Il gigantesco progetto nucleare nel Regno Unito diventa un caso diplomatico

La disfatta del progetto per la centrale nucleare di Hinkley Point potrebbe segnare la fine dell’era delle centrali nucleari mastodontiche.

di Richard Martin

Un tempo considerato una parte vitale per il futuro a energie pulite del Regno Unito, il tormentato progetto per la centrale nucleare di Hinkley Point pare sempre più lontano dal diventare realtà, complice la recente disputa fra i tre paesi coinvolti nella sua realizzazione: Regno Unito, Francia e Cina.

Avviato originariamente nel 2013, il progetto dovrebbe costare $23.2 miliardi e fornire energia a $119.40 per megawatt-ora – più del doppio dell’odierno prezzo all’ingrosso dell’elettricità in Inghilterra. I dirigenti nel Regno Unito hanno manifestato non poche preoccupazioni per il coinvolgimento della China General Nuclear Power Company (CGNPC), il gigante nucleare che sta coprendo un terzo del costo, a seguito dell’accusa di spionaggio rivolta a un ingegnere nucleare della società. Allen Ho, un cittadino americano naturalizzato, è stato accusato in aprile di “cospirazione, coinvolgimento illegale e partecipazione alla produzione e allo sviluppo di speciali materiali nucleari al di fuori degli Stati Uniti, senza le dovute autorizzazioni da parte del Dipartimento dell’Energia degli Stati Uniti”.

Il presunto spionaggio industriale attuato da Ho per conto della China General Nuclear ha scatenato il timore di una possibile “back door” cinese all’interno delle operazioni della rete elettrica del Regno Unito. Questo genere di considerazione sono la ragione per cui il primo ministro Theresa May avrebbe deciso di congelare il progetto di Hinkley Point fino al termine di una revisione dell’accordo. Un’assistente di May ha pubblicato una op-ed in cui avverte del rischio che i possessori stranieri di centrali nucleari nel paese possano “progettare dei punti deboli nei sistemi computerizzati al fine di poter disattivare a piacimento la produzione di energia nel Regno Unito”.

La Cina, che mira a diventare il principale fornitore di tecnologie per l’energia nucleare, ha risposto furiosamente all’interruzione del progetto. L’ambasciatore cinese a Londra ha risposto con un articolo uscito sul Financial Times in cui dice che “i rapporti fra Cina e Regno Unito si trovano dinanzi a un bivio storico critico”, e che la cancellazione del progetto potrebbe compromettere fino a 100 miliardi di sterline in investimenti futuri

È vacillato anche il supporto da parte del governo francese di Francois Hollande. I leader sindacali hanno accusato il gigantesco e costoso progetto di mettere a rischio la capacità finanziaria dell’operatore EDF, di proprietà dello stato, che dovrebbe realizzare la stazione di Hinkley Point. In segno di protesta verso il progetto, il capo dell’ufficio finanziario della EDF si è in seguito dimesso.

Al di là delle teorie cospirazioniste e del tumulto diplomatico, il vero problema con il progetto è che non ha alcun senso, economico o tecnologico. La centrale dovrebbe essere alimentata da reattori pressurizzati europei, una versione aggiornata di una tecnologia risalente agli anni ’70. Al momento sono in fase di costruzione quattro reattori EPR, di cui due in Cina e rispettivamente uno in Francia e in Finlandia. Tutti e quattro i progetti si sono imbattuti in ritardi e superamenti di costo. L’idea di fondare il futuro energetico del Regno Unito su una tecnologia superata pare sempre più errata – specialmente se si tengono in considerazione i design più moderni, compatti e sicuri a disposizione. Alcuni di questi design sono persino stati sviluppati in Cina.

L’era dei giganteschi impianti centralizzati sta recedendo in concomitanza con la diffusione di impianti eolici, solari, di centrali più compatte e sistemi di accumulo più economici e facili da realizzare. “In un mondo che avanza verso sistemi più economici, flessibili e decentralizzati, investire in centrali dal costo esorbitante è sempre più una idea del passato che cerca di risolvere i problemi del 21° secolo”, ha scritto Richard Black, direttore della Energy and Climate Intelligence Unit di Londra.

Anche su The Economist è figurato un invito a bloccare il progetto di Hinkley Point. “Al di là dei timori sulla sicurezza e la Cina, che sono probabilmente esagerati, il progetto sembra un investimento pessimo di denaro … il Regno Unito dovrebbe tirarsi indietro in questo accordo”.

(MO)

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