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Il processo per l’omicidio di George Floyd ha dato origine a un sistema di sorveglianza contro le manifestazioni del Black Lives Matter. L’operazione ”Safety net” include uso di droni, dossier, posizioni Gps, videocamere. Un sistema integrato e tentacolare. Contro la libertà di manifestare

di Tate Ryan-Mosley e Sam Richards

Le forze dell’ordine del Minnesota stanno portando avanti un programma di sorveglianza segreto e di lunga durata che prende di mira attivisti per i diritti civili e giornalisti all’indomani dell’omicidio di George Floyd nel maggio del 2020. Gestito da un consorzio noto come Operation Safety Net, il programma è stato impostato da un anno, apparentemente per mantenere l’ordine pubblico quando l’ufficiale di polizia di Minneapolis Derek Chauvin è stato processato per l’omicidio di Floyd. 

Un’indagine di “MIT Technology Review” rivela che l’iniziativa si è ampliata ben oltre la sua portata annunciata pubblicamente per includere un ampio uso di strumenti per setacciare i social media, monitorare i telefoni cellulari e accumulare immagini dettagliate dei volti delle persone. I documenti ottenuti tramite richieste di registri pubblici mostrano che l’operazione è continuata molto tempo dopo la conclusione del processo di Chauvin. Inoltre, mostrano che la polizia ha utilizzato gli ampi poteri investigativi che erano stati conferiti nell’operazione per fare controlli su individui che non erano sospettati di alcun crimine.

L’indagine si basa su migliaia di documenti e decine di interviste con dipendenti statali del Minnesota, esperti di polizia e attivisti. Nel loro insieme, dipingono il quadro di un’operazione statale intenzionata a identificare i partecipanti attraverso operazioni di sorveglianza segreta condivise tra agenzie locali e federali. Sebbene l’iniziativa sia stata intrapresa da agenzie governative non militari utilizzando fondi pubblici, ampie parti del suo funzionamento interno non sono state divulgate. 

L’operazione Safety Net (OSN) è stata annunciata nel febbraio del 2021, un mese prima dell’inizio del processo di Chauvin. In una conferenza stampa a cui ha partecipato anche lo sceriffo della contea di Hennepin David Hutchinson, Medaria Arradondo, allora capo della polizia di Minneapolis, ha parlato di un comando unificato che avrebbe consentito alle forze dell’ordine di organizzare una risposta regionale nel caso in cui le proteste fossero diventate violente.

Pubblicamente, OSN ha riconosciuto che le agenzie federali potessero svolgere un ruolo nel monitoraggio delle minacce di violenza e attività da parte di gruppi estremisti e che sarebbe stato istituito un “team informativo” per aiutare a condividere i dati su queste minacce. L’inchiesta di “MIT Technology Review” mostra che il sostegno federale all’OSN è stato in realtà ampio, coinvolgendo il Dipartimento per la sicurezza interna degli Stati Uniti e il Federal Bureau of Investigation. Almeno sei agenti dell’FBI hanno ricoperto ruoli esecutivi e di intelligence per il programma.

Secondo il sito web di OSN, che è stato chiuso il 19 gennaio, la missione del programma era “preservare e proteggere le proteste e le manifestazioni non violente garantite dal Primo Emendamento  prima, durante e dopo il processo di Chauvin, accusato della morte di George Floyd“. Il sito chiarisce anche che “Operation Safety Net è dedicata alla prevenzione di violenti disordini civili, azioni aggressive, danni alla proprietà, incendi e saccheggi a edifici governativi, aziende e infrastrutture critiche”.

