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Nelle sue opere il biologo inglese sostiene una disuguaglianza biologica innata nel comportamento riproduttivo di maschie e femmine. Ma la sua definizione di dominanza maschile è in seria crisi

di MIT Technology Review Italia

Secondo un nuovo articolo, pubblicato su “Science”la visione patriarcale del mondo di Charles Darwin lo ha portato a minimizzare il ruolo della variazione femminile in diverse specie animali, presumendo che fossero piuttosto uniformi e attribuendo invece un’enorme variazione ai maschi che combattevano per l’attenzione del partner femminile sfoggiando incredibili gamme di abilità e bellezza. 

Questo modo di impostare il discorso ha mantenuto l’attenzione sulle dinamiche delle gerarchie di dominanza maschile, sugli ornamenti e sulle variazioni sessuali come fattori determinanti della selezione sessuale, tralasciando una serie di situazioni in cui le femmine hanno esercitato la scelta. Ma fino a che punto le idee di Darwin sulla selezione sessuale si possono ritenere valide ancor oggi?

Come riportato da “The Conversation”, quando gli animali scelgono un partner, l’aspetto, i versi e l’olfatto possono essere riferimenti fondamentali per stabilire le possibilità di sopravvivenza futura del potenziale compagno. Per esempio, le grandi corna del cervo sono un buon indicatore dell’abilità di combattimento, del dominio e della forma fisica generale. Ma molti altri tratti possono essere scelti, anche se si potrebbero rivelarsi un indizio scadente, se non fuorviante, della qualità genetica complessiva.

Le femmine possono evolversi per scegliere compagni con i quali ci sono meno probabilità che la loro prole sopravviva, a condizione che ci sia più prole. In alcune specie di pesci poecilidi, soprannominati “pesce milione” per la capacità di moltiplicarsi a dismisura in tempi brevissimi, la forza di attrazione maschile è legata a geni che possono ridurne la sopravvivenza. Le femmine devono quindi scegliere una strategia: accoppiarsi con un maschio più attraente e generare una prole “bella”, ma per il resto meno vigorosa, o accoppiarsi con un maschio meno attraente per massimizzare la sopravvivenza della generazione futura. 

Le femmine possono quindi selezionare tratti nei maschi che apparentemente non hanno alcuna attinenza con la loro capacità di sopravvivenza. A parte il potere di attrazione che esercita sulla femmina, la coda del pavone è un handicap nella maggior parte degli altri aspetti della sua vita. Può essere un impedimento al volo e al tentativo di sfuggire ai predatori, ma non è da escludere che saper gestire questa limitazione da parte del maschio è di per sé un indicatore della qualità e del rigore genetici complessivi.

Un altro elemento da considerare è che non sono sempre le femmine a scegliere. Nei pesci ago,  per esempio, dopo un corteggiamento che comporta reciproci avvolgimenti delle code con un movimento tremolante, le uova sono deposte dalla femmina in una tasca ventrale del maschio, grazie ad una papilla genitale molto sviluppata. I maschi hanno l’impegnativo compito di trasportare le uova fecondate fino alla schiusa e sono le femmine che competono tra loro per assicurarsi le attenzioni dei maschi.

La scelta ottimale del compagno può cambiare a seconda della fase di sviluppo dell’animale. Nel caso degli uccelli giardinieri satinati, le femmine più giovani sono spaventate dalle esibizioni maschili più vigorose, mentre quelle più anziane in genere le trovano più attraenti. Molti pesci sono ermafroditi sequenziali, cambiano sesso e quindi scelte di accoppiamento mentre invecchiano. La ricerca dopo Darwin quindi rivela che la scelta del coniuge è un processo molto più complesso di quanto si poteva pensare allora ed è governato da variazioni in entrambi i sessi.

