Le regole di Kurzweil

Creatore del primo sistema automatico di lettura per non vedenti, del primo software commercialmente disponibile di riconoscimento vocale con ampio vocabolario e di una serie di altre tecnologie, Ray Kurzweil sostiene che le cose stanno cambiando rapidamente per gli inventori e offre i suoi consigli per non rimanere indietro.

Mi è stato spesso chiesto cosa c’è dietro il successo di un inventore. Oltre 30 anni di esperienza mi consentono di dare qualche consiglio. Innanzitutto, l’invenzione è un po’ come il surfing: bisogna prendere l’onda al momento giusto. Per questa ragione sono diventato un attento studioso delle tendenze tecnologiche. Ora ho un gruppo di ricerca che raccoglie dati su una larga varietà di tecnologie e io sviluppo modelli matematici sull’evoluzione della tecnologia in aree differenti. Questi modelli mostrano che la velocità dell’innovazione raddoppia ogni decennio.

Se ci avviciniamo al lato scosceso della crescita esponenziale della tecnologia, la tempestività diventa sempre più importante per l’introduzione e lo sviluppo positivo di un’invenzione. è indispensabile pensare l’invenzione per il tempo a venire, non per il mondo esistente al momento del lancio di un progetto di ricerca. Inevitabilmente, il mondo sarà un luogo con caratteristiche differenti quando si cercherà di introdurre l’innovazione. Tutto cambia: i bisogni di mercato, la concorrenza, i canali di distribuzione, gli strumenti di sviluppo e le tecnologie a disposizione.

Per considerare il momento giusto per un’invenzione è necessario conoscere il suo intero ciclo di vita. Si possono identificare sette stadi nell’evoluzione di una tecnologia: stadio precursore, stadio dell’invenzione, dello sviluppo, della maturità, dei falsi pretendenti, dell’obsolescenza e dell’invecchiamento. Un’invenzione prospererà, diventando un prodotto di successo, solo se le fasi cruciali – precursore, invenzione, sviluppo e maturità – vengono rispettate.

IL CICLO VITALE DI UN’INVENZIONE

Nel primo stadio, gli elementi essenziali per una nuova tecnologia sono già in gioco; chi l’ha ideata può persino descriverne il funzionamento e gli obiettivi. Ma l’invenzione deve ancora diventare una realtà. Leonardo da Vinci, per esempio, ha descritto le macchine volanti, ma non viene considerato l’inventore dell’aeroplano.

La nostra società celebra soprattutto l’invenzione, ma questo stadio esiste solo nel contesto di ciò che lo precede e ciò che viene dopo. Gli inventori devono mettere insieme la scienza e le abilità pratiche di risoluzione dei problemi. Una qualità essenziale è senza alcun dubbio la determinazione; Edison, per esempio, esaminò migliaia di materiali prima di scegliere un filamento soddisfacente per la lampadina. Come ho già detto, l’inventore deve cogliere il momento giusto e possedere anche una capacità imprenditoriale per attrarre le risorse necessarie, tra cui investimenti e collaboratori, per non parlare dei clienti.

Il terzo stadio è lo sviluppo. Spesso un’invenzione assume la forma di un congegno rozzo e privo di senso pratico. Non sarebbe stato semplice sviluppare un modello commerciale valido dell’aeroplano dei fratelli Wright. Nuovi perfezionamenti dovevano essere realizzati prima di entrare realmente nell’era dell’aviazione.

Lo sviluppo è seguito dalla maturità, che costituisce la parte centrale dell’arco di vita di una tecnologia, che è diventata una componente integrale della vita quotidiana e sembra ormai insostituibile. Invariabilmente ci sono assalti alla tecnologia che si è affermata: siamo al quinto stadio, quello dei falsi pretendenti. Ora una nuova tecnologia, potenzialmente dirompente, vuole rimpiazzare la tecnologia matura. Anche se migliore sotto alcuni punti di vista, la nuova tecnologia non possiede una serie di caratteristiche rilevanti e critiche dell’invenzione che vuole sostituire. Il fallimento della nuova venuta rafforza unicamente la convinzione dei difensori della tecnologia esistente che il vecchio ordine non subirà mai cambiamenti.

Con il passare del tempo, tuttavia, i nuovi inventori intervengono sui difetti della tecnologia emergente, spingendo quella vecchia all’obsolescenza, che rappresenta dal 5 al 10 per cento del suo ciclo vitale. Lo stadio finale di una tecnologia è l’invecchiamento. Si pensi oggi, per esempio, alle carrozze trainate dai cavalli, alla macchina da scrivere a mano e tra non molto ai CD musicali.

Sono personalmente rimasto coinvolto nell’invenzione di una nuova tecnologia per rimpiazzarne una matura: il pianoforte. Il precursore del pianoforte era l’arpicordo. I musicisti non erano soddisfatti perché l’arpicordo non permetteva di variare l’intensità del suono; così Bartolomeo Cristofori ne inventò uno in grado di farlo. Egli lo chiamò «gravicembalo col piano e forte» (arpicordo con piano e forte), o pianoforte. All’inizio non ebbe grande successo, ma i continui perfezionamenti hanno reso il pianoforte lo strumento a tastiera più importante del XIX e XX secolo.