OSN non ha twittato, pubblicato su Facebook o tenuto una conferenza stampa dalla settimana in cui è stato emesso il verdetto di colpevolezza di Derek Chauvin nell’aprile del 2021. A quel tempo, i funzionari hanno detto al pubblico che il programma stava “decollando”, a parte le riunioni di coordinamento settimanali e preparativi per prove future. In un’e-mail al MIT Technology Review nell’ottobre del 2021, il portavoce Doug Neville ha scritto che OSN “non è un’operazione in corso”. (Si veda e-mail 1)

Tuttavia, secondo le e-mail ottenute e riviste nell’ambito dell’inchiesta della rivista, l’operazione, denominata OSN 2.0, sembra essere attivamente in corso, con riunioni di pianificazione regolari dei team esecutivi e condivisione di documenti dell’intelligence. I dati emersi nell’ambito di questa inchiesta fanno luce su programmi di sorveglianza segreti, fornitori di nuove tecnologie, catene di approvvigionamento oscure utilizzate per armare la polizia antisommossa e diverse liste di controllo, nonché altre informazioni non segnalate in precedenza. 

Nel loro insieme, rivelano come le tecniche e le tecnologie di sorveglianza avanzate impiegate dallo stato, a volte in modo extra-legale, abbiano cambiato la natura della protesta negli Stati Uniti, ponendo fine alla possibilkità per gli americani di esercitare in modo anonimo, negli spazi pubblici, i diritti stabiliti dal Primo Emendamento, come decretato dalla Corte Suprema.

Un’e-mail al giornalista Sam Richards il 25 ottobre 2021 dal portavoce Doug Neville in cui si afferma che OSN non è un’operazione in corso

Una breve storia dell’operazione

Quando Safety Net è stata annunciata il 17 febbraio 2021, il processo a Chauvin era incombente. Erano passati nove mesi da quando il terzo quartier generale del dipartimento di polizia di Minneapolis era stato bruciato in mezzo a tumultuose proteste e molti temevano che le tensioni potessero riaccendersi. Durante la conferenza stampa, affiancato dalla leadership delle forze dell’ordine locali e statali, inclusa la Guardia Nazionale, il capo Arradondo ha esposto il piano del programma. 

Nella stessa conferenza stampa, lo sceriffo David Hutchinson della contea di Hennepin, che include Minneapolis, ha parlato di come avrebbe utilizzato le risorse della contea per proteggere il tribunale dove si sarebbe tenuto il processo a Chauvin. Hutchinson ha spiegato il ruolo prioritario dell’ufficio dello sceriffo: “Sicurezza del tribunale. Il nostro compito è garantire l’integrità del procedimento giudiziario e la sicurezza di tutti coloro che ne fanno parte… Sono fiducioso che insieme possiamo garantire che il procedimento giudiziario si svolga senza interruzioni”. 

Ogni leader delle forze dell’ordine che ha parlato ha promesso che le proteste sarebbero state consentite. La città di Minneapolis ha anche pianificato di pagare gli influencer locali per comunicare a nome della città nel tentativo di “attenuare l’escalation” e “combattere la disinformazione”. Dopo molte critiche, questi piani sono stati successivamente annullati.

Secondo i funzionari di polizia, l’operazione Safety Net doveva articolarsi in quattro fasi. Come mostrato dalle diapositive della conferenza stampa iniziale, la fase uno prevedeva una pianificazione preliminare e la fase due era pensata per eventuali proteste sorte durante la selezione della giuria. Il processo di Chauvin è iniziato il 29 marzo 2021 a Minneapolis. 

La fase tre doveva iniziare quando il processo avesse raggiunto la fase del verdetto. Secondo il piano operativo delineato nella prima conferenza stampa, questa fase doveva inaugurare il “pieno dispiegamento delle forze dell’ordine e della guardia nazionale”. Veicoli blindati, granate a scoppio, proiettili di gomma, spray al peperoncino e gas lacrimogeni, così come droni e altri velivoli, erano tutte caratteristiche della fase tre.

Ma l’operazione Safety Net sarebbe entrata nella fase tre la mattina del 12 aprile, otto giorni prima che fosse pronunciato il verdetto nel caso di Chauvin. L’attenzione si sarebbe spostata dal processo alle proteste nel Brooklyn Center, un sobborgo a nord di Minneapolis, dove un agente di polizia aveva sparato e ucciso il 20enne Daunte Wright il giorno prima.

