L’inquinamento in Europa uccide

Secondo un rapporto della Commissione Europea per l’Ambiente, il 13% dei decessi prematuri in Europa è dovuto all’inquinamento.

di Lisa Ovi

L’inquinamento atmosferico e acustico, conseguenze dei cambiamenti climatici come le ondate di calore e l’esposizione a sostanze chimiche pericolose, causano molti dei problemi di salute in Europa. Gli ambienti di scarsa qualità contribuiscono al 13% (uno su otto) dei decessi secondo un importante rapporto su salute e ambiente (Healthy environment, healthy lives: how the environment influences health and well-being in Europe) pubblicato settimana scorsa dall’Agenzia Europea dell’Ambiente.

Secondo quanto riportato dal rapporto, ogni anno, almeno 400.000 decessi prematuri sarebbero da attribuirsi all’inquinamento atmosferico, 12.000 all’inquinamento acustico. E le conseguenze dell’inquinamento non colpiscono tutti i cittadini allo stesso modo. Le classi meno abbienti tendono a vivere in aree più inquinate ed avere meno occasioni di curare il proprio benessere fisico con conseguenze, in particolare, sul sistema respiratorio. Anche un basso livello di istruzione può condurre ad una vita media ridotta di 6 anni rispetto ad individui che hanno conseguito una laurea.

Il collegamento diretto tra gradi di inquinamento e salute è diventato oggetto di dibattito diretto nel momento dell’esplosione della pandemia da covid-19, quando nelle regioni settentrionali dell’Italia è stato osservato un tasso di mortalità dell’infezione da coronavirus del 12% contro il 4.5% del resto del paese. Alcuni ricercatori italiani ipotizzarono una possibile correlazione tra livelli d’inquinamento e mortalità da covid-19, forti del fatto che la stessa OMS attribuisce agli effetti infiammatori dell’inquinamento atmosferico milioni di morti premature all’anno in tutto il mondo.

La relazione tra ecosistema e salute è quindi sempre più evidente. Il modo in cui viviamo, consumiamo e produciamo è dannoso per il clima e ha un impatto negativo sulla nostra salute. Non a caso, il nostro stile di vita è oggetto del Green Deal europeo, l’ambizioso progetto per un cambiamento di direzione fondamentale nell’agenda politica del continente, con una strategia sostenibile e inclusiva volta migliorare la salute e la qualità della vita delle persone prendendosi cura della natura.

A fianco di progetti e politiche mirati a combattere l’inquinamento sia in Europa che fuori Europa, la commissione europea ha lanciato progetti come ‘From Farm to Fork‘, pensato per assicurare ad ogni cittadino europeo l’accesso a cibi di qualità ed una strategia per sostenere la ripartenza della biodiversità entro il 2030, il tutto in un quadro di economia circolare mirata a rendere l’Europa non solo più pulita, ma anche più competitiva.

Il rapporto rappresenta un campanello d’allarme sull’urgenza della necessità di un approccio integrato tra politiche ambientali e sanitarie per affrontare i rischi ambientali, rendere l’Europa più resiliente e proteggere i più vulnerabili. In assenza di azioni tempestive, i soli morti di calore potrebbero arrivare ad essere 130.000 l’anno.

Sono quindi necessari investimenti a sostegno di spazi verdi e blu di qualità nelle aree urbane, che favoriscano l’attività fisica, il relax e l’integrazione sociale. Le aree verdi rappresentano inoltre una possibilità di rinfrescare le città durante le ondate di caldo, alleviare i danni provocati dalle acque alluvionali e ridurre l’inquinamento acustico. Non a caso, proprio il periodo di lockdown ha portato i cittadini a cercare attivamente il benessere fisico e mentale procurato dalle aree verdi e blu, soprattutto negli ambienti cittadini.

Una nota ottimistica viene dal programma europeo per il monitoraggio dell’atmosfera Copernicus, o CAMS. Secondo il CAMS, infatti, a differenza della Cina che appena uscita dal proprio lockdown è velocemente tornata ai livelli di inquinamento pre-covid, la qualità dell’aria in Europa starebbe resistendo ad un ritorno ai precedenti livelli di emissioni.

(lo)

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