L’uscita degli Stati Uniti dagli accordi di Parigi non conta quanto la politica interna di Trump

Il presidente ha rimarcato l suo disinteresse per il clima e l’abbattimento delle emissioni.

di Michael Reilly

L’uscita degli Stati Uniti dagli accordi di Parigi non conta Ormai è chiaro. Il Presidente degli Stati Uniti Donald Trump intende ritirarsi dagli accordi di Parigi sul clima, una mossa che altererà drammaticamente il paesaggio della leadership nella lotta al cambiamento climatico, indebolirà gli accordi internazionali e comprometterà il raggiungimento dei traguardi degli Stati Uniti sulle emissioni.

Per quanto non sia ancora stato rilasciato un annuncio ufficiale, Trump ha accennato più volte a questa decisione – ribadendola fino a ieri su Twitter, mentre molteplici testate giornalistiche se ne uscivano con articoli sulla uscita dagli accordi.

Con questa decisione, gli sforzi del mondo per combattere al cambiamento climatico subiranno un duro colpo (vedi “Exiting Paris Climate Accords Would Exact a Steep Global Cost”). Paesi in via di sviluppo grandi come l’India e il Brasile potrebbero seguire l’esempio degli Stati Uniti e uscire dagli accordi, indebolendo ulteriormente la possibilità che abbia un impatto reale sulle emissioni globali.

Una lunga lista di persone e società – fra cui ExxonMobil, diversi senatori repubblicani e il segretario di stato di Trump, Rex Tillerson (precedentemente CEO di ExxonMobil) – si sono tutti espressi a favore del mantenimento degli accordi presi. C’è chi spera che Trump possa ancora cambiare idea.

Ciononostante, considerato l’interesse di Trump verso la promozione dello sviluppo domestico di petrolio, gas naturale e carbone, l’uscita del secondo principale emettitore di gas serra dagli accordi potrebbe comportare anche effetti positivi. Nel caso mantenesse “un posto al tavolo” – una frase utilizzata da TIllerson – il paese potrebbe indebolire i traguardi sulle emissioni per favore lo sfruttamento dei combustibili fossili

In realtà l’amministrazione Trump non ha alcuna intenzione di ridurre le emissioni del paese – che sia assecondando accordi internazionali o pratiche attuate nell’era Obama, come il Clean Power Plan. L’uscita degli Stati Uniti, pertanto, potrebbe essere interpretata come una dichiarazione internazionale del percorso già intrapreso da Trump all’interno del paese; un percorso che osterà caro al clima.

La sola notizia positiva, apparentemente, è che Europa e Cina si stanno impegnando ad abbattere le emissioni. La Cina, emersa a sorpresa come leader nello sviluppo di energie pulite e nella riduzione delle emissioni, potrebbe persino augurarsi che Trump faccia uscire gli Stati Uniti dagli accordi di Parigi; se così fosse, avrebbe il campo libero per gestire una delle principali tematiche del 21° secolo.

(MO)

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