La 24M esce dalla modalità stealth per entrare nell’industria delle batterie

Una startup creata da uno dei fondatori della A123 mira a rivoluzionare la produzione delle batterie agli ioni di litio – ma non è la prima volta.

di Richard Martin

Aspirando a rivisitare completamente l’industria delle batterie agli ioni di litio, lo scienziato del MIT Yet-Ming Chiang ha recentemente presentato la sua ultimissima startup denominata 24M.

La società utilizza una innovativa composizione basata su un materiale semi-solido he elimina gran parte degli ingombri delle normali batterie agli ioni di litio – composte principalmente da materiali inattivi e non addetti alla raccolta di energia – incrementando nel contempo la densità energetica.
Chiang e il CEO della 24M, Throop Wilder, sostengono inoltre che questo loro materiale permetta di ridurre dell’ottanta percento il tempo di ricarica e del 30-50 percento il costo della batteria.

Dopo cinque anni di ricerca e sviluppo, la 24M ha raccolto fondi per $50 milioni da Charles River Ventures, North Bridge Venture Partners e dai suoi partner strategici ed altri $4.5 milioni in grant da parte del DoE degli Stati Uniti. La società ha accordi strategici con il gigante giapponese dell’industria pesante IHI e con la PTT, società petrolifera tailandese che si sta rapidamente spostando verso le energie alternative. A partire dalla pubblicazione nel 2011 di un documento sul giornale Advanced Energy Materials, al cui interno veniva anticipata brevemente la tecnologia della 24M, la società, pur trattandosi di una startup in modalità stealth, ha ricevuto una grande copertura giornalistica. Non sono mancate neppure pubblicazioni sulla nostra rivista, né un lungo e adulatorio profilo sul sito Quartz. La 24M descrive la sua nuova batteria come “il più importante progresso nella tecnologia degli ioni di litio da quando ha fatto il suo debutto più di 20 anni fa”.

Qualora la batteria della 24M rispettasse veramente le promesse fatte, i potenziali effetti sul mercato delle auto elettriche e sulla diffusione delle energie rinnovabili sarebbe enorme. La società dovrò però superare una sfida che diverse altre società con tecnologie promettenti non hanno saputo risolvere: come rivoluzionare una industria produttiva con enormi quantità di capitali affondati nell’estensione delle capacità esistenti.

Yet-Ming Chiang è ben conscio del problema: è stato uno dei fondatori della A123, la startup di batterie agli ioni di litio che aveva ricevuto quasi un quarto di milione di dollari da parte del governo degli Stati Uniti, aveva lanciato la più grande IPO del 2009, ed è poi fallita nel 2012. La A123 deve il suo fallimento alla crescita troppo lenta del mercato delle vetture elettriche ed ai suoi contatti stretti con la Fisker, fallita a sua volta nel 2013 ed acquistata dalla cinese Wanxiang Group, che produce componenti per auto. La A123 ha inoltre sofferto della competizione di produttori più consolidati quali LG e Panasonic.

Chiang ammette il dilemma: “Nell’ultimo decennio sono state aperte molte nuove fabbriche di batterie agli ioni di litio, e un mercato delle vetture elettriche in grado di motivarne l’attività non si è ancora completamente materializzato”. Adesso, però, la domanda per le batterie sta crescendo – siano esse destinate a vetture elettriche, a reti elettriche o ad abitazioni con sistemi distribuiti di generazione dell’elettricità. Stando alla GTM Research, la capacità complessiva negli Stati Uniti arriverà a triplicarsi quest’anno, con una rapida e continua crescita fino alla fine del decennio corrente.

Di conseguenza, la domanda per una tecnologia più efficiente ed economica dovrebbe essere robusta. Il boom costruttivo del decennio precedente significa però che vi è anche un esubero di capacità produttiva con cui rispondere alla domanda in crescita. Attualmente, stando al CEO Prabhakar Patil, l’impianto LG Chem di Holland, nel Michigan, dove vengono prodotte le batterie per la Chevrolet Volt e la Cadillac ELR, opera a circa il 30 percento della sua capacità complessiva.

Diversi giocatori consolidati stano già incrementando la propria produttività. Daimler, ad esempio, ha annunciato alla fine del 2014 che avrebbe investito 100 milioni di euro per espandere la propria capacità produttiva di batterie agli ioni di litio attraverso la società sussidiaria Deutsche ACCUmotive.

Non si può poi tralasciare la Gigafactory, il gigantesco impianto di Tesla in Nevada che produrrà l’equivalente di 35 gigawatt-ora di batterie l’anno, gettando un’ombra su qualunque precedente investimento in impianti per la produzione di batterie agli ioni di litio. Nel frattempo, alcune migliorie alle convenzionali batterie agli ioni di litio stanno riducendo il costo per kilowatt-ora dei sistemi esistenti – pur continuando la ricerca di composizioni di prossima generazione quali litio-aria e litio-zolfo. Insomma, la 24M sta cercando di trasformare un’industria mondiale i cui principali giocatori stanno investendo centinaia di migliaia di dollari nell’espansione dei processi esistenti. Si prospetta un sentiero arduo per una startup con una tecnologia innovativa e promettente.

Chiang e Wilder restano fiduciosi. “Questo è il prossimo grande mercato”, dice Wilder. “Per citare Elon Musk, il mondo avrà bisogno di diverse gigafactory”.

(MO)

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