Il voto per posta può salvare le elezioni americane del 2020

Garantire che gli americani possano votare nonostante la pandemia richiede una pianificazione intelligente, immense risorse e molta tecnologia tradizionale.

di Lee Drutman

Il coronavirus sta ribaltando quasi ogni aspetto della vita americana, trasformando tutte le attività sociali in rischi per la salute. Se sarà ancora presente a novembre – e quasi sicuramente lo sarà – metterà in serio pericolo le elezioni del 2020. Come possono operare in sicurezza i seggi elettorali di fronte all’afflusso di migliaia di persone? La risposta è semplice: non possono farlo.

Quindi che soluzione si può adottare?

La buona notizia è che c’è un ovvio piano B: votare per posta. Diversi stati hanno già una solida esperienza con questo sistema: Colorado, Oregon e Washington  ora votano quasi esclusivamente in assenza della presenza fisica dell’elettore, e molti altri stati, incluso lo stato chiave della Florida, si sono costantemente spostati verso il voto per corrispondenza. Oggi, 34 stati consentono a tutti gli elettori di esprimere il proprio voto nella privacy delle loro case e circa il 20 per cento degli americani vota per posta (le votazioni per “assenti” risalgono alla Guerra Civile e sono state a lungo utilizzate dai soldati all’estero. Ma è solo negli ultimi due decenni che gli stati hanno facilitato questo tipo di voto).

La cattiva notizia è che questo piano B non è pronto per essere applicato in modo generalizzato. Molti stati, compresi alcuni grandi come il Texas e il New Hampshire, hanno esperienza limitata nell’elaborazione di schede via posta. Se il coronavirus ci spingerà a votare con questo sistema, dovranno organizzarsi molto rapidamente. Fronteggiare il malcontento diffuso per la regolarità del voto, che si tratti di accuse di frode degli elettori o di ingerenze straniere, e affrontare le discussioni accese sulle regole del voto rappresentano una sfida di grande impegno.

Ma non esiste un piano C e le elezioni di novembre devono andare avanti. Abbiamo tenuto elezioni regolari durante due guerre mondiali, una guerra civile e l’epidemia di influenza del 1918. Abbiamo già gestito circostanze eccezionali e infrangere la norma ci spingerebbe verso un autoritarismo arbitrario nel preciso momento in cui la stabilità è necessaria. La democrazia americana deve superare questi problemi. Non c’è alternativa.

I requisiti critici

Gestire con successo le elezioni 2020 per posta richiede l’adempimento di tre condizioni. Innanzitutto, devono votare tutti. In teoria, è così. ma in pratica gli elenchi dei votanti sono raramente aggiornati. La gente muore; le persone si spostano, spesso fuori dallo stato. Fare in modo che tutti possano partecipare richiede un discreto livello di partecipazione alla vita pubblica, soprattutto perché molti elettori a basso reddito e più giovani tendono a prestare attenzione solo poco prima del giorno delle elezioni, quando potrebbe essere troppo tardi per assicurarsi che abbiano ricevuto la loro scheda.

In secondo luogo, è necessario contare tutti i voti. In teoria, ogni stato potrebbe un sito Web sul quale gli elettori seguono il loro scrutinio per vedere se è arrivato sul sito di conteggio e se è stato elaborato con successo. Ma l’elaborazione non è semplice. Gli operatori controllano che la scheda elettorale provenga effettivamente dalla persona che l’ha inviata (in genere utilizzando una firma verificata) e quindi si assicurano che sia compilata correttamente. Se la firma non corrisponde o la votazione è stata completata in modo errato, gli elettori devono essere informati in tempo sufficiente per riprovare. Questo meccanismo svantaggia gli elettori che consegnano la loro scheda all’ultimo minuto e, considerando che gli elettori dell’ultimo minuto tendono a essere i meno coinvolti, hanno maggiori probabilità di aver commesso errori.

In terzo luogo, la frode deve essere minima o inesistente. Le votazioni per corrispondenza possono essere soggette a condizionamento familiare o di altro tipo. Un sistema del genere è illegale e dovrebbe incorrere in una multa rigida. Ma l’applicazione delle sanzioni può essere di difficile applicazione. I voti inviati per posta offrono anche a che ha cattive intenzioni di “raccogliere” le schede elettorali e compilarle illegalmente per conto di altri. L’esempio recente di maggior rilievo viene dalla Carolina del Nord, dove l’attivista repubblicano Leslie McCrae Dowless Jr. ha raccolto le schede inviate per posta e ne ha falsificato le firme. Alla fine, è stato scoperto e il comitato delle elezioni statale lo ha accusato di frode.

Più risorse saranno dedicate alla fase di preparazione e a quella applicativa, meno spazio ci sarà per chi inganna. Ma rendere gli standard per la corrispondenza delle firme troppo rigorosi potrebbe lasciare gli elettori senza diritto di voto. 

C’è anche un compromesso tra tempestività e completezza. Gli Stati dovranno probabilmente elaborare rapidamente una grande quantità di voti e il meccanismo potrebbe incepparsi. Un conteggio approfondito potrebbe continuare per settimane, minando potenzialmente la fiducia nel risultato (specialmente se il conteggio tardivo cambia il vincitore). E in una elezione incerta, i contenziosi potrebbero protrarsi per mesi se gli elettori affermassero che il loro voto fosse stato annullato ingiustamente o i partecipanti avanzassero accuse di frode.

Un’alternativa, con alternative

Mentre le votazioni per posta giocheranno un ruolo importante, non copriranno tutto l’elettorato, quindi ci saranno altri modi per mitigare l’impatto che il coronavirus avrà sul voto. Oltre a spingere verso il voto per posta, gli Stati potrebbero estendere il voto in presenza, aggiungendo più seggi elettorali per consentire il distanziamento sociale. Come nel caso del voto per posta, l’apertura delle sezioni elettorali prima del giorno delle elezioni non è una soluzione inedita: 41 stati hanno già adottato il sistema e, nelle elezioni del 2016, quasi il 20 per cento degli elettori ha votato in questo modo. 

Ma gli stati procedono in ordine sparso e alcuni rifiutano l’opzione del voto anticipato. Il problema è che le regole di voto sono di parte e motivo di forti divisioni. Per due decenni, i democratici hanno fatto pressioni per facilitare il voto mentre i repubblicani hanno spinto per renderlo più difficile. Arrivare a un compromesso di buon livello attorno a maggiori opportunità di voto non sarà facile, soprattutto in un momento in cui l’economia è sotto pressione. In ogni caso, senza l’accordo dei leader democratici e repubblicani, le possibilità di successo precipitano.

Ma non c’è molto tempo a disposizione. Per avere un’elezione legittima a novembre, dobbiamo pianificare ora, mettendo in campo regole eque e le tecnologie giuste, anche se sono superate. Se le elezioni del 2020 non si svolgeranno senza intoppi e nei tempi previsti, per il futuro potremmo non avere più elezioni democratiche.

Lee Drutman è un membro anziano del programma di riforma politica di “New America”, conduttore del podcast Politics in Question e autore di  Breaking the Two-Party Doom Loop: The Case for Multiparty Democracy in America.

(rp)

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