Libertà di ricerca e democrazia

Gli Atti del secondo incontro del Congresso Mondiale per la Libertà di Ricerca Scientifica

di Gilberto Corbellini

Nell’estate del 2004, mentre gli Stati Uniti, governati da George W. Bush, tentavano, insieme ad altri 80 paesi di ottenere dall’Assemblea Generale dell’ONU la messa al bando della ricerca volta a sviluppare nuove terapie attraverso la clonazione di staminali embrionali, l’Associazione Luca Coscioni lanciava un appello internazionale e convocava la sessione costitutiva di un Congresso Mondiale per la Libertà di Ricerca Scientifica. L’appello «contro la messa al bando internazionale della ricerca con le staminali embrionali umane» venne sottoscritto da 77 premi Nobel, e alla sessione del Congresso che si tenne a Roma nell’ottobre dello stesso anno, parteciparono numerosi scienziati italiani e stranieri, tra cui il premio Nobel per la fisica Ivar Giaever. Mentre la sessione costitutiva fu essenzialmente dedicata alle prospettive della ricerca sulle staminali e nell’ambito della medicina riproduttiva, affrontando in modo molto generale il tema della libertà di ricerca all’interno di specifici contesti nazionali, il primo incontro del Congresso, che si tenne a Roma, in Campidoglio, dal 16 al 18 febbraio 2006, puntava più decisamente ad affermare il principio che la libertà di ricerca scientifica è un caposaldo delle liberaldemocrazie. La dichiarazione finale si apriva infatti con l’affermazione che «la libertà di ricerca scientifica è un requisito della democrazia, un diritto civile e politico fondamentale, e una delle principali fonti del benessere e della salute dell’uomo». Il programma del primo incontro affrontò quindi in modo più articolato i rapporti fra scienza e politica e fra scienza e diritto, e vide la partecipazione di scienziati e studiosi del calibro di Lewis Wolpert, John Harris, Colin Blackmore, Michael Gazzaniga, Elena Cattaneo, Giulio Cossu, Piergiorgio Strata, Marisa Jaconi, Bernat Soria e diversi altri, fra cui alcune figure politiche italiane ed europee come Pierre Busquin, Maria Jesus Montero Cuadrado, Emma Bonino e Marco Pannella, i cui contributi possono essere letti negli Atti pubblicati nel 2007 in versione cartacea (Editoriale Darwin e Cooper Editore, maggio 2007) nonché resi accessibili on line, in italiano, inglese, francese e spagnolo (http:// www.freedomofresearch.org/files/liberta_IT_nuovo.pdf).

Il secondo incontro del Congresso Mondiale per la Libertà di Ricerca Scientifica si è svolto a Bruxelles, presso il Parlamento Europeo, dal 5 al 7 marzo 2009, e gli Atti sono ora disponibili a stampa per i tipi di Mimesis Edizioni di Milano e sempre accessibili on line in versione inglese e italiano (http://www.freedomofresearch. org/?q=proceedings _2009).

L’ultimo incontro ha fatto un ulteriore passo avanti nell’articolazione del tema della libertà di ricerca all’interno di un quadro tematico che si sforza da un lato di illustrare i rapporti storici e filosofici profondi tra l’emergere e l’affermarsi del pensiero scientifico e la diffusione dei valori democratici e del benessere economico e sanitario nel mondo occidentale. Negli Atti si possono leggere diverse riflessioni del tutto originali nel panorama della di-scussione culturale sui rapporti tra scienza e società, che riguardano per esempio i fondamenti etici, politici e giuridici della libertà di ricerca e insegnamento. In particolare, vanno segnalati i contributi di John Harris sugli equivoci implicati nell’uso disinvolto da parte dei bioeticisti di termini ambigui come «dignità umana», e quello di Barbara Forrest che, attraverso l’analisi della battaglia politica per imporre l’insegnamento del creazionismo nelle scuole statunitensi, rintraccia le radici illuministe della battaglie per difendere la scienza dalle manipolazioni ideologiche. Originale anche l’intervento di Amedeo Santosuosso, che vede nell’organizzazione del funzionamento della ricerca scientifica un modello per uniformare il diritto internazionale. I temi della medicina riproduttiva e di quella rigenerativa continuano a essere oggetto di una specifica attenzione, dato che in questi contesti la ricerca scientifica si confronta con forti pregiudizi e censure di natura prevalentemente religiosa. Una sessione dell’incontro di Bruxelles è stata quindi dedicata in modo specifico ai rapporti tra scienza e religione, e va segnalato il saggio di Alex Mauron, che dimostra efficacemente che il relativismo epistemologico collabora con il dogmatismo religioso nel minacciare e contrastare la libertà di ricerca. Gli Atti del secondo incontro includono anche una serie di contributi, redatti da esperti come Piergiorgio Strata, Eric Racine e Kathinka Evers, dedicati alle implicazioni etiche della ricerca neuroscientifica e interventi volti ad analizzare come i finanziamenti alla ricerca e i criteri utilizzati per promuovere le carriere dei ricercatori influenzano la libertà di ricerca. Merita, infine, di essere segnalato l’intervento di Andrea Boggio che analizza la fattibilità di un monitoraggio mondiale della libertà di ricerca e di pratica medica, cioè qualcosa di analogo a quanto viene già fatto per altre libertà come quelle di stampa, economica, politica eccetera.

Nella Dichiarazione finale, tra gli «obiettivi specifici, da perseguire a ogni livello, sia esso transnazionale, nazionale o locale», viene indicata «la promozione dell’insegnamento del metodo scientifico, sia per il suo valore pratico, sia per il suo ruolo decisivo nella difesa del metodo democratico e della tolleranza».

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