Il piano Net Zero della Bp

Che possibilità ci sono per l’industria del gas e del petrolio?

di James Temple

Un numero crescente di compagnie petrolifere e del gas sta progettando di ridurre le proprie emissioni di gas serra grazie alla crescente pressione di investitori, politici e un pubblico preoccupato per i cambiamenti climatici o per i rischi finanziari che il settore comporta. 

La BP ha recentemente annunciato di voler eliminare le emissioni dalle proprie operazioni entro il 2050, comprese le operazioni di estrazione diretta di petrolio e gas. Si tratterebbe di oltre 400 milioni di tonnellate di anidride carbonica emessa in meno, all’anno. “Il progetto interessa direttamente tutto il combustibile fossile che estraiamo dal terreno”, ha dichiarato il nuovo CEO, Bernard Looney.

La società si è impegnata a fornire maggiori dettagli sul proprio piano a settembre, ma Looney ha dichiarato durante una conferenza stampa che comporterà una riduzione graduale della produzione di combustibile fossile da parte della BP. 

Il raggiungimento di questi obiettivi richiederebbe anche un importante investimento in fonti di energia pulite e probabilmente piantare alberi o utilizzare altri metodi per assorbire l’anidride carbonica dall’aria. Tutti gli utenti di prodotti petroliferi e del gas della BP rimanenti nel 2050 dovrebbero installare sistemi per catturare le emissioni dai loro impianti, fabbriche o veicoli. Attualmente, le fonti rinnovabili come il vento, il solare e i biocarburanti non rappresentano che una minima parte delle operazioni o degli investimenti dell’azienda. 

C’è ancora però un trucco nel calcolo delle emissioni dichiarate dal piano. La BP si impegna a dimezzare solo il fattore noto come “carbon intensity”, o intensità di emissione di anidride carbonica, relativo a petrolio o gas prodotto da altre società che la BP acquista, elabora e rivende. (L’intensità di emissione di anidride carbonica fa riferimento al livello di emissioni per unità di energia.) 

Come osserva Bloomberg Green, ad oggi, solo gli obiettivi di emissioni della Repsol sembrano andare oltre quelli di BP, tra le principali compagnie petrolifere e del gas. A dicembre, la società spagnola ha annunciato l’intenzione di abbandonare completamente i combustibili fossili entro il 2050, operando anche sulle emissioni prodotte quando i clienti utilizzano i suoi prodotti. 

A titolo di paragone, la Royal Dutch Shell ha dichiarato che taglierà l’intensità di emissione dei suoi prodotti del 20% entro il 2035 e di circa il 50% entro il 2050. La francese Total, ha pubblicato piani che le permetteranno di ridurre le emissioni delle operazioni e del consumo di energia di almeno 6 milioni di tonnellate di anidride carbonica entro il 2025. 

Il piano della BP include investimenti sempre maggiori in settori alternativi a petrolio e gas; è in programma la creazione di nuove divisioni commerciali incentrate su argomenti come l’innovazione e l’energia a basse emissioni di anidride carbonica, oltre all’installazione di monitor per rilevare perdite di metano, un gas serra particolarmente potente, nei suoi siti (la BP è uno dei maggiori produttori mondiali di gas naturale, costituito principalmente da metano). 

Ciononostante, il settore energetico deve in realtà ridurre le proprie emissioni ancora più velocemente per evitare livelli pericolosi di cambiamento climatico. Secondo un’analisi condotta da Carbon Tracker a novembre, i principali produttori di petrolio e gas hanno bisogno di ridurre la produzione collettiva del 35% entro il 2040, alcuni addirittura dell’85% circa, per raggiungere l’obiettivo principale dell’accordo sul clima di Parigi: impedire alle temperature globali di aumentare di quei disastrosi 2°C di riscaldamento. Il settore continua invece a versare centinaia di miliardi di dollari in progetti per attingere a nuove riserve di combustibili fossili.

Foto: BP

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