La notte dell’11 aprile, i manifestanti si sono radunati fuori dal dipartimento di polizia del Brooklyn Center sfidando il coprifuoco. La stazione di polizia è stata rapidamente fortificata con recinzioni e barriere. La polizia ha fatto un uso abbondante dei gas lacrimogeni per diverse notti di proteste e ha ferito diversi residenti. Le luci della stazione sono state spente nel tentativo di rendere più difficile prendere di mira gli agenti. A quanto riportato, 100 manifestanti si sono scontrati con centinaia di agenti di polizia, oltre a circa 100 membri della Guardia Nazionale. Sono stati effettuati circa 30 arresti.

Il giorno successivo, in risposta al caos della notte precedente, il Brooklyn Center City Council si è affrettato ad approvare una risoluzione che vietava le tattiche aggressive della polizia come proiettili di gomma, gas lacrimogeni e tecniche di contenimento come il kettling, in cui gruppi di manifestanti vengono bloccati in uno spazio ristretto. È inoltre entrato in vigore il coprifuoco dalle 19 alle 6. La risoluzione del consiglio è diventata esecutiva dalla notte del 12 aprile, ma la polizia ha continuato a utilizzare tattiche e munizioni vietate. Quella notte, circa 20 attività commerciali della zona sono state prese d’assalto.

Nell’ambito dell’operazione, la polizia di Minneapolis ha anche impiegato elicotteri del Custom and Border Protection (una sezione del Dipartimento per la sicurezza interna degli Stati Uniti). La presenza di velivoli in orbita sarebbe diventato un segno distintivo dell’Operazione Safety Net. Durante il picco delle proteste, gli elicotteri sono andati e venuti da una zona industriale di difficile accesso vicino al fiume Mississippi tra il Brooklyn Center e Minneapolis, volando ad alta quota per evitare di essere scoperti.

In almeno due notti durante il culmine delle proteste, durate quasi 10 giorni, le forze dell’ordine hanno fermato per brevi periodi e scattato fotografie dettagliate di membri accreditati della stampa che stavano coprendo gli eventi. L’ACLU, insieme agli avvocati pro bono degli studi legali privati Fredrikson & Byron PA e Apollo Law, ha recentemente intentato una class action contro l’amministrazione cittadina per il trattamento riservato ai giornalisti durante le proteste.

L’accordo richiede alla città di pagare oltre 800.000 dollari ai giornalisti feriti e un giudice federale ha disposto un’ingiunzione della durata di sei anni che vieta alle agenzie di polizia del Minnesota di attaccare e arrestare i giornalisti o ordinare loro di disperdersi dalla scena di una protesta.

Il 15 aprile, più di 75 organizzazioni comunitarie, inclusa l’ACLU, hanno rilasciato una dichiarazione congiunta, chiedendo al governo statale di porre fino all’OSN. La NAACP ha chiesto a sua volta, su Twitter, di fermare l’operazione Safety Net. Alcuni deputati del Minnesota hanno inviato una lettera al governatore dello stato Tim Walz in cui si condannava l’OSN e si chiedeva una “riconsiderazione degli interventi messi in campo”. 

Il membro del Congresso Ilhan Omar ha paragonato l’operazione a “un’occupazione militare” e ha chiesto al sindaco di Minneapolis Jacob Frey di “smetterla di terrorizzare le persone che protestano contro la brutalità della violenza sanzionata dallo stato”. 

Il 22 aprile, il Dipartimento di giustizia degli Stati Uniti ha annunciato l’apertura di un’indagine sul dipartimento di polizia di Minneapolis, adducendo un possibile uso eccessivo della forza in risposta alle proteste. L’indagine è in corso. Nel complesso, l’operazione ha avuto un costo di decine di milioni di dollari pubblici, sostenuto dalle agenzie partecipanti. Secondo un’e-mail inviata a “MIT Technology Review”, la sola Minnesota State Patrol ha “sborsato” 1.048.946 dollari, e la Guardia Nazionale del Minnesota almeno 25 milioni di dollari. Ma nonostante i costi pubblici, la maggior parte dei dettagli dell’operazione sono rimasti segreti.

