Le normative climatiche di Obama alimenteranno nuove tecnologie energetiche?

L’impatto delle normative sulle emissioni di anidride carbonica proposte per l’innovazione dell’energia potrebbe essere marginale senza un finanziamento in ricerca e sviluppo.

di Kevin Bullis

Controllo climatico: Centrali a carbone come questa, nel Tennessee, potrebbero necessitare di nuove tecnologie per la cattura e il sequestro di anidride carbonica per rimanere operative sotto le normative proposte dal Presidente Obama.

Quando il Presidente Obama ha annunciato il suo nuovo piano per affrontare il problema del cambiamento climatico ricorrendo prevalentemente a nuove normative sulle emissioni di anidride carbonica da parte delle centrali elettriche, ha inneggiato al progresso tecnologico, sostenendo che già in passato le norme avevano stimolato l’innovazione che, a sua volta, aveva aiutato l’economia (vedi “Obama ordina alla EPA di regolare le centrali elettriche affinché siano compatibili con un piano ambientale dalle larghe vedute“).

Non è chiaro però se le normative saranno sufficienti per stimolare abbastanza innovazione da risolvere il cambiamento climatico. “Se si intende fare questo sforzo regolatore, è necessario uno sforzo parallelo nel processo di innovazione tecnologica per massimizzare l’abilità di raggiungere i traguardi prefissati”, dice Henry Lee, direttore del programma Environmental and Natural Resources presso la Kennedy School of Government di Harvard.

Ad ogni modo, è chiaro che il nuovo piano rappresenta un grosso ridimensionamento nell’ambizione rispetto agli inizi del primo termine del presidente – un cambiamento dovuto all’economia sofferente e ai contrasti all’interno del Congresso.

Con lo “Stimulus Bill” del 2009, l’amministrazione aveva richiesto e ottenuto decine di miliardi di dollari da investire nella ricerca e nella dimostrazione di nuove tecnologie energetiche. Il budget di Obama del 2014 chiede pero solo un modesto incremento degli investimenti in R&D – e persino questa richiesta avrà difficoltà a passare in Congresso. Oltretutto, lo schema regolatore proposto per limitare le emissioni di anidride carbonica dalle centrali elettriche è ben più piccolo rispetto alla legislazione cap-and-trade da lui un tempo proposta per l’intera economia del paese.

Le regolamentazioni, assieme ai trattati internazionali, hanno certamente avuto un forte impatto in passato, promuovendo un rapido allontanamento dai CFC dannosi all’ozono, ad esempio (vedi, “Remembering the Montreal Protocol“). Rispondere al problema delle emissioni di anidride carbonica è però un problema assai maggiore. E diversi fattori limiteranno la portata di questi ordinamenti promossi da Obama all’interno del Clean Air Act. Questo, di conseguenza, limiterà la quantità di innovazione che sapranno stimolare.

Il processo per lo sviluppo delle normative attraverso il Clean Air Act potrebbe rendere difficile l’ottenimento di grandi restrizioni sui livelli di anidride carbonica. Le specifiche delle regolazioni proposte – inclusa la quantità di anidride carbonica che dovrebbe essere colpita da esse – saranno determinate attraverso una serie di proposte, periodi di analisi, incontri con gli operatori ed altre parti interessate e, senza dubbio, sfide legali. Nell’insieme, questo processo potrebbe indebolire le normative stesse o addirittura bloccarle, e ritarderà quasi certamente la loro implementazione fino al termine del mandato del Presidente Obama, per vederle poi sostituite da qualcuno contrario alla loro applicazione.

“Se sono a conoscenza di un mercato che il governo andrà a creare per favorire opzioni a basse emissioni di anidride carbonica, e che quel mercato sarà sostenibile, esistono migliaia di imprenditori che sapranno trovare milioni di soluzioni differenti. Se però non penso che vi sarà una domanda, o che questa domanda calerà rapidamente, che dipenderà da chi vincerà le elezioni del 2016, non avrò interesse a investirvi del denaro”, spiega Lee.

Secondo Lee, almeno alcuni degli operatori e fornitori terranno a mente l’implementazione anche solo in minima parte di una qualche regolamentazione sulle emissioni di anidride carbonica. Ciononostante, la tendenza dell’industria sarà quella di apportare modifiche limitate, quali il miglioramento dell’efficienza o il passaggio dal carbone al gas naturale, anziché rischiare con tecnologie nuove. “Sarebbero necessari limiti molto pesanti sulle emissioni per incentivare fortemente lo sviluppo di alternative radicali”, spiega Gregory Nemet, docente di affari pubblici e studi ambientali presso l’Università del Wisconsin a Madison.

Cambiamenti incrementali potrebbero bastare a rispondere ai traguardi a breve termine sulle emissioni negli Stati Uniti, ma non abbastanza da ridurre le emissioni dell’80 percento in tutto il mondo per evitare il pericoloso riscaldamento globale. Potrebbe essere necessario sviluppare nuovi modelli di centrali nucleari, ad esempio, o catturare l’anidride carbonica dalle centrali elettriche e seppellirne grandi quantità nel sottosuolo (vedi, “What Carbon Capture Can’t Do“).

In sostanza, non è chiaro quanto queste norme influenzeranno lo sviluppo tecnologico. “Non posso garantire che implementando simili normative si avranno enormi effetti sulla produzione di nuove tecnologie”, dice Lee. “Può darsi. Certamente avranno qualche effetto. Ma quanto? Non lo so”.

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