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La stampa 3D infrange le barriere abituali della manifattura, passando da complessi prodotti industriali altamente ingegnerizzati a oggettistica e home-made.

“If you can think, you can print”. Ecco lo slogan che alcuni tecnici e appassionati utilizzano per descrivere le stampanti 3D. La fine di alcuni brevetti e l’abbattimento dei costi tecnologici, la crescita di una comunità mondiale che crede fermamente nella condivisione di idee (open-source) ed il progressivo interesse da parte del grande pubblico non specializzato, hanno dato nuova vita a un settore che, vecchio di decenni, è ora finalmente alla portata di tutti.

Oggi, comprare una stampante 3D, o costruirla con le proprie mani utilizzando appositi kit fai-da-te, non è più un lusso riservato a pochi fortunati, ma una reale possibilità alla portata di tutti, e chiunque, dal neofita, al professionista al semplice curioso, può oggi scaricare gratuitamente dalla rete i progetti di stampa tridimensionale di migliaia di oggetti per stamparli comodamente in casa propria senza che siano nemmeno necessarie conoscenze di software di modellazione 3D.

Le possibili sperimentazioni sono infinite. Da oggetti semplici come gli uncini per attaccare le tende della doccia alla riproduzione di giocattoli come i famosi mattoncini Lego, ad esempio, si passa alla stampa di vasi ed orologi, dalle cover per smartphone alle casse acustiche, dai contenitori alle montature per occhiali fino ad arrivare, sorprendentemente, alla stampa di spaghetti e di dolciumi al cioccolato commestibili.

Persino oggetti complessi costituiti da più componenti possono essere riprodotti durante un singolo processo di stampa senza che sia necessario assemblarli in un secondo momento. Anche diverse industrie mediche ed aerospaziali sono interessate a quest’evoluzione, proprio perché questa tecnologia permette la creazione di componenti complessi e specifici che una volta sarebbero stati impossibili da produrre a costi contenuti – famosi in questo senso sono gli sperimenti su tessuti cellulari e protesi realizzate anche da bambini con l’aiuto dei genitori.

Allo stesso tempo, da più parti in tutto il mondo si sono levate voci che sottolineano i lati negativi che queste infinite possibilità produttive possono causare, in particolare in relazione al rispetto dei diritti di proprietà intellettuale relativi all’utilizzo di file condivisi. è probabile che in questo campo specifico le grandi aziende titolari dei marchi e dei file in questione si muoveranno per dettare come acquistare, condividere e utilizzare i file di loro proprietà.

I casi italiani: Ipotesi di rilancio della manifattura del paese

Si inizia a parlare dell’alba di una nuova rivoluzione industriale, e le prove a supporto arrivano dal fatto che molti paesi in tutto il mondo hanno iniziato da tempo a farsi concorrenza per acquisire una posizione di leadership nel mercato, con gli Stati Uniti a fare da capofila, con la famosa azienda Makerbot acquistata recentemente dal colosso Stratasys.

E in Italia a che punto siamo? Fortunatamente esistono splendide realtà che stanno al passo con i tempi e che rappresentano egregiamente il nostro paese all’estero come la Wasp Project, che nell’autunno del 2013 ha trionfato al Green Award di Londra.

Massimo Moretti – capo del Wasp Project con sede vicino Massa Lombarda, in provincia di Ravenna – sogna di stampare case in 3D usando terra e argilla: “Una casa per chi vive nelle zone disastrate da catastrofi”. Grazie allo sviluppo e alle vendite della stampante 3D “Power Wasp” e alla collaborazione con diverse università (ISIA università di Design, +Lab…) il sogno dell’azienda rischia di trasformarsi presto in realtà. Inoltre, le alte performance e la precisione di nuovi prodotti dell’azienda italiana in uscita sul mercato, come la DLP Wasp, consentono a questi di poter trovare applicazione anche nei settori ad alta specializzazione dell’odontotecnica o dell’oreficeria. Recentemente il team Wasp si trovava in Africa come partner tecnico della Biennale di Marrakech, dove stampa l’argilla a “chilometro zero” grazie alla sua macchina “BigDelta”.

Un’altra affascinante storia italiana nasce all’interno di un “garage” di Nibionno, in provincia di Lecco, alla fine del 2011, trasformandosi poi in una vera e propria società Startup l’anno seguente, la Sharebot, che con la sua stampante assemblabile “ShareBot Kiwi Lc” riscuote un notevole successo.