Un’e-mail relativa al check-in mensile dell’OSN inviata dal responsabile delle operazioni del centro di fusione BCA con accesso alla rete informativa sulla sicurezza nazionale. Ottenuta tramite richiesta di atti pubblici.

Gli strumenti di sorveglianza

“MIT Technology Review” ha ottenuto una lista di controllo utilizzata dalle agenzie nell’operazione che include foto e informazioni personali che identificano giornalisti e altre persone che “non fanno altro che esercitare i loro diritti costituzionali“, secondo Lieta Walker, un avvocato che rappresenta i giornalisti arrestati nelle proteste. 

La lista è stata compilata dalla Criminal Intelligence Division dell’ufficio dello sceriffo della contea di Hennepin, uno dei gruppi che partecipano all’OSN, e includeva persone arrestate dalla Minnesota State Patrol, un altro partecipante. Entrambe le strutture hanno dichiarato di non essere a conoscenza del documento.

OSN ha anche utilizzato uno strumento di condivisione dei dati in tempo reale chiamato Intrepid Response, venduto su abbonamento da AT&T. È molto simile a uno Slack per le unità speciali di polizia: premendo un pulsante, immagini, video (inclusi filmati ripresi dai droni), geolocalizzazione dei bersagli e altri dati possono essere condivisi in tempo reale tra le squadre sul campo e il personale del centro di comando. I membri accreditati della stampa che stavano coprendo i disordini nel Brooklyn Center sono stati temporaneamente detenuti e fotografati e quelle foto sono state caricate nel sistema Intrepid Response.

Il fotoreporter JD Duggan è stato in grado di ottenere le tre pagine del suo fascicolo personale. Le informazioni contenute illuminano fanno luce sull’impegno messo in campo da parte delle forze dell’ordine per rintracciare le persone in tempo reale: le pagine includono foto del viso e badge della stampa, con orari e mappe che mostrano il luogo della sua breve detenzione.

Rapporti precedenti hanno mostrato che le agenzie di polizia che partecipano all’OSN avevano anche accesso a molti altri strumenti di sorveglianza tecnologica, tra cui un sistema di riconoscimento facciale realizzato dalla controversa azienda Clearview AI, simulatori di siti cellulari per la sorveglianza dei telefoni cellulari, lettori di targhe e droni. Anche l’ampia raccolta di informazioni sui social media è stata una parte fondamentale di OSN.

I droni sono stati utilizzati anche durante le prime proteste successive all’omicidio di Floyd, quando un drone Predator, una tecnologia tipicamente utilizzata per monitorare i campi di battaglia in Afghanistan, Iraq e altrove, in genere utilizzato lungo i confini dalla US Custom and Border Patrol, è stato visto sorvolare la città. 

È interessante notare che in un rapporto, l’ispettore generale dell’aeronautica americana ha affermato che le immagini della polizia di stato del Minnesota erano di qualità di gran lunga migliore rispetto a quelle fornite dagli aerei spia RC-26 che operavano su Minneapolis nel prima settimana di giugno del 2020. La polizia ha anche emesso un mandato per ottenere informazioni dal sistema di geolocalizzazione di Google sulle persone coinvolte nelle proteste del maggio del 2020.

Le squadre di intelligence

Nel complesso, OSN ha coinvolto ufficiali di nove agenzie del Minnesota, 120 ufficiali di supporto esterni allo stato e almeno 3.000 soldati della Guardia Nazionale. Gli strumenti di sorveglianza sono stati gestiti da diversi gruppi di intelligence che hanno collaborato durante l’operazione. La struttura di queste squadre di intelligence, il personale e l’entità del coinvolgimento delle agenzie federali non hanno precedenti.

Nella stessa area in cui gli elicotteri delle agenzie federali stavano decollando e atterrando di nascosto si trova una struttura nota come Strategic Information Center. Il SIC, come viene chiamato, era un sito di pianificazione centrale per l’operazione Safety Net e funge anche da hub di analisi dell’intelligence, noto come “centro di fusione”, per il dipartimento di polizia di Minneapolis.

