La Cina sta usando campioni di DNA per ricreare i volti degli uiguri

Un’indagine del New York Times

di Charlotte Jee

Secondo quanto riportato dal New York Times, ricercatori cinesi stanno usando sangue prelevato dagli uiguri per studiare come si può usare un campione di DNA per ricreare l’immagine del volto di una persona. I campioni vengono raccolti a Tumxuk, una città della regione cinese dello Xinjiang, dove più di un milione di individui di di etnia uiguri, un gruppo minoritario perseguitato, sono detenuti nei centri di detenzione.

La tecnica si chiama fenotipizzazione del DNA e analizza i geni associati a tratti come origini, colore della pelle e colore degli occhi per fare previsioni sul possibile aspetto del donatore del campione, con risultati di no sempre certi. Questo approccio è stato sviluppato per produrre ipotesi plausibili sul possibile aspetto degli esseri umani del passato, ma nonostante i continui progressi, le immagini che prodotte non permettono ancora di identificare uno specifico individuo (a dispetto di quanto sostengono alcuni). Il volto distintivo di una persona è caratterizzato da molto più di una manciata di funzioni di base. Molti tratti sono il risultato di interazioni geniche complesse che li rendono difficili da prevedere, per non parlare delle alterazioni provocate da peso ed età.

Le autorità cinesi sembrano però indifferenti alle attuali insufficienze della tecnica. Gli esperti di etica temono che la Cina utilizzerà la fenotipizzazione del DNA come strumento aggiuntivo per la repressione degli uiguri. Il governo sta costruendo, “essenzialmente, un apparato tecnologico per la caccia delle persone”, ha spiegato al New York Times Mark Munsterhjelm, dell’Università di Windsor in Ontario. Considerato che molti dei soggetti sono detenuti nei campi di internamento, è anche improbabile che i campioni di sangue vengano prelevati con il loro consenso. Tra i coautori della ricerca ci sono i nomi di scienziati europei di istituti tedeschi e dei Paesi Bassi e la rivista Nature, che ha pubblicato uno degli articoli, ha dichiarato al New York Times che aggiungerà una “nota di preoccupazione” al pertinente articolo di ricerca.

Sul lungo termine, è possibile che il governo cinese possa collegare questa tecnologia con i sistemi di sorveglianza di massa e di riconoscimento facciale che sta costruendo, a dispetto del fatto che la tecnica sia molto lontana dall’efficacienza necessaria a renderla utile.

Immagine: AP / MIT Technology Review

(lo)

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