La vulnerabilità al covid potrebbe essere genetica

L’azienda di genomica 23andMe effettuerà test genetica gratuiti su 10.000 persone ricoverate in ospedale alla ricerca di fattori che possano spiegare perché alcuni si ammalano e altri non hanno neanche sintomi.

di Antonio Regalado

Mentre è noto che le persone anziane e quelle che soffrono di diabete sono maggiormente a rischio, ci potrebbero essere ragioni genetiche non ancora individuate per cui alcune persone giovani, precedentemente sane, stanno morendo.  

23andMe gestisce un ampio database di geni con oltre 8 milioni di clienti, molti dei quali hanno accettato di far utilizzare i propri dati per la ricerca. L’azienda ha già condotte ricerche sulle radici genetiche di insonnia, omosessualità e altro ancora.  

Ad aprile, 23andMe, con sede a Sunnyvale, in California, ha inviato questionari sul covid-19 ai suoi clienti. Finora, afferma un portavoce dell’azienda, hanno risposto circa in 400.000, di cui 6.000 sono casi confermati di covid.

La ricerca di 23andMe permetterà ai ricercatori universitari di ottenere profili genetici di casi covid-19 accoppiati a cartelle cliniche dettagliate, afferma Andrea Ganna, che coordina la Covid-19 Host Genetic Initiative. Il consorzio internazionale sta condividendo dati genetici su casi provenienti da Italia, Regno Unito e Stati Uniti e sta pubblicando regolarmente i risultati.

Gli scienziati sperano di trovare un gene che influenzi fortemente, o addirittura determini, il livello di risposta delle persone colpite dal coronavirus. Esistono esempi ben noti di tali effetti genetici con altre malattie: per esempio, i geni delle cellule falciformi conferiscono resistenza alla malaria e sono note varianti di altri geni che proteggono le persone dall’HIV o dal norovirus, un germe intestinale.

Secondo Ganna, tuttavia, una prima occhiata ai geni di 900 casi di covid-19 non ha prodotto risultati genetici significativi. Il suo consorzio sta ora preparando un’analisi del doppio dei casi, il che potrebbe migliorare le loro possibilità di individuare un’associazione.

“Se non troveremo un segnale promettente nel prossimo mese, vorrà dire che la genetica non avrà un peso significativo nelle terapie per la malattia”, egli afferma. “Ciò che rimane molto importante, comunque, è la comprensione delle componenti biologiche attraverso la genetica, e quindi la vaccinazione”.

Nel suo primo sondaggio, 23andMe ha chiesto ai clienti se era stato diagnosticato loro il covid-19. Ora, l’azienda sta cercando di localizzare i pazienti ospedalizzati, poiché i loro geni hanno maggiori probabilità di contenere informazioni importanti. 

I ricercatori hanno già ipotizzato che il gruppo sanguigno possa influenzare la versione di una persona di ACE-2, la proteina che il coronavirus utilizza per fondersi con le cellule umane e accedervi. Ma i risultati preliminari non sono ancora stati confermati.

La ricerca genetica è il principale strumento del mondo scientifico per passare a modi più mirati di gestione della pandemia, che alcuni chiamano “epidemiologia di precisione”. Oltre a 23ndMe, l’azienda di test del DNA Ancestry ha affermato di aver raccolto 250.000 risposte al suo progetto sul covid-19.

Immagine: Getty / MIT Technology Review

(rp)

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