Il progetto di Uber a Pittsburgh è fondamentale per le auto a guida autonoma

La tecnologia è in rapida fase di commercializzazione, anche se restano da risolvere i problemi legati alla sicurezza.

di Will Knight

Chiunque dovesse prenotare un servizio Uber a Pittsburgh nelle prossime settimane potrebbe ritrovarsi a bordo di una vettura con soli passeggeri.

Uber si sta preparando a offrire corse a bordo di taxi robotizzati. La società sta lavorando a questa tecnologia da un anno e sta mettendola alla prova per le strade di Pittsburgh. A breve verranno messi in circolazione una dozzina di taxi, con l’aspettativa di arrivare a 100 entro la fine dell’anno; questi mezzi disporranno comunque di conducenti pronti ad assumerne il controllo in caso di emergenza.

Il test mette alla prova la sorprendente velocità a cui le tecnologie per la guida autonoma si stanno diffondendo nel mercato, e potrebbe giocare un ruolo fondamentale nel determinare sia la percezione da parte del pubblico che le normative previste dal governo per regolare le automobili a guida autonoma. A seguito di un incidente fatale che aveva coinvolto una vettura Tesla con sistema Autopilot inserito, la National Highway Traffic Safety Administration ha avviato una indagine per appurare le responsabilità del sistema automatizzato (vedi “Il primo incidente fatale per l’autopilota di Tesla evidenzia i limiti della tecnologia”). Sarà interessante scoprire la reazione di passeggeri e conducenti alla prospettiva di perdere, per colpa di una macchina, quello che era diventato un lavoro facilmente accessibile.

Gli esperimenti di Uber attireranno una certa attenzione, visto che rappresentano la prima occasione per provare la guida autonoma. Per quanto se ne parli, non sono in molti ad essere saliti a bordo di automobili automatizzate e aver provato la sensazione di lasciar andare il volante.

L’industria automobilistica sta cercando di restare al passo della computerizzazione ed automazione che minacciano di destituire molti aspetti del settore trasporti. Lo sviluppo di sistemi di guida autonoma procede a un ritmo sorprendente, non solo da parte delle tradizionali case automobilistiche ma anche da altre società che vogliono cogliere questa opportunità per utilizzare sensori, computer e software.

L’avvento della guida autonoma sembra certamente inevitabile. “La tecnologia è scontata, e i mercati sono scontati”, dice Red Whittaker, un professore della Carnegie Mellon University, pioniere della navigazione robotizzata negli anni ’80 e ’90 e capo del team che nel 2007 ha vinto la prima competizione per guida autonoma organizzata dalla DARPA. “È qualcosa che continuerà a evolversi per decenni, ma entrerà a far parte dei sistemi comunemente diffusi”.

Laboratori di ricerca accademici e industriali ricercano la guida autonoma da decenni. Negli ultimi anni, però, la tecnologia ha cominciato a entrare in commercio a un ritmo sorprendente. Google ha testato le sue automobili per milioni di chilometri sulle strade di Mountain View, in California, così come ad Austin, in Texas e a Phoenix. Negli ultimi anni, la maggior parte delle case automobilistiche ed una manciata di startup hanno cominciato a testare le loro versioni di automobili a guida autonoma.

Rajunathan Rajkumar, un professorte della CMU che collabora con General Motors per la tecnologia, dice che l’esperimento di Pittsburgh accrescerà la consapevolezza pubblica sul funzionamento del sistema. “La maggior parte delle persone sarà ansiosa di entrare a far parte del processo”, dice, ma aggiunge che la città sarà un terreno di prova impegnativo, date le condizioni atmosferiche e la complessità delle sue strade. Rajkumar sottolinea anche come le automobili a guida autonoma non siano ancora in grado di reagire agli imprevisti. “Questa è una prima versione di prova. Ci vorrà molto tempo prima di poter veramente togliere il conducente umano dall’equazione”.

Uber, che ha avviato il suo servizio di ride-sharing nel 2009, ha rinvigorito il suo progetto per la guida autonoma nel 2015, quando ha assunto una dozzina di ricercatori della CMU, una mossa che ha scatenato non poche polemiche. La società ha investito centinaia di milioni di dollari in questo progetto ed ha promesso di spendere più di un miliardo nei prossimi anni. Recentemente ha anche acquisito una startup che sviluppa camion a guida autonoma (vedi “Uber Is Betting We’ll See Driverless 18-Wheelers Before Taxis”).

Esistono ancora diversi ostacoli e problemi di sicurezza da risolvere. Per quanto gli incidenti possano scatenare le ire del pubblico, come nel caso dello scontro fatale provocato da una Tesla con sistema Autopilot attivo, alcuni esperti ritengono che la tecnologia si rivelerà troppo utile per essere accantonata. “Sì, c’è stato un incidente”, dice Raj Reddy, un professore della CMU. “Confrontiamolo con il numero di incidenti fatali che avvengono ogni giorno. Un solo incidente non metterà in ginocchio l’industria”.

Reddy, il direttore che nel 1979 ha fondato il robotics institute della CMU, dice che le norme governative e la perseguibilità legale sono altri ostacoli. “Credo, però, che tutte queste cose si risolveranno da sole”, dice.

Uber non è la prima società ad aver messo alla prova dei taxi a guida autonoma. Una spinoff del MIT di nome nuTonomy sta già provando un servizio ristretto nelle strade di Singapore. Rajkumar avverte però che entrambi i test potrebbero evidenziare le sfide della guida autonoma. “Penso che le persone dovrebbero rivedere le proprie aspettative”, dice.

(MO)

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