo sviluppo di metodi di preservazione ed analisi del cervello. Il MIT ha posto fine ad ogni accordo di ricerca tra la Nectome e Edward Boyden, neuroscienziato e professore del Media Lab. Boyden ha dichiarato di non aver alcun legame finanziario o di altro genere con la società.

Il rapporto esistente tra MIT e Nectome ha provocato forti critiche da parte di alcuni neuroscienziati secondo cui un upload del cervello sarebbe impossibile.

“La proposizione di base della Nectome è semplicemente falsa. Si tratta di qualcosa che non può accadere,” spiega Sten Linnarsson del Karolinska Institute, in Svezia, secondo cui il MIT, dando supporto alla startup, le avrebbe offerto credibilità ed aumentato le possibilità che “qualcuno possa effettivamente suicidarsi per donare il proprio cervello.”

“Non è etico — è indescrivibilmente scorretto,” continua Linnarsson. “Non ci si comporta così nel campo della ricerca medica.” La Nectome sta studiando come imbalsamare i cervelli delle persone i maniera tale da preservare le connessioni tra i neuroni. C’è chi ipotizza che questo “connettoma,” possa preservare le informazioni relative alle memorie di un individuo. La maggior parte dei neuroscienziati è convinta che manchino per lo meno decenni alla possibilità di recuperare memorie da tessuti cerebrali, se mai sarà possibile.

Robert McIntyre, cofondatore della Nectome, aveva spiegato che il procedimento di imbalsamazione è inteso per individui affetti da malattia terminale ancora in vita, perché il cervello possa essere il più fresco possibile. Ad una richiesta di commento sulla situazione, McIntyre ha risposto via e-mail: “Siamo grati al MIT per l’aiuto offerto sinora, comprendiamo la scelta e inviamo i nostri migliori auguri.” Specifica che la Nectome non offre ancora servizi di preservazione clinica del cervello, in quanto la tecnologia è tuttora in fase di ricerca. Coloro che si sono iscritti alla lista d’attesa della Nectome possono richiedere un rimborso in qualunque momento.

Nel proprio comunicato, il Media Lab ha specificato di aver optato per la rescissione del contratto “in considerazione delle premesse scientifiche alla base dei progetti commerciali della società, nonché di determinate dichiarazioni rilasciate pubblicamente da rappresentanti della Nectome.”

Pur avendo sciolto il contratto, il Media Lab non sembra aver completamente ripudiato il concetto di upload del cervello. Il comunicato, che riflette le convinzioni di Boyden in merito, include una spiegazione di come mai l’idea di recuperare “memorie ed altre informazioni” da tessuti morti “sia una domanda scientifica basilare molto interessante.”

Immagine: MIT Media Lab, Cambridge, MA

(lo)

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