La transizione energetica nel piano NextGenerationEu

Il più massiccio fondo di investimenti della storia europea punta a rinnovare il settore energetico.

di Lisa Ovi

Lo scorso luglio 2020, a sostegno degli Stati membri colpiti dalla pandemia da Covid-19, il Consiglio Europeo ha approvato un massiccio fondo di recupero del valore 750 miliardi di euro che prende il nome di NextGenerationEU, uno strumento di recupero temporaneo per rendere l’Europa più verde, più digitale, più resiliente e più pronta alle sfide attuali e future.

Secondo i parametri dell’accordo, l’UE emetterà obbligazioni sovrane europee per allocare sovvenzioni e prestiti alle regioni e ai settori più colpiti. Il progetto ha dei limiti di tempo: il 70% delle sovvenzioni sarà disponibile tra il 2021 e 2022, mentre il restante 30% sarà riservato al 2023. All’Italia è destinato circa il 28% delle risorse complessive, a fronte di un peso dell’economia italiana nella Ue del 13%. Per accedere ai fondi, ciascuno degli stati membri deve presentare un piano di investimenti e riforme utili a favorire la ripresa del proprio paese.

In un’ottica di investimento a favore delle future generazioni, non solo di recupero post-pandemico, i piani proposti devono aderire agli orientamenti forniti dalla Commissione e promuovere un’economia efficiente ed innovativa. Si prevede la creazione di nuovi posti di lavoro, una maggiore resilienza da un punto di vista sociale, l’investimento nella transizione digitale ed energetica. Alla transizione energetica, con i suoi risvolti climatici ed ambientali dovranno essere dedicate più del 30% delle risorse.

Nonostante la pandemia, infatti, la Commissione non ha rinunciato ai propri obiettivi di conseguire la neutralità climatica. Saranno presentate opportunità di finanziamento per un’ampia gamma di progetti per la sostenibilità come lo sviluppo di tecnologie per l’alimentazione a idrogeno, la cattura e trasformazione dell’anidride carbonica o una nuova mobilità.

L’Italia ha il potenziale per essere farsi protagonista della transizione energetica. Un primo quadro delle priorità d’utilizzo del Recovery Fund in Italia è stato proposto lo scorso settembre alla Commissione di Bilancio da rappresentanti di giganti energetici italiani come Eni ed Enel.

Entrambe le società si sono schierate a favore di obbiettivi di decarbonizzazione ed efficienza energetica importanti. In particolare, il rappresentante delle pubbliche relazioni di Eni, Lapo Pistelli, ha sottolineato che ci troviamo di fronte ad un’occasione irripetibile per il Paese.

La sfida principale proposta dall’Accordo di Parigi, infatti, era la necessità di di conseguire obiettivi, come la decarbonizzazione, per cui sono necessarie tecnologie ancora in via di sviluppo. Serve una vera e propria trasformazione non solo delle fonti energetiche primarie, ma anche delle modalità di produzione, delle catene di trasporto e stoccaggio la cui innovazione necessità di forti investimenti.

Pistelli sottolinea i successi italiani e di Eni degli ultimi decenni sul fronte della sicurezza energetica, sia producendo che assicurandosi contratti di fornitura diversificati. L’obbiettivo è fornire entro il 2050 energia pulita e sostenibile che non comprometta la temperatura globale.

L’Italia ha un problema. È la seconda economia manifatturiera in Europa, una posizione da mantenere, che richiede un’intreccio tra sicurezza energetica e competitività delle forniture per imprese e famiglie, combattere la povertà energetica che ancora persiste nel Paese, pur mantenendo alte le ambizioni di riduzione drastica delle emissioni in campo sia dei consumi che della produzione.

Soprattutto a livello industriale serve una strategia che sia capace di adeguare alla nuova realtà i settori più difficili da decarbonizzare, responsabili del 25% delle emissioni globali, come acciaio, carta, chimica, raffinazione, cemento. Favorire la transizione di queste industrie a fonti primarie sostenibili come i nuovi prodotti blu e green, servirà un sistema di norme ed incentivi pari a quello che ha favorito in passato i primi passaggi a rinnovabili e lo spostamento dal carbone al gas.

Tre gli ambiti fondamentali a cui viene richiamata l’attenzione del governo.

Primo ambito: cattura e stoccaggio dell’anidride carbonica; grazie alla cattura dell’anidride carbonica, è possibile sostenere la decarbonizzazione dei settori dal profilo carbonico più complesso con energia elettrica generata dalla produzione di idrogeno blu.

Per quanto riguarda lo stoccaggio, proprio in Italia, nei giacimenti di gas esauriti al largo di Ravenna, verrà realizzato il più grande sito di stoccaggio di anidride carbonica al mondo.

Secondo ambito: l’introduzione sul mercato di nuovi prodotti per la decarbonizzazione dei trasporti, in particolare per quanto riguarda i trasporti pesanti, ad ora particolarmente difficile.

Terzo ambito: il sostegno alla ricerca, per quanto riguarda i prodotti ancora in via di sviluppo, ed all’immissione sul mercato per quanto riguarda i progetti già pronti, come il progetto ISWEC di Eni, capace di produrre energia dal moto ondoso. L’intervento del governo è necessario, da un lato, per la concessione dei permessi e e delle autorizzazioni necessarie, dall’altro, per la formazione del nuovo mercato e dei suoi consumatori.

Come conclude Pistelli: ”La transizione energetica non è un’avventura solitaria, ma una sorta di sforzo condiviso”.

(lo)

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