Il piano di un biohacker per migliorare i dalmata finisce male

La FDA intende regolamentare le alterazioni genetiche di animali con il CRISPR.

di Andrew Rosenblum

David Ishee è un operatore di canili di Mississippi con una grande passione per i cani che pensa di usare la tecnica di gene-editing CRISPR per migliorarli da un piccolo laboratorio che ha realizzato in una baracca di legno.

Per quanto possa sembrare improbabile, è abbastanza serio da aver provocato una telefonata della U.S. Food and Drug Administration per vietare la vendita di qualunque esemplare senza approvazione.

Ishee, membro del movimento di “biohacker”, spera di fare uso di questa nuova ed economica tecnica di gene-editing per riparare una singola lettera nel DNA dei dalmata causa di una malattia ereditaria chiamata iperuricemia, ormai tipica della razza quanto la loro pelliccia maculata.

Ai primi di gennaio, Ishee aveva inviato all’agenzia una descrizione di come intendeva sistemare i dalmata, convinto di ricevere immediata approvazione. La risposta arrivò sotto forma di una nuova proposta per la regolamentazione di bestiame, maiali, cani ed altri animali modificati con il gene-editing.

L’agenzia già controlla gli animali transgenici, quelli con geni di altre specie aggiunti al proprio DNA. Secondo la nuova proposta, anche casi come animali dal DNA corretto per risolvere malattie o per modificare una loro qualunque caratteristica non potranno accedere al mercato senza approvazione.

Ishee non è l’unico allevatore che vede così sfumare la speranza di poter creare individui più sani riparando così ai danni provocati dall’allevamento intensivo.

Il CRISPR è così facile da utilizzare che le polemiche su come por limiti al suo utilizzo non sono state poche. James Clapper, direttore dell’intelligence USA, definì l’anno scorso il gene editing una potenziale arma di distruzione di massa.

La nuova proposta dell’agenzia vorrebbe considerare la porzione di genoma modificato dell’animale alla stregua di un farmaco veterinario. I creatori dei salmoni GM “Aquabounty” impiegarono più di 20 anni per dimostrare che il loro pesce dallo sviluppo accelerato era sicuro ed ottenere così l’approvazione necessaria a metterlo in commercio.

Le nuove regole colpiscono anche realtà di maggiori dimensioni. Una startup biotech del Minnesota chiamata Recombinetics inviò lo scorso dicembre una lettera alla FDA dichiarando la propria intenzione di mettere in vendita mucche da latte Holstein geneticamente modificate a non avere corna.

gli investimenti sono ora in dubbio, ma il fondatore della Recombinetics, Scott Fahrenkrug, si dichiara pronto a lottare contro queste regole, convinto che “Trump non permetterà che queste regole prendano piede”.

In un’intervista apparsa su YouTube, anche Ishee ed un suo collega biohacker hanno valutato le possibili conseguenze di curare comunque i cani e rendere la cosa nota al pubblico solo successivamente. Gli esseri umani stanno modificando il DNA dei cani da millenni, al punto da averli resi la razza più afflitta da malattie genetiche del pianeta.

Nel caso dei dalmata, l’incrocio con una razza più sana potrebbe guarirli delle loro afflizioni renali, ma gli allevatori non sono disposti a rischiare l’aspetto caratteristico della razza pura. Ishee intendeva comprare o costruire DNA corretto, acquisire gli ingredienti molecolari necessari al CRISPR modificare dello sperma di dalmata con cui fertilizzare artificialmente delle fattrici, nella speranza di ottenere almeno qualche cucciolo sano. Ishee ha già provato a creare cuccioli di mastino “bioluminescenti” con il DNA di batteri luminosi, senza successo. Secondo Samantha Nicole Lotti, ricercatrice veterinaria della University of Illinois di Urbana-Champaign, l’utilizzo dello sperma non dà risultati prevedibili e non è ancora mai stata utilizzata in associazione al CRISPR per riparare un gene difettoso.

La FDA non proibisce il gene editing degli animali, solo la distribuzione degli individui risultanti.

Ishee non è interessato ad aggiustare un paio di cani senza poter diffondere la cura. “Ora che ce n’è la possibilità, abbiamo l’obbligo etico di porre rimedio ai danni che abbiamo provocato,” afferma Ishee. “I cani soffrono di orribili malattie e nessuno è interessato a fare nulla in proposito.”

Immagine: Rebecca Scholz, Pixabay

(LO)

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