L’imprevisto cinese con l’energia solare

La crescita record nelle energie rinnovabili registrata nella prima metà del 2016 potrà sembrare un’ottima notizia, ma la Cina ha più energia solare di quanta ne riesca a utilizzare.

di Richard Martin

Nella prima metà del 2016 la Cina ha registrato un grandioso aumento nella diffusione di impianti a energia solare, merito di oltre 20 gigawatt in nuove installazioni. Si tratta di una cifra quasi tre volte superiore rispetto a quella raggiunta nello stesso periodo di tempo un anno fa, e supera la somma del totale raggiunto da Germania, Giappone e Stati Uniti.

Cominciano ad affiorare i primi cenni di una graduale riduzione di questo boom. Lo scorso mese, la società di investimenti Macquarie Capital ha dichiarato che molte delle fattorie solari realizzate quest’anno sono state ultimate frettolosamente per rispettare la scadenza fissata al primo di luglio, quando i sussidi governativi per le nuove installazioni solari sono stati tagliati. Il governo dovrebbe applicare ulteriori tagli agli incentivi per limitare dispendi inutili. Il paese ha una capacità solare di circa 63 gigawatt, una quantità superiore a qualunque altro paese nel mondo.

Oltretutto, continuano a essere ultimati progetti di centrali eoliche, solari, nucleari e idroelettriche seppure la domanda energetica del paese sia stata pressoché azzerata. Pechino sta anche incontrando delle difficoltà nel rispettare i propri impegni finanziari verso gli sviluppatori di impianti fotovoltaici: restano ancora da pagare intorno a 21 miliardi di yuan (3.16 miliardi) in sussidi solari.

Il governo dovrebbe annunciare presto il suo piano per i prossimi cinque anni nel settore energetico, e gli analisti prevedono che i traguardi medi per le nuove installazioni solari crollino al di sotto dei 15 gigawatt annui – un volume ugualmente importante rispetto agli altri paesi, ma ben al di sotto del totale che verrà raggiunto alla fine di questo anno.

Gran parte della nuova capacità solare, in particolare quella nelle provincie desertiche della Cina occidentale, non sono neppure connesse alla rete elettrica. Questo significa che gran parte dell’energia prodotta da questi impianti viene sprecata – il 39 percento dell’energia prodotta nella Provincia di Gansu ed oltre la metà di quella prodotta nella regione di Xinjiang, stando alla Photovoltaic Industry Association. Questo stesso problema affligge da tempo le industrie del carbone, dell’acciaio e del cemento in Cina.

“Sappiamo tutti quanto la Cina tenda a eccedere in investimenti ed arrivare così a un massiccio esubero di capacità”, scriveva il mese scorso Mark Clifford, direttore esecutivo dell’Asia Business Council di Hong Kong. “Per quale motivo il settore elettrico dovrebbe comportarsi in maniera differente”.

(MO)

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