Oggi, dopo aver presentato alla Maker Faire di Roma la “Sharebot NG” (prodotto supportato e certificato CE), sta promuovendo la “Kiwi 3D”, macchina assemblabile studiata per hobbisti, distribuita e montata nei vari FabLab (vedi “Fab Lab Reggio Emilia: Un assaggio di MIT“).

A Firenze, la passione e l’entusiasmo di due fratelli ha creato la Kentstrapper, azienda familiare nata nel 2011 grazie al progetto open source Rep Rap e oggi specializzata nella creazione e produzione di proprie stampanti 3D. Ma anche in altre parti d’Italia son sorte aziende interessanti come la RobotFactory di Mirano (Venezia), la 3ntr di Oleggio (Novara), il DWS Lab di Zanè (Vicenza) che ha presentato la stampante XFAB all’interno dell’International CES di Las Vegas; la Startup Fabtotum, situata all’interno dell’incubatore di imprese Polihub del Politecnico di Milano e che propone la prima macchina multiuso a basso costo del mondo, in grado di gestire una vasta gamma di processi: cnc, scansione 3D, stampa 3D, taglio e fresatura.

A fianco di queste aziende hanno preso sempre più piede anche servizi e laboratori che tra le varie attività promuovono la conoscenza e l’uso di queste stampanti attraverso corsi specifici e noleggi di macchinari per la stampa tridimensionale. Infine, anche la settimana del Design, evento famoso a livello internazionale, non è rimasta immune a questa ondata, con numerosi eventi dedicati durante l’edizione di quest’anno.

Uno sguardo in avanti: La capacità di ideare, progettare e stampare prodotti “fatti in casa” apre nuove, rivoluzionarie prospettive al mercato del design e della prototipazione.

Dal sostegno alla ricerca scientifica alla creazione di protesi personalizzate, qual’è il limite della stampa 3D? Non passa giorno senza che venga pubblicata una nuova storia di successo resa possibile grazie alle caratteristiche uniche di queste stampanti, strumenti affascinanti quindi, che proprio per questo meritano una riflessione più ampia riguardo le proprie limitazioni intrinseche.

In principio, uno dei limiti più evidenti era il fatto che la stampa poteva essere eseguita solo su un singolo materiale; questo margine è stato superato dalle evoluzioni più recenti, ed è oggi possibile stampare oggetti costituiti da due polimeri e probabilmente presto vedremo stampe contenenti sia polimeri che parti in metallo.

C’ è oggi un grande interesse nella ricerca di nuovi materiali adatti alla stampa che possano spingere ulteriormente il settore. Diversi laboratori hanno attualmente allo studio nuovi filamenti per la stampa 3D, ed ogni giorno il ventaglio delle offerte aumenta: polimeri, gomme, metalli, playwood (per costruzioni con l’aspetto del legno), Play Sand (per costruzioni con l’aspetto della sabbia), argilla, fibra di vetro, fibra di carbonio (la Markforg3D, situata nei pressi di Boston, è la prima macchina in grado di stamparlo), polvere di marmo (ottenuto dagli scarti di lavorazione e presentato alla Makerfaire di Roma), soluzioni per “stampare circuiti.. giusto per citare alcuni esempi.

Un altro limite è il fattore tempo. Per ottenere oggetti semplici e piccoli basta in genere meno di un’ora, mentre per stampe più complesse o ad alta risoluzione sono invece necessarie parecchie ore.

Al di là di questi due fattori, le possibilità di personalizzazione degli oggetti è comunque enorme: cambiare o sostituire componenti di elettrodomestici o altri dispositivi, ad esempio,sarà presto molto più semplice, e mentre l’utente comune potrà dare applicazione concreta alla propria fantasia ed inventiva, il designer vede già oggi questa tecnologia come un elemento imprescindibile del proprio lavoro, e la utilizza per promuovere e presentare i propri progetti in maniera finalmente “reale”.

Esperti del settore indicano che entro pochi anni esisteranno chioschi di stampe 3D nei centri commerciali, nei quali sarà possibile ordinare oggetti in tre dimensioni come se fossero fotografie. Tra poco più di un lustro, probabilmente ogni famiglia possiederà la propria stampante 3D, cosi come oggi accade per le stampanti su carta, con la quale potrà fabbricare i propri mobili e i propri oggetti personalizzati.

Siamo agli inizi di un’era di customizzazione e personalizzazione (per ora) limitata, ma in crescita.

– Lorenzo Negri, collaboratore NavLab di Antibes.

(MO)