I ricercatori del MIT hanno condotto uno studio dei cambiamenti biologici nell’allattamento al seno col crescere del bambino. E ne hanno verificato lo stretto rapporto con le condizioni ambientali
di MIT Technology Review Italia
Analizzando il latte materno umano prodotto dai tre giorni successivi al parto fino al secondo anno di vita del nascituro, i ricercatori del MIT sono stati per la prima volta in grado di identificare una varietà di cambiamenti nell’espressione genica nelle cellule della ghiandola mammaria. Alcuni di questi cambiamenti erano legati a fattori come i livelli ormonali, l’eventuale malattia della madre o del bambino, l’assunzione della pillola anticoncezionale e il bambino che iniziava a frequentare l’asilo nido.
“Le ghiandole mammarie umane possono produrre più di un litro di latte in un giorno, per mesi o anni dopo il parto”, spiega Sarah Nyquist, del MIT, l’autrice principale dello studio pubblicato nei “Proceedings of the National Academy of Sciences”. Studiare come le cellule della ghiandola mammaria realizzano questa “impresa” è un’operazione complessa negli esseri umani perché il tessuto stesso non può essere sottoposto a biopsia o essere altrimenti accessibile durante l’allattamento.
Tuttavia, studi recenti hanno dimostrato che il latte materno contiene molte cellule della ghiandola mammaria, offrendo un modo non invasivo per studiare queste cellule. I ricercatori hanno isolato più di 48.000 cellule da 50 campioni di latte materno di 15 madri dal terzo giorno successivo al parto fino a 632 giorni dopo e li hanno analizzati utilizzando il sequenziamento dell’RNA unicellulare, una tecnologia in grado di determinare quali geni vengono espressi in una cellula in un dato momento.
Questa analisi ha rivelato 10 tipi di cellule: una popolazione di cellule di fibroblasti, due tipi di cellule epiteliali e sette tipi di cellule immunitarie. Più della metà delle cellule immunitarie che hanno trovato erano macrofagi. Queste cellule sembrano esprimere geni che aiutano a rendere la ghiandola mammaria più tollerante alle proteine del latte che stanno producendo, quindi non innescano una risposta immunitaria.
I ricercatori hanno anche trovato popolazioni di cellule B, cellule T e altre cellule immunitarie, ma il loro numero era troppo piccolo per fare studi approfonditi sulle loro funzioni.
Di gran lunga le cellule più abbondanti che hanno trovato sono cellule epiteliale, i lattociti, che esprimono molti geni per le proteine che si trovano nel latte materno, come la lattoalbumina. Tra i lattociti, i ricercatori hanno identificato un gruppo di cellule che sembra essere il principale produttore di latte e un altro che svolge un ruolo più strutturale nella ghiandola mammaria.
Col passare del tempo, i ricercatori hanno scoperto che la percentuale di lattociti coinvolti nella produzione di latte è diminuita, mentre è aumentata la percentuale coinvolta nel supporto strutturale. Allo stesso tempo, i geni coinvolti nella risposta all’ormone prolattina sono diventati più attivi nei lattociti produttori di latte ma sono diminuiti nei lattociti strutturali. I ricercatori teorizzano che questi cambiamenti possano essere correlati alle mutevoli esigenze nutrizionali dei bambini mentre crescono.
Hanno anche trovato collegamenti tra la composizione delle cellule nel latte materno ed eventi come la frequenza dell’asilo nido da parte dei bambini, l’inizio dell’allattamento artificiale o l’inzio dell’uso dei contraccettivi da parte materna.
I ricercatori ora sperano di fare studi più ampi che potrebbero aiutarli a trovare legami più forti tra i fattori ambientali e la composizione del latte, e anche scoprire di più su come il latte cambia naturalmente nel tempo. Ciò potrebbe eventualmente aiutare gli scienziati a ideare formule adatte alle diverse fasi dell’infanzia. I ricercatori sperano anche di trovare modi per aiutare le madri che allattano ad aumentare la produzione di latte o a rallentarla quando i bambini vengono svezzati.
Altri studi di follow-up possono esplorare come il pompaggio influenzi la composizione del latte e la salute del seno o come prevenire condizioni come la mastite. L’obiettivo è, come afferma Goods, migliorare la qualità della vita delle madri, in particolare durante l’allattamento.
(rp)