Il ritorno di 8chan

L’iniziativa di CloudFlare di interrompere la collaborazione con 8chan ha aperto una seria discussione sugli obblighi morali delle aziende tecnologiche.

di Angela Chen

Ci sono volute solo poche ore prima che 8chan, una bacheca anonima che istiga all’odio razziale e ha giocato un ruolo negli ultimi espisodi di terrorismo, tornasse online dopo che CloudFlare, il sito che offre servizi di sicurezza su Internet, l’ha abbandonata al suo destino a seguito della strage di El Paso.

Al momento, il sito è stato nuovamente chiuso dopo che Epik, un’altra azienda di hosting che l’aveva ospitato, si è vista interrompere il servizio di noleggio dei server da parte di Voxillity. Pochi, comunque, dubitano che alla fine 8chan troverà il modo di riapparire.

Ciò significa che il “deplatforming” di aziende come CloudFlare è inutile nella lotta contro l’odio online? La risposta è no. In primo luogo, perché l’esperienza indica che questi bandi mettono in crisi questi siti, anche se successivamente chi è stato bannato, riemerge.

In secondo luogo, perché la decisione di CloudFlare, un attore chiave nel mercato della sicurezza dei siti Web, ha cambiato le aspettative relative agli obblighi morali delle aziende tecnologiche.

Dopo che un gruppo di aziende tecnologiche hanno negato l’accesso alle loro piattaforme ad Alex Jones, fondatore di InfoWars, l’interesse iniziale per la sua figura è aumentato, ma un anno dopo è praticamente scomparso dalla scena mediatica.

In uno studio del 2017 si rileva che la decisione di Reddit, un sito di social news, di vietare gruppi come r/fatpeoplehate e r/CoonTown ha contribuito a diminuire i discorsi di odio sul sito, afferma uno degli autori della ricerca Eshwar Chandrasekharan, della Georgia Tech.

Il motivo sembra essere che solo gli utenti estremamente motivati sono disposti a seguire il gruppo o il “guru” in un nuovo sito, ma i membri meno coinvolti abbandoneranno la comunità.

Allo stesso modo, il sito neo-nazista Daily Stormer era il punto di riferimento dell’estrema destra. Da quando, due anni fa, è stato bandito dalla piattaforma dell’azienda di web hosting GoDaddy, la sua influenza all’interno del movimento è notevolmente diminuita, afferma Becca Lewis, una ricercatrice che studia subculture politiche online.

“Se 8chan rimane inattivo, c’è motivo di credere che ciò avrebbe un grande impatto sulla capacità di organizzazione online dei movimenti di estrema destra”, spiega Lewis.

I critici del deplatforming sottolineano che potrebbe essere una deriva scivolosa verso la censura. Inizialmente, CloudFlare ha detto che non avrebbe vietato 8chan perché “siamo in gran parte un fornitore neutrale di servizi“.

Come ha sottolineato l’esperto di tecnologia Zeynep Tufekci, senza un sistema di regole condiviso, sarà difficile impedire alle aziende, per esempio, di togliere voce ai politici che chiedono la fine delle scappatoie fiscali per le grandi aziende.

Questi problemi sono profondi e complicati e Tufekci suggerisce che legislatori, piattaforme e utenti collaborino per creare un sistema coerente che includa il diritto degli utenti di contestare il divieto della piattaforma.

Ci vorrà molto tempo prima di realizzare un sistema coerente. Nel frattempo, i killer hanno continuato a pubblicare i manifesti in cui rivendicano le loro azioni terroristiche.

A partire da questo dato di fatto, Tarleton Gillespie, ricercatore di Microsoft Research e autore di Custodians of the Internet, sostiene che la decisione di CloudFlare  potrebbe essere una forma di giusto processo.

“Se avessero bannato 8chan perché erano ultraconservatori o radicali, allora ci sarebbero stati molti siti che avrebbero offerto la loro ospitalità a chi era stato allontanato, dice Gillespie.

Ma il consenso sul fatto che 8chan abbia oltrepassato il limite sembra quasi universale, e sta contribuendo alla definizione di ciò che ci si aspetta da un’azienda come CloudFlare.

Il cambiamento in corso potrebbe essere paragonabile a quello che ha coinvolto piattaforme di social media come Facebook. C’è stato un periodo in cui queste aziende insistevano sul fatto che fossero piattaforme neutrali e che non si poteva chiedere loro di esercitare un controllo sui messaggi che incitavano all’odio.

Quei giorni sono ormai trascorsi. Facebook ora impiega 30.000 moderatori di contenuti. Ma fino a oggi tutti ritenevano che le società di hosting come CloudFlare, che non pubblicavano i contenuti, potevano rimanere neutrali. Ora non è più così.

Gillespie non sta sostenendo che l’opinione pubblica deve dettare le regole, ma che potrebbe essere necessario aprire un confronto su quali tipi di discorso non possono essere tollerati e cosa dovrebbero fare le aziende (Vale la pena notare che queste discussioni devono essere condotte con grande attenzione alle ricadute sociali, in quanto, come ha dimostrato una ricerca di Data & Society, alcuni tipi di confronti su temi molto caldi possono amplificare l’appeal dell’estrema destra).

La tecnologia è ovviamente solo una piccola parte del problema delle stragi di massa. Le leggi lassiste sulle armi e la mancanza di volontà politica negli Stati Uniti di cambiarle sono un problema molto più grande.

Ma la decisione di CloudFlare ha cambiato il campo d’azione delle aziende tecnologiche. Chi si occupa di hosting o di sicurezza e continua a offrire i suoi servizi a un sito come 8chan farà una scelta politica. “Neutral” non è più neutro.

(rp)

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