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Le cellule del sistema immunitario sono soprattutto note per il loro compito di pronto intervento, come sterminatori di batteri, funghi, virus ed altri invasori. Sono anche in grado di riparare ai danni nel corpo; cellule killer, ma anche guaritrici.

di Andrew Myers

Qualche anno fa, Jennifer Elisseeff, ingegnere biomedico, incappò in qualcosa di inaspettato. Specializzata in biomateriali artificiali, la sorpresa della Elisseeff non venne risvegliata da una nuova combinazione di molecole, ma dal fatto che un gel che stava studiando, fosse stato circondato dalle cellule immunitarie del corpo in cui era stato impiantato.
Scoprì che si trattava di cellule T, conduttrici della risposta immunitaria.
Elisseeff, allora digiuna nella disciplina dell’immunologia, si prese nel 2013 un semestre sabbatico in Svizzera per approfondire l’argomento ed una volta tornata a Baltimora fu nominata co-direttrice di una squadra il cui incarico era rendere velocemente accessibili al mondo esterno i risultati ottenuti.

Al suo fianco, Drew Pardoll, tra i più noti esperti nel campo dell’immunologia applicata alla lotta contro il cancro.
“Si deve a lei il termine, ora ampiamente utilizzato, di‘immunologia rigenerativa,” specifica Pardoll.
“Una ferita provoca reazioni immunitarie sia difensive che di restauro,” spiega la Elisseeff. “Siamo convinti che la rigenerazione scaturisca dalle funzioni di restauro.”
“Il numero di biomateriali esistenti è quasi pari al numero di tipi di tessuti presenti nel corpo e, dopo 20 anni di studi, si tratta ora strutture interattive,” continua la Elisseeff. “Stiamo creando materiali capaci di collaborare con il sistema immunitario.”
L’obbiettivo è arrivare ora a nuovi biomateriali e terapie rigenerative.

Nel 2016, Elisseeff e Pardoll hanno pubblicato uno studio su Science in cui dimostravano che si possono creare biomateriali capaci di minimizzare la presenza di linfociti TH2 per incoraggiare la rigenerazione di muscoli funzionanti in animali di laboratorio.
Secondo la Elisseeff i processi rigenerativi dipendono probabilmente dal tipo di tessuto. Una terapia rigenerativa efficace per la pelle potrebbe non esserlo per l’occhio, le ossa o i muscoli. È possibile che i ricercatori debbano sviluppare immunoterapie specifiche per ogni tessuto. C’è di bello, secondo Pardoll, che “le cellule immunitarie sono delle vagabonde. Viaggiano nel flusso sanguigno a caccia di possibili stati infiammatori. È possibile che si possa semplicemente iniettarle e lasciare loro il compito di raggiungere l’obbiettivo.”

Un eminente sostenitore di queste ricerche è Robert Langer, professore di ingegneria biomedica al MIT, secondo cui ‘Si tratta di un lavoro molto importante, che amplia la nostra comprensione dei biomateriali in direzioni nuove e molto promettenti sia per la ricerca che per la terapia clinica.”

“L’immunoterapia potrebbe rivelarsi ancora più importante per la medicina rigenerativa che per l’oncologia,” aggiunge Pardoll .
La Elisseeff conclude con cautela: “Vogliamo incoraggiare i potenti ed innati processi biologici di rigenerazione che si perdono in qualche modo con l’età,l a malattia o il trauma. Le cellule sanno come ricostruire meglio di noi. Si tratta di liberarne il potenziale.”

(LO)