La struttura dispone della tecnologia più recente ed è collegata ai feed delle telecamere e ai sistemi di condivisione dei dati in tutta la città. Il SIC ha avuto un posto di rilievo nei documenti esaminati per questa indagine ed è stato utilizzato regolarmente dai leader dell’OSN per coordinare le operazioni sul campo e il lavoro di intelligence. 

Le e-mail ottenute tramite richieste di documenti pubblici fanno luce su un “team di informazioni” all’interno di Operation Safety Net composto da almeno 12 persone provenienti da agenzie tra cui la polizia di Minneapolis e St. Paul, lo sceriffo della contea di Hennepin, il Minnesota Department of Public Safety and Metro Transit e l’FBI. Il team di intelligence ha utilizzato la Homeland Security Information Network (HSIN), gestita dal Department of Homeland Security, per condividere informazioni e sembra essersi incontrata regolarmente almeno fino a ottobre del 2021.

La rete offre accesso alla tecnologia di riconoscimento facciale, anche se Bruce Gordon, direttore delle comunicazioni del Minnesota Department of Public Safety, ha dichiarato che il centro di fusione del Bureau of Criminal Apprehension (BCA) dello stato “non possiede né utilizza questo tipo di tecnologia”.

L’inchiesta di “MIT Technology Review” mostra un coinvolgimento chiaro e sostanziale delle agenzie federali al livello più alto dell’OSN, con quattro agenti dell’FBI inclusi nel team esecutivo delle operazioni oltre ai due nel team delle informazioni. Gli agenti federali sono stati schierati anche in diverse città, tra cui New York e Seattle, durante le proteste di Black Lives Matter del 2020. A Portland, nell’Oregon, l’FBI ha lanciato un’operazione di sorveglianza durata mesi che ha comportato riprese di nascosto di attivisti. 

Il 2 giugno del 2020, il vicedirettore dell’FBI David Bowdich ha pubblicato un promemoria incoraggiando una sorveglianza meticolosa degli attivisti, definendo il movimento di protesta “una crisi nazionale”. Il Department of Homeland Security ha dispiegato circa 200 membri del personale nelle città degli Stati Uniti, la maggior parte dei quali a Portland. Kyle Rudnitski, indicato come responsabile delle operazioni presso il centro di fusione BCA, ha agito come amministratore di HSIN per il team di informazioni e ospite per la pianificazione delle riunioni. Rudnitski sembrava anche essere responsabile della gestione delle autorizzazioni dell’account per il team. (Si veda e-mail 2)

Il centro di fusione della BCA è il principale snodo di condivisione dei dati per il Minnesota, ma ce ne sono molti gestiti da altre forze dell’ordine in tutto lo stato. Questi centri raccolgono informazioni provenienti da fonti locali, statali, federali e sono stati istituiti sulla scia degli attacchi terroristici dell’11 settembre per consolidare l’intelligence e valutare più rapidamente le minacce alla sicurezza nazionale. La loro gestione è affidata a più agenzie di polizia, forze dell’ordine federali e personale della Guardia Nazionale e talvolta appaltatori. La proliferazione di questi centri è stata oggetto di un attento esame per aver aumentato il rischio di pratiche di polizia abusive.

Invece di cercare minacce terroristiche, i centri di fusione stavano monitorando attività politiche e religiose lecite. Il Virginia Fusion Center ha descritto una campagna musulmana per favorire la partecipazione al voto come “sovversiva”, si legge in un rapporto del 2012 del Brannan Center, un think tank  progressista che si occupa di diritto e politica. “Nel 2009, il North Central Texas Fusion Center ha identificato le lobby dei gruppi musulmani come una possibile minaccia. Il DHS li ha definiti episodi isolati, ma un’indagine del Senato durata due anni ha rilevato che questi episodi non erano affatto rari. 

Questo ordine del giorno per “OSN 2.0 Executive Team Meeting” è stato allegato a un’e-mail inviata dall’assistente esecutivo al capo della polizia di Minneapolis. L’e-mail, ottenuta tramite richiesta di registri pubblici, è stata inviata a oltre 30 persone tra i gruppi membri dell’OSN, comprese le agenzie federali.

