Le banche centrali dovrebbero emettere valuta digitale?

Le valute digitali stabili, e in particolare i piani di Facebook per lanciare Libra, hanno messo sulla difensiva i banchieri centrali che per anni hanno sempre sostenuto che un giorno avrebbero potuto lanciare una loro moneta digitale.

di Mike Orcutt

In un recente post su IMFBlog, gli economisti del FMI Tobias Adrian e Tommaso Mancini-Griffoli hanno invitato i responsabili politici a intraprendere una “pronta azione normativa” per affrontare i “notevoli rischi” posti dalle stablecoin, vale a dire le valute digitali emesse privatamente e progettate per mantenere un valore stabile. Più precisamente: le banche centrali potrebbero aver bisogno di entrare in prima persona nel settore delle stablecoin.

All’inizio di quest’anno, la possibilità che si potessero vedere valute digitali sostenute dallo stato sembrava un’ipotesi remota. In un discorso risalente a marzo, Augustín Carstens, direttore generale della Bank of International Settlements, la cosiddetta banca centrale delle banche centrali, non si è mostrato entusiasta dell’idea: “Finora la ricerca e la sperimentazione non sono riuscite a presentare dati convincenti”, ha affermato. “Le banche centrali non vedono oggi il valore di avventurarsi in un territorio inesplorato”.

A luglio, tuttavia, Carstens si è espresso in modo diverso. “Può darsi che prima di quanto si pensi, si creino le condizioni di mercato che obblighino le banche centrali a fornire valute digitali”, ha dichiarato al “Financial Times”.

Cosa è cambiato in pochi mesi? A giugno, Facebook ha rivelato i suoi piani per emettere la sua nuova moneta digitale, Libra, che sarà supportata da una riserva composta da valute sovrane. La prospettiva di una valuta non sovrana che potrebbe raggiungere istantaneamente miliardi di persone in tutto il mondo che usano i prodotti di Facebook ha fatto mettere i banchieri centrali in una posizione difensiva.

Libra contro lo stato

Sullo sfondo c’è la Banca popolare cinese. In effetti, la BPC ha preso seriamente la moneta digitale da quando ha iniziato a interessarsi alla tecnologia nel 2014. Ha un istituto di ricerca specificamente dedicato a questa tematica.

Wang Xin, direttore dell’ufficio di ricerca della BPC, ha dichiarato a luglio che la banca stava prestando “grande attenzione” a Libra. Ad agosto Mu Changchun, vicedirettore del dipartimento dei pagamenti della BPC, ha affermato che una versione digitale del renminbi, intesa come mezzo di pagamento per i consumatori, è “vicina alla nascita”.

Libra non ha suscitato scalpore in Cina. Francia e Germania hanno promesso di bloccarla, definendola una potenziale minaccia alla “sovranità monetaria”. Benoît Coeuré, membro del consiglio della Banca centrale europea, ha dichiarato il mese scorso che le stablecoin comportano “gravi rischi”.

Libra è stata un “campanello d’allarme”, ha continuato Coeuré, “che ci obbliga a riflettere sulla possibilità di una valuta digitale della banca centrale”. Questa settimana, due legislatori statunitensi hanno citato i rischi rappresentati da Libra in una lettera che esortava la Federal Reserve a prendere in considerazione l’idea di creare una versione digitale del dollaro.

Paura e ispirazione

Quali sono esattamente i rischi posti dalle stablecoin private? Oltre alle preoccupazioni standard per il riciclaggio di denaro e il finanziamento del terrorismo, gran parte di questa discussione si riduce a una semplice domanda: ci si può fidare di un’azienda tecnologica che gestisce i tuoi soldi?

I fornitori privati di stablecoin potrebbero sostituire le banche, che generalmente devono far fronte a rigide norme di protezione dei consumatori, come principali intermediari tra banche centrali e consumatori. Ciò potrebbe avere conseguenze impreviste, secondo Adrian e Mancini-Griffoli dell’FMI.

“I giganti della tecnologia potrebbero utilizzare le loro reti per escludere i concorrenti e monetizzare le informazioni, utilizzando l’accesso proprietario ai dati sulle transazioni dei clienti”, scrivono i due economisti.

Adrian e Mancini-Griffoli suggeriscono che le monete digitali potrebbero minare la stabilità finanziaria e che gli utenti rischiano di perdere il proprio denaro: “E’ opinabile l’idea che le stablecoin siano stabili”. Dipende dalla sicurezza e dalla disponibilità delle attività sottostanti e se sono “protette da altri creditori, nel caso che il fornitore di stablecoin fallisse”.

Adrian e Mancini-Griffoli affermano che forse i governi dovrebbero richiedere ai fornitori di stablecoin di “sostenere completamente le monete con le riserve della banca centrale, vale a dire gli asset più sicuri e più liquidi disponibili”.

Fanno anche notare che la Cina richiede già di seguire questa procedura alle piattaforme di pagamento popolari Alipay e WeChat Pay. Il meccanismo potrebbe rivelarsi utile per proteggere i soldi dei consumatori in caso di fallimento del fornitore di stablecoin.

La paura dei suoi potenziali pericoli non è l’unica ragione per cui i banchieri centrali si mostrano preoccupati di fronte all’avvento di Libra. In un recente discorso, il governatore della Banca d’Inghilterra Mark Carney ha sostenuto che un’alternativa più sicura di Libra potrebbe essere una versione pubblica della moneta digitale. Come Libra, potrebbe essere supportata da più valute sovrane, ma la sua rete sarebbe gestita da banche centrali, non dalle aziende.

Immagine: Ms. Tech / Max12Maxx, Wikimedia Commons; AP; Bank Of International Settlements

(rp)

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