Alcune aziende biotecnologiche stanno riprogrammando le cellule per curare l’alopecia androgenetica. Con risultati sorprendenti
di Antonio Regalado
I biologi di diverse startup stanno applicando gli ultimi progressi dell’ingegneria genetica all’annoso problema della calvizie, creando nuove cellule che potrebbero ripristinare la crescita dei capelli. Alcuni ricercatori hanno detto a “MIT Technology Review” che stanno usando tecniche per far crescere cellule ciliate umane nei loro laboratori e persino negli animali. Una startup chiamata dNovo ci ha inviato la fotografia di un topo con un denso ciuffo di capelli umani, il risultato di un trapianto di quelle che secondo l’azienda sono cellule staminali di capelli umani.
Il fondatore dell’azienda, Ernesto Lujan, un biologo formatosi alla Stanford University, sostiene che la sua azienda può produrre i componenti dei follicoli piliferi “riprogrammando” geneticamente le cellule ordinarie, come le cellule del sangue o del grasso. Sono necessari ulteriori passi, ma Lujan spera che la tecnologia possa eventualmente intervenire sulle cause alla base della caduta dei capelli.
Alla nascita abbiamo già tutti i follicoli piliferi, ma l’invecchiamento, il cancro, il testosterone, la sfortuna genetica, persino il covid-19 possono uccidere le cellule staminali interne che producono i capelli. Lujan afferma che la sua azienda può convertire qualsiasi cellula direttamente in una cellula staminale dei capelli, modificando i modelli dei geni attivi in essa. In biologia, “ora si assumono le cellule come uno ‘stato'” piuttosto che come un’identità consolidata, afferma Lujan. “E possiamo spingere le cellule da uno stato all’altro”.
Riprogrammare le cellule non è un compito facile
La ricerca sui capelli si colloca all’interno di uno spettro di tecnologie di riprogrammazione che mirano ad obiettivi più ambiziosi, come sconfiggere i sintomi dell’invecchiamento. Ad agosto, “MIT Technology Review” ha riferito di un’azienda, Altos Lab, che sta lavorando all’eterna giovinezza. Un’altra startup, Conception, sta elaborando una strategia per produrre ovuli umani artificiali.
Una svolta fondamentale è arrivata all’inizio di questo secolo, quando i ricercatori giapponesi hanno trovato una formula semplice per trasformare qualsiasi tipo di tessuto in potenti cellule staminali, simili a quelle di un embrione. Gli scienziati si sono resi conto che avrebbero potuto potenzialmente produrre scorte illimitate di quasi tutti i tipi di cellule, dai nervi fino al muscolo cardiaco.
In pratica, però, la formula per produrre tipi cellulari specifici può rivelarsi elusiva, senza contare il problema di inserire nell’organismo le cellule cresciute in laboratorio, Finora, si registrano solo pochi esempi di riprogrammazione come terapia valida per i pazienti. I ricercatori in Giappone hanno provato a trapiantare cellule della retina in persone non vedenti. Poi, lo scorso novembre, un’azienda statunitense, Vertex Pharmaceuticals, ha affermato di essere in grado di curare il diabete di tipo 1 con un’infusione di cellule beta programmate, una tipologia che risponde all’insulina.
L’idea delle startup è di raccogliere cellule ordinarie, per esempio quelle epiteliali, dai pazienti e quindi convertirle in cellule deputate alla formazione dei capelli. Oltre a dNovo, un’azienda chiamata Stemson (il neologismo deriva dalla fusione di “cellule staminali” e “Samson”) ha raccolto 22,5 milioni di dollari da finanziatori, tra cui l’azienda farmaceutica AbbVie. Il cofondatore e CEO Geoff Hamilton afferma che la sua azienda sta trapiantando cellule riprogrammate nella pelle di topi e maiali per testare la tecnologia.
Sia Hamilton che Lujan pensano che le potenzialità di mercato siano reali. Circa la metà degli uomini soffre di calvizie, alcuni a partire dai 20 anni. Quando le donne perdono i capelli, è spesso un diradamento più generale, ma è altrettanto un duro colpo per l’immagine di sé. Queste aziende stanno portando la biologia high-tech in un settore dominato dai falsi miti, sia per quanto riguarda la caduta dei capelli sia per il potenziale delle cellule staminali. “E’ necessario stare attenti ai messaggi truffaldini”, ha scritto a novembre dello scorso anno Paul Knoepfler, un biologo che si occupa di cellule staminali presso l’UC Davis.
La situazione è complicata
Quindi la tecnologia delle cellule staminali curerà la calvizie o alimenterà la prossima falsa speranza? Hamilton, che è stato invitato a tenere il discorso d’apertura al Global Hair Loss Summit di quest’anno, afferma di aver cercato di spiegare che l’azienda ha ancora una lunga strada da fare davanti a sé. “Molte persone hanno detto di avere la soluzione in mano”, ha detto. “ma un vero scienziato sa quali sono i rischi e non può garantire a cuor leggero che funzionerà”.
In questo momento, ci sono alcuni farmaci approvati per la caduta dei capelli, come Propecia e Rogaine, ma sono di uso limitato. Un’altra procedura prevede il prelievo di strisce di pelle da un punto in cui una persona ha ancora i capelli e il trapianto chirurgico di questi follicoli in una zona che ne è priva. Lujan afferma che in futuro le cellule deputate alla formazione dei capelli cresciute in laboratorio potrebbero essere inserite sulla testa di una persona con un intervento chirurgico simile.
“Penso che alla fine arriverà il risultato sperato, ma all’inizio i costi saranno alti e solo pochi godranno dei vantaggi”, sostiene Karl Koehler, professore all’Università di Harvard. I follicoli piliferi sono organi sorprendentemente complicati che sorgono attraverso gli intrecci molecolari tra diversi tipi di cellule. Koehler ricorda che le immagini di topi con capelli umani non sono nuove. “Ogni volta che si vedono queste immagini”, spiega, “c’è sempre un trucco e qualcosa che impedisce di trasferire la tecnica agli esseri umani”.
Il laboratorio di Koehler produce i fusti dei capelli in un modo completamente diverso, coltivando organoidi, vale a dire piccoli grumi di cellule che si auto-organizzano in una capsula di Petri. Koehler dice che originariamente stava studiando cure per la sordità e voleva far crescere le cellule ciliate simili a quelle dell’orecchio interno. Ma i suoi organoidi hanno finito per diventare pelle, completa di follicoli piliferi.
Koehler ha colto la palla al balzo e ora crea organoidi della pelle sferici che crescono per circa 150 giorni, fino a raggiungere un diametro di circa due millimetri. I follicoli piliferi simili a tubi sono chiaramente visibili e sono l’equivalente, a suo parere, dei capelli lanuginosi che coprono un feto. La sorpresa è che gli organoidi crescono all’indietro, con i peli rivolti verso l’interno.Il laboratorio di Harvard utilizza una scorta di cellule riprogrammate, ma sta esaminando le cellule di altri donatori per vedere se gli organoidi potrebbero portare a capelli con colori e trame distintivi. “La richiesta è altissima”, afferma Koehler. “Le aziende di cosmetici sono interessate. I loro occhi si illuminano quando vedono gli organoidi”.