L’anonimato è uno scudo di libertà

Nel febbraio del 2022, la polizia in Minnesota è tornata al centro delle proteste dopo che la polizia di Minneapolis ha sparato e ucciso Amir Locke, un uomo di colore di 22 anni che sembrava dormire su un divano quando gli agenti hanno eseguito un mandato nel contesto di un’indagine per omicidio, di cui Locke non era sospettato. Nonostante le dichiarazioni pubbliche secondo cui OSN era nella “fase quattro” al 22 aprile del 2021 – la fase finale, in cui l’operazione sarebbe stata “smobilitata”, secondo le dichiarazioni rilasciate durante la conferenza stampa iniziale – sembra che il programma fosse ancora in corso quando Locke è stato ucciso. 

I documenti ottenuti da “MIT Technology Review” mostrano che le riunioni di pianificazione regolari, le chat room protette e la condivisione e l’aggiornamento dei documenti operativi sono rimasti in vigore almeno fino a ottobre. Le e-mail contenevano anche dettagli su un incontro del 26 ottobre 2021 per l'”OSN 2.0 Executive Team” che includeva tra i suoi punti all’ordine del giorno “il processo a Potter”, facendo riferimento a Kim Potter, la poliziotta che aveva ucciso l’afroamericano Duante Wright, e “marzo 2022”. L’FBI è stato incluso nelle e-mail del team esecutivo di OSN 2.0. (Si veda e-mail 3)

“Non c’è mai stato, né c’è ora, un ‘OSN 2.0′”, ha detto Gordon a “MIT Technology Review” via e-mail. “Qualsiasi riferimento era un modo informale per notificare ai partner statali, locali e federali che sarebbe avvenuta la pianificazione … il Minnesota Fusion Center continua a condividere le informazioni sulla valutazione delle minacce con le forze dell’ordine in linea con la sua missione, in linea con quanto faceva prima dell’OSN”. 

Il 24 febbraio, gli altri tre agenti sulla scena dell’assassinio di George Floyd da parte di Chauvin sono stati giudicati colpevoli di crimini federali per aver violato i diritti civili di Floyd, sebbene siano ancora in attesa di un processo statale.

Le proteste legate agli eventi in Minnesota, che avevano lo scopo di richiamare l’attenzione sulle ingiustizie commesse dalla polizia, sono state effettivamente un’opportunità per le stesse forze di polizia di consolidare il potere, rafforzare i rapporti con le forze federali e aggiornare la loro tecnologia e formazione per migliorare l’apparato di sorveglianza. Sono stati creati titoli e posizioni completamente nuovi all’interno del Minneapolis Police Department e della sezione aeronautica della Minnesota State Patrol che sfruttano nuove tecnologie e metodi di sorveglianza.

L’anonimato è un principio importante, anche se non ben definito, della libertà di parola. In un caso storico del 1995, McIntyre v. Ohio, la Corte Suprema ha dichiarato che “l’anonimato è uno scudo dalla tirannia della maggioranza”. Clare Garvie, del Georgetown Law Center on Privacy & Technology, afferma che il caso ha stabilito che “tenere un discorso impopolare ed essere liberi di esprimerlo richiede necessariamente un grado di anonimato“. Sebbene la polizia abbia il diritto di scattare fotografie durante le proteste, Garvie afferma che “le forze dell’ordine non hanno il diritto di chiedere a tutti di mostrare il proprio documento d’identità durante una protesta”.

Ma una selvaggia proliferazione di tecnologie e strumenti ha recentemente reso tale libertà di parola anonima quasi impossibile negli Stati Uniti. L’inchiesta di “MIT Technology Review” non si ferma a questo articolo, ma fornirà ulteriori contributi per offrire uno sguardo non tradizionale dietro le quinte in un periodo di profonda trasformazione delle forze di polizia e del modo di intendere le  manifestazioni pubbliche negli Stati Uniti.

(rp)