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Il Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti d’America ha accusato una cittadina russa di cospirazioni contro il sistema politico statunitense attraverso la divulgazione di fake news sui social media.

di Martin Giles

La notizia: Venerdì scorso, il Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti ha accusato Elena Alekseevna Khusyaynova di appartenere a una campagna di “guerra di informazione” lanciata per fomentare discordia politica nelle elezioni presidenziali USA del 2016 e nella corsa al Congresso di quest’anno.

Denaro e falsità: Stando all’imputazione, Khusyaynova avrebbe gestito le finanze di una iniziativa denominata Project Lakhta grazie al supporto economico di società controllate da un oligarca russo strettamente legato al presidente della Federazione Russa, Vladimir Putin. Non è chiaro con esattezza quanto questa iniziativa abbia investito negli Stati Uniti, come negli altri paesi in cui operava. L’imputazione, però, indica che nei primi sei mesi dell’anno avesse a disposizione un budget operativo di $10 milioni.

Il caos nei social media: Gli operativi russi si sarebbero mascherati da attivisti politici statunitensi sfruttando le reti virtuali private per creare migliaia di e-mail e profili social fasulli. Attraverso questi accessi, l’iniziativa avrebbe diffuso contenuti su una vasta gamma di temi divisivi, fra cui il controllo delle armi, i rapporti fra razze e l’immigrazione. Gli operativi allestivano e fomentavano il dibattito per inasprire controversie e risentimenti.

Lo scrutinio da parte della Silicon Valley: Il Dipartimento di Giustizia ha menzionato l’assistenza da parte di Facebook e Twitter, entrambe impegnatenella prevenzione delle operazioni di disinformazione perpetrate sulle loro piattaforme da parte di potenze straniere. In molti, però, temono che i giganti dei social media non stiano ancora facendo abbastanza per arrestare l’ondata di fake news divulgate da fonti quali Project Lakhta.

(MO)