Il falso pretendente è stato il pianoforte elettrico dei primi anni 1980. Esso aveva molti vantaggi: niente accordatura, una grande varietà di suoni e l’accompagnamento automatico tra le altre cose. Ma mancava di una caratteristica essenziale: un convincente suono da pianoforte.

Con l’elaborazione avanzata del segnale e i progressi nel riconoscimento di forme, questo limite è stato superato. Oggi, la qualità del suono del pianoforte elettronico supera quella del pianoforte verticale, che costituisce la fetta più consistente del mercato dei pianoforti acustici. Gli strumenti elettronici stanno sempre più dominando il mercato e le vendite del pianoforte acustico continuano a declinare.

I TRE SEGRETI DI UN’INVENZIONE DI SUCCESSO

Provare a prevedere il ciclo vitale di una invenzione, allo stesso modo delle tecnologie di cui si fa uso, è il primo passo per avere successo. Ma portare avanti le fasi fondamentali di una nuova tecnologia richiede una grande attenzione ai dettagli. L’esperienza mi ha portato a elaborare alcune osservazioni su come facilitare il processo.

La prima riflessione è che la maggior parte delle moderne tecnologie sono interdisciplinari. Per esempio, il riconoscimento vocale, un’altra area alla quale ho lavorato, coinvolge la scienza del linguaggio, l’acustica, la psicoacustica, l’elaborazione del segnale, la linguistica e il riconoscimento di forme. L’ostacolo principale allo sviluppo delle tecnologie interdisciplinari è che diverse discipline usano differenti termini per lo stesso concetto. Norbert Wiener parlava di questo problema nel suo autorevole testo Cybernetics, scritto nel 1948: «Ci sono settori del lavoro scientifico… che sono stati esplorati da differenti angolazioni da parte di matematici puri, statistici, ingegneri elettrotecnici e neurofisiologi… in cui ogni singola nozione riceve un nome differente e separato dai diversi gruppi e in cui importanti studi sono stati triplicati o quadruplicati, mentre lavori altrettanto significativi subiscono un ritardo a causa della indisponibilità in un settore di risultati che potrebbero già essere conoscenza condivisa in un’area limitrofa».

Nella mia azienda abbiamo risolto il problema creando una nostra terminologia e, in sostanza, nuovi campi interdisciplinari. L’obiettivo è provare a eliminare la tendenza a descrivere la stessa cosa in modi differenti e trovare l’accordo su un termine (Questo accorgimento ci consente anche di mantenere segreto il nostro lavoro: chiunque ascolti una nostra conversazione non sa di cosa stiamo parlando!). Noi insegniamo tutte le discipline necessarie a ogni membro del gruppo. Inoltre per favorire una sorta di fecondazione incrociata e nuove modalità di approccio al problema, facciamo affrontare, per esempio, un problema di acustica agli esperti di riconoscimento delle forme e viceversa.

Ciò ci porta a un’altra considerazione centrale: l’importanza di creare gruppi leali e motivati. Un sistema per ottenere questo risultato è l’adozione di un obiettivo di per sé stimolante. Durante la mia carriera ho provato ad agire in questo modo, selezionando progetti che contribuissero al conseguimento dei miei traguardi sociali e culturali. Nel mettere insieme un gruppo, considero sempre la personalità di ogni membro e la sua capacità di mantenere unito il gruppo: qualità importanti quanto le sue abilità tecniche. Soprattutto cerco di includere gli utenti futuri di una tecnologia come elementi centrali del gruppo. Per esempio, quando stavo producendo un sistema automatico di lettura per non vedenti negli anni 1970, ho assunto scienziati e ingegneri non vedenti dalla National Federation of the Blind, e quando stavo lavorando alla sintesi musicale negli anni 1980, ho voluto che tutti gli ingegneri fossero musicisti. Invariabilmente, gli utenti di una tecnologia sono sensibili a problemi che gli altri non percepiscono neanche.

Sulla base di queste conoscenze, ho elaborato un programma a tre fasi per dar vita al processo dell’invenzione, che si adatta sia al singolo inventore sia al grande gruppo aziendale. Il primo passo è scrivere l’opuscolo pubblicitario. Compilarlo può rappresentare una sfida reale. Si è obbligati a fare una lista delle caratteristiche, dei vantaggi e dei beneficiari. Se non si hanno le idee chiare, è praticamente impossibile arrivare a una sua stesura.

Il secondo passo: usare questo opuscolo per reclutare i potenziali utenti. Se i futuri beneficiari non mostrano immediatamente entusiasmo verso il vostro progetto, la strada diventa in salita. Invitateli a partecipare alla creazione dell’invenzione. D’altronde, se non l’hanno presa bene, permettete loro almeno di aiutarvi nel processo inventivo.

Infine, lasciatevi andare a qualche fantasia. Sedetevi, chiudete gli occhi e immaginate di fare un discorso tra qualche anno per chiarire come avete risolto i problemi che non vi consentivano di realizzare la nuova invenzione. Cosa direste? Cosa avreste desiderato dire? Poi man mano ritornate al punto di partenza.

Ray Kurzweil ha fondato nove aziende a partire dalle sue invenzioni ed è membro del National Inventors Hall of Fame.

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