Medici progettano un ambizioso test di terapia genetica per ragazzi affetti da distrofia muscolare

Ecco come un insolito caso medico degli anni ’90 ha fornito l’indizio necessario per curare una malattia muscolare fatale

di Antonio Regalado

Nel 1990, uno studioso di distrofia muscolare britannico, Kay Davies, descrisse l’insolito caso di un sessantunenne che a tutti gli effetti non avrebbe dovuto essere vivo, dato tutto ciò che si sapeva allora sulla malattia.

Questa malattia che consuma i muscoli è causata da mutazioni del gene relativo alla distrofina. Una sola lettera sbagliata può portare a morte prematura. All’uomo descritto da Davies mancava il 46 percento del gene, ma era vivo e camminava con un bastone. I risultati di quello studio potrebbero condurre alla cura di una forma seria della malattia: la distrofia di Duchenne.

Utilizzando piccoli geni ispirati al difetto genetico di cui quest’uomo era portatore, 3 squadre statunitensi si dichiarano pronte a provare a trattare la Duchenne con la terapia genetica. Il primo studio potrebbe cominciare il mese prossimo al Nationwide Children’s Hospital di Columbus, nell’Ohio, con il sostegno della società biotech Sarepta Therapeutics, e della Parent Project Muscular Dystrophy.

Altri due test, uno organizzato dalla Solid Biosciences, di Cambridge, nel Massachusetts, e l’altro dal gigante farmaceutico Pfizer, sono in programma per la fine dell’anno in corso e l’inizio del 2018. In ciascun caso verrà testata una “microdistrofina,” un copia sufficientemente abbreviata del gene della distrofina da poter essere inserita nel virus preposto al trasporto delle informazioni genetiche nelle cellule dei pazienti.

La Duchenne colpisce un ragazzo ogni qualche migliaio. E’ raro che colpisca le ragazze. La maggior parte dei ragazzi perde la capacità di camminare entro l’età adolescenziale e muore prima dei 20 anni.

Nonostante i mini-geni non potranno essere perfetti, i medici sperano che i ragazzi con cui saranno trattati possano non sviluppare nulla di più di un lieve handicap — come l’uomo descritto da Davies. La terapia genetica sta portando a possibilità di cura per molte malattie come l’emofilia e i disordini autoimmuni.

Le dimensioni del gene della distrofina hanno reso difficile tentare quest’approccio con la Duchenne. Il gene, responsabile della produzione di una proteina che partecipa nella protezione della muscolatura, è composto da circa 14,000 lettere, tre volte le dimensioni contenibili dai virus utilizzati per trasportare geni ai muscoli.

Gli studi di Davies hanno dimostrato che il gene potrebbe funzionare anche accorciato. Nel 2002, Jeff Chamberlain e Scott Harper, ora professore in pediatria alla Ohio State University e ricercatore al centro di terapia genetica della Columbus, avevano ridotto il gene a 4,000 lettere e questa loro microdistrofina ha fatto da modello a quella che verrà utilizzata nel test del Nationwide.

Ci sono voluti questi 15 anni per sviluppare la tecnologia genetica necessaria e trovare virus capaci di consegnare geni a cuore, diaframma e muscoli. Produrre il quantitativo di virus necessario ai test è tuttora complicato. Gli scienziati hanno già ottenuto risultati interessanti in test condotti su golden retriever affetti da una forma di distrofia muscolare.

Società come la Exonics e la Editas Medicine credono che sarebbe meglio utilizzare il CRISPR per riparare la distrofina piuttosto che aggiungere un gene. Secondo Eric Olson, fondatore della Exonics, i primi risultati ottenuti con il CRISPR sarebbero “stupefacenti,” ma ci vorranno anni prima che il sistema possa essere testato su dei ragazzi. Il test del Nationwide tratterà un numero ristretto di bambini, divisi in due gruppi: il primo composto di bambini tra i 3 mesi e tre anni d’età, il secondo composto di bambini fino ai sette anni.

Secondo Louise Rodino-Klapac, professoressa in pediatria alla Ohio State University, lo studio non sarebbe senza rischi: “I pazienti potrebbero essere già troppo danneggiati o il gene sintetico potrebbe venire distrutto da una reazione immunitaria.” Secondo Jerry Mendel, specialista in terapia genetica che guida lo studio assieme alla Rodino-Klapac, è la prima volta che dei proveranno a raggiungere ogni muscolo del corpo con una terapia microgenica.

I medici credono che prima i bambini verranno trattati, più cellule muscolari potranno essere ancora sane. Dati i tempi lunghi necessari allo sviluppo dei farmaci, molti genitori vedono questi test come l’unica speranza per provare a curare i propri figli prima che perdano la capacità di camminare o la possibilità di esservi ammessi. (LO)

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