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I dubbi creati dallo scoppio della «bolla Internet» di cinque anni fa si sono ormai dissolti. In tanti stanno oggi correndo a potenziare la propria presenza nella Rete e, sia pure con più saggezza che nel passato, lo fanno con forza e con un nuovo entusiasmo.

Hanno ricominciato a vedere in Internet un mondo di cui non si può fare a meno, non solo i grandi protagonisti del commercio elettronico da Amazon a eBay, o dei servizi in rete come Google, ma anche i grandi editori della televisione e della carta stampata, i movimenti religiosi e le organizzazioni umanitarie.

Il mondo di Internet questa volta sta diventato davvero grande. La politica se n’è accorta e cerca con grande determinazione di farne parte, non solo per mandare messaggi, ma anche per ascoltare, discutere, stimolare forze, organizzarle, raccogliere risorse.

Ma entrare con la politica nello spazio di Internet non è ancora un processo chiaramente definito e richiede una grande flessibilità e capacità di adattamento. Vi sono certamente, soprattutto negli Stati Uniti, organizzazioni che hanno strutturato in modo molto professionale interventi specifici, ma tanto deve ancora essere fatto in materia di adattamento di metodi ad ambienti diversi.

Si deve infatti agevolare l’accesso al numero più alto di soggetti, i più diversi tra loro, anche se gerarchicamente uguali nel mondo della Rete; ma allo stesso tempo si deve garantire che il proprio messaggio sia coerente con una linea di fondo chiara e non venga distorto dal rumore della Rete.

In queste condizioni, ancora di sperimentazione permanente, le esperienze fatte da altri sono di grande aiuto e un recente libro di Luca Longo diventa davvero prezioso. L’analisi dei più importanti siti con cui la politica si è presentata nel mondo di Internet non costituisce solo una carrellata descrittiva. Vengono proposti con intelligenza anche il monitoraggio dei risultati, le correzioni, le invenzioni, gli spunti creativi che la natura quasi plastica della Rete impone quotidianamente a chi vuole «esserci» in modo efficace.

Emerge chiaramente che Internet non è un canale di comunicazione come la televisione, i giornali, i comizi o i manifesti. Internet non è uno, ma tanti canali diversi. Pur essendo in apparenza sempre lo stesso, è infatti assai diverso quando viene utilizzato per parlare da quando lo è per ascoltare o per discutere; quando è utilizzato per chiedere aiuto oppure per darne. è un insieme di strumenti a disposizione di tantissimi, spesso al primo contatto con la politica; non solo crea collegamenti, ma permette, in modo del tutto nuovo, di portare alla luce talenti nascosti, di dare loro la possibilità di «essere lì, di sentirsi al centro, di farli sentire «inclusi», anche se non fisicamente, in un progetto politico.

Una caratteristica importante, questa, perché i canali convenzionali della politica, anche nei loro contatti più capillari con la base, hanno spesso le loro barriere e le loro esclusioni. «Internet avvicina chi sta lontano e allontana chi sta vicino», si dice vedendo colleghi che dialogano per e-mail e non si parlano mai, pur essendo vicini di ufficio.

Questo è il suo rischio ed è quindi interessante che, per entrare al meglio nel suo mondo, la nostra politica abbia deciso di partire insieme da Internet e da una Fabbrica molto reale, dove la vicinanza fisica è una delle ragioni importanti per «essere lì. E questo della integrazione tra il «materiale» della Fabbrica e il «virtuale» di Internet, in un modo di interazione completo, potrebbe rappresentare un importante nuovo passo in avanti del fare politica. E anche uno spunto interessante per il prossimo libro di Luca Longo.

Internet e politica di Stefano Gazziano e Luca Longo

BMC, 2005.