Il lato dannoso dei social è stato scientificamente dimostrato

I risultati di un nuovo studio condotto dalla University at Buffalo mostrano che l’uso eccessivo dei social media comporta una serie di conseguenze negative sul piano fisico

di MIT Technology Review Italia

Per decenni, i ricercatori hanno dedicato attenzione al modo in cui il coinvolgimento nei social media si collega alla salute mentale degli utenti, ma finora le conseguenze di questo rapporto non sono state studiate a fondo. Sondaggi recenti indicano che l’utilizzo dei social media è particolarmente elevato per gli adolescenti e per le generazioni immediatamente successive, una popolazione che trascorre circa sei ore al giorno davanti allo schermo. 

Gli esperti dell’European Academy of Pediatrics e dell’European Childhood Obesity Group negli anni passati hanno segnalato rischi di obesità, disturbi del sonno, danni alla vista e posture scorrette. Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità circa un bambino su cinque, in Europa, soffre di “obesità da schermo” e vi sono prove di un forte legame tra una condizione di forte sovrappeso e l’esposizione a tv, computer, tablet e cellulare nell’infanzia.

Altrettanto pericolosi gli effetti nocivi sul sonno, con la possibilità dell’inversione del ritmo circadiano, cioè stare svegli tutta la notte sul web e dormire di giorno. L’esposizione notturna alla luce blu, emessa ad alti livelli da dispositivi elettronici come smartphone, tablet, computer portatili, TV a schermo piatto e altri schermi a LED, è nociva per la vista, avendo una lunghezza d’onda corta e una maggiore frequenza ed energia, che può provocare, oltre che mal di testa e disturbi del sonno, rossore, secchezza, affaticamento agli occhi, fino a danni alla retina.

Ma anche se questi studi hanno approfondito i collegamenti tra l’utilizzo dei social media e la salute fisica, la maggior parte della ricerca si è basata sull’auto-segnalazione o sugli effetti dell’utilizzo di un’unica piattaforma. Ora, sulla rivista “Cyberpsychology, Behaviour, and Social Networking”, è apparso uno studio con una solida base scientifica.

I ricercatori dell’University at Buffalo hanno reclutato un campione diversificato di 251 studenti universitari di età compresa tra i 18 ei 24 anni per lo studio, ne hanno raccolto i i campioni di sangue e hanno chiesto ai partecipanti di completare questionari sulla loro salute fisica e sul loro utilizzo di Facebook, Twitter, Snapchat e Instagram, le piattaforme più popolari al momento della raccolta dei dati nel 2017.

È stato riscontrato che chi aveva utilizzato eccessivamente questi social media mostrava livelli più elevati di proteina C-reattiva (CRP), un marker biologico di infiammazione cronica che predice malattie gravi, come il diabete, alcuni tipi di cancro e malattie cardiovascolari. Oltre a livelli elevati di PCR, i risultati indicano che una frequenza costante sui social media era anche correlato a sintomi somatici, come mal di testa, dolori al petto e alla schiena e maggiore ricorso a visite mediche presso i centri sanitari.

“Il nostro obiettivo”, ha spiegato David Lee, primo autore del paper e ricercatore dell’UB College of Arts and Sciences, “era valutare la salute fisica con parametri biologici, comportamentali e con sistemi di autovalutazione. I dati hanno confermato la correlazione tra il numero di ore di utilizzo dei social media e gli indicatori di salute fisica”. Lee sostiene che l’importanza di questo lavoro non è tanto nell’avere stabilito questa correlazione, ma nell’aprire la strada a una serie di studi sui collegamenti tra fruizione eccessiva dei social media e salute fisica, al di là delle posizioni teoriche.

(rp)

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