La mammografia in 3-D migliora il rilevamento di tumori invasivi al seno

Secondo un nuovo studio, la mammografia in 3-D offrirebbe un quadro più chiaro dei tumori invasivi al seno e ridurrebbe il tasso di falsi positivi.

di Alexandra Morris

Immagini chiare: le immagini fornite da Emily Conant, della University of Pennsylvania, mostrano una tradizionale mammografia in 2-D (a sinistra) e una mammografia in 3-D con un tumore evidenziato (a destra).

Uno studio ha scoperto che una nuova tecnologia visualizzazione in 3-D, che normalmente non è coperta dall’assicurazione sanitaria, permette ai radiologi di rilevare un numero maggiore di casi di tumori invasivi al seno rispetto alla tradizionale mammografia.

Grazie alla ricerca effettuata su quasi mezzo milione di donne, e pubblicata il 25 giugno sul Journal of the American Medical Association, i ricercatori hanno scoperto che la mammografia in 3-D, o tomosintesi, unita al tradizionale esame con i raggi-x, ha aumentato del 41 per cento la possibilità di scoprire tumori invasivi, e ridotto del 15 percento il tasso di “richiami”, per cui meno donne sono state richiamate per effettuare ulteriori analisi a causa di falsi allarmi.

Daniel Kopans, che ha fondato la divisione di visualizzazione mammografica presso il Massachusetts General Hospital ed ha aiutato a sviluppare la tomosintesi, sostiene che quest’ultima ricerca potrebbe spingere gli ospedali ad adottare il nuovo metodo di screening.

Attualmente, negli Stati Uniti, i medici raccomandano alle donne che hanno superato i quarant’anni di sottoporsi ogni anno a screening per il tumore al seno, ma alcuni ricercatori sostengono che la percentuale di falsi positivi crea nelle pazienti stati inutili di ansia e grava sul loro sistema sanitario. Alcuni gruppi di medici affermano che lo screening sia sovrautilizzato e che dovrebbe essere raccomandato ogni due anni a partire dai cinquant’anni.

La mammografia tradizionale utilizza radiografie a raggi-x laterali e verticali del seno; queste mammografie in 2-D possono creare ombre sovrapposte che assomigliano a un tumore, e a volte non riescono a rilevare lesioni tumorali dietro a un tessuto normale. Nella tomosintesi, approvata nel 2011 dalla FDA (Food and Drug Administration), una serie di immagini a raggi-x viene presa ad arco, da una parte all’altra del seno, portando a immagini da diverse angolature; successivamente, un algoritmo del computer crea una serie di sottili strati che un radiologo può leggere come le pagine di un libro.

Lo studio JAMA è stato finanziato dalla Hologic che, attualmente, è la sola azienda negli stati Uniti ad avere un macchinario di tomosintesi approvato dal FDA (General Electric vende un apparecchio in Europa).

Rispetto ai 300.000 dollari di un macchinario standard per mammografie, i sistemi 3-D costano tra i 400.000 e i 450.000 dollari, racconta Rachel Bennet, un’analista presso il MD Buyline, una società di ricerca specializzata in tecnologie cliniche e cure sanitarie.

Kopans spiega che il costo dell’apparecchiatura, che ha un prezzo di circa 15 dollari per paziente monitorato, andrebbe calcolato sulla base del costo delle cure di una donna che ha sviluppato un tumore al seno in stadio avanzato, che in media è di 250.000 dollari.

Etta Pisano, preside della facoltà di medicina presso la Medical Univesity della Carolina del Sud, sostiene che non esistono ancora prove sufficienti per dire se la tomosintesi possa diventare uno standard di cura, e neanche quanto spesso le donne dovrebbero essere monitorate. “Forse i radiologi dovrebbero utilizzare un mix di tecnologie – la tomosintesi potrebbe avere senso per le donne che hanno un seno denso; io credo che bisognerebbe indirizzarsi verso screening più personalizzati”.

Alcuni medici affermano che la mammografia in 2-D non verrà mandata in pensione, poiché è importante individuare i piccoli depositi di calcio che sono la prova di carcinoma duttale in situ (DCIS), una lesione precancerosa al seno. Piuttosto, le due tecnologie possono essere combinate insieme; il nuovo scanner di Hologic, approvato dal FDA nel 2013, crea immagini sia in 3-D sia in 2-D dalla stessa serie di raggi-x.

Kopans sostiene che la tecnologia in 3-D fornisce un quadro più chiaro del seno rispetto all’immagine in 2-D, in questo modo i radiologi possono analizzare con più precisione la dimensione, la forma e la posizione di ogni anomalia, e giudicare se i tumori sono invasivi.

“In questo momento il problema più grande è il costo – i pazienti non possono permettersi di pagare per questa costosa tecnologia, e non c’è rimborso da parte del sistema sanitario”, spiega Emily Conant, professore e direttore della divisione di imaging mammografico presso l’Hospital of the University of Pennsylvania e autore senior dello studio JAMA. “Credo che i dati supportino lo sviluppo della tomosintesi, ma il problema economico è davvero importante”.

(LS)

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