Una visione del mondo legata al periodo vittoriano

Quindi, l’accusa di sessismo rivolta a Darwin è davvero valida e ha condizionato profondamente il suo modo di vedere il mondo? Al di là dell’epoca, ci sono certamente alcune prove che Darwin abbia sottovalutato l’importanza della variazione, della strategia e persino della promiscuità nella maggior parte degli animali femmine. 

Per esempio, Darwin, forse a causa di un pudore tipico del periodo storico, ha posto poca enfasi sui meccanismi di selezione sessuale che operano dopo l’accoppiamento. Uccelli femmine e mammiferi possono scegliere di accoppiarsi con più maschi, il cui sperma può competere per fertilizzare una o più uova all’interno del tratto riproduttivo.

Tra gatti, cani e altri animali è abbastanza comune avere cucciolate con più padri, la cosiddetta “superfecondazione eteropaterna”. Un gruppo di ricercatori statunitensi, guidato dal professor Gordon Gallup, ritiene che la forma del pene possa essersi evoluta per aiutare gli uomini a rimuovere lo sperma dei rivali amorosi durante l’atto sessuale. 

Le femmine di cinciarella spesso si accoppiano con più maschi per garantirsi la loro protezione e il supporto; una strategia alquanto manipolativa, che comunque lascia grandi incertezze sulla riconoscibilità della paternità. Questa lunga serie di dati mette seriamente in discussione l’assunto di Darwin secondo cui le femmine sono relativamente passive e non strategiche.

Laddove i maschi fanno un investimento maggiore, diventano più attivi nella scelta del compagno. I maschi (piuttosto che le femmine) delle rane avvelenate (Dendrobates auratus) proteggono i piccoli e quindi attirano più femmine che competono per deporre le uova. Molte specie di uccelli hanno cure biparentali e quindi una più ricca diversità di sistemi di accoppiamento.

Inevitabilmente, la visione del mondo di Darwin è stata plasmata dalla cultura del suo tempo e i suoi scritti personali rendono difficile montare una difesa particolarmente solida. Già nel suo libro L’origine dell’uomo e la selezione sessuale, il biologo inglese non aveva brillato per apertura mentale nei confronti dell’universo femminile, sostenendo che “il potere mentale medio dell’uomo è superiore a quello delle donne” e che “l’attuale diseguaglianza delle qualità mentali tra i sessi non potrà essere eliminata da una eguale educazione”.

In uno scambio di lettere con Caroline Augusta Kennard, antischiavista e emancipata, in cui l’imprenditrice di Boston gli chiede di spiegare meglio le sue teorie sessiste, lo scienziato non retrocede di un passo: “Se le donne sono generalmente superiori all’uomo per qualità morali, sono inferiori riguardo all’intelletto; e mi pare molto difficile, per le leggi dell’ereditarietà, che esspossano eguagliare l’intelletto dell’uomo. L’unica speranza per le donne di smussare la connaturata inferiorità sarebbe lavorare, ma in tal modo si scombinerebbe l’educazione dei nostri figli e l’armonia nelle nostre case”. 

Non sorprende che ci siano molte cose che Darwin non ha compreso appieno. Darwin – come Albert Einstein, HG Wells e Edgar Allan Poe – sposò la sua cugina di primo grado, Emma Wedgwood. Ironia della sorte, non sapeva nulla della genetica e dei meccanismi attraverso i quali i parenti stretti hanno maggiori probabilità di avere figli con determinate malattie genetiche. Curiosamente, i nostri parenti più stretti nell’albero della vita, gli scimpanzé, aggirano naturalmente questo problema, dal momento che le femmine selezionano i compagni che sono più lontanamente imparentati con loro.

Nonostante le sue omissioni, tuttavia, la comprensione di Darwin era radicalmente più avanzata di qualsiasi teoria l’avesse preceduta. Se combinati con la successiva comprensione della genetica e dell’ereditarietà, gli scritti di Darwin sono ancora il fondamento di tutta la moderna biologia evolutiva.