Il desktop voltapagina

Se Mitch Kapor, vecchio pioniere del software, avrà ancora una volta successo, tutte le informazioni digitali di cui potremmo aver bisogno – indirizzi di posta elettronica, appuntamenti, documenti e altro ancora – saranno sempre a portata di mano.

Si chiama chandler, il nuovo audace tentativo di reinventare il modo in cui i computer vengono utilizzati per gestire le idee.

Un rumore di pallone è insolito da sentirsi negli uffici.

È naturale, perciò, che tutti si voltino a guardare quando il suono in questione, più simile a quello prodotto dai guantoni sul ring, si propaga dai soffitti in legno di un ufficio del quartiere a Sud di Market Street, l’area direzionale, un tempo molto di moda, di San Francisco. Il programmatore Jed Burgess è sdraiato sulla schiena accanto a un grosso pallone blu da ginnastica. Burgess si solleva, si toglie le calze per avere più attrito e finalmente riesce a mettersi in equilibrio, in piedi sulla palla. I suoi colleghi applaudono e subito l’ufficio torna tranquillamente a discutere di architetture software, con il ticchettio delle tastiere per sottofondo. Benvenuti alla Open Source Applications Foundation di Mitch Kapor.

Kapor in persona, il celebre fondatore di Lotus Development sempre critico nei confronti dell’industria del software, è lontano dal clamore. Ma se la sua fondazione avrà successo, il rumore prodotto risuonerà per l’intero settore. Tredici programmatori della struttura lavorano alacremente a un software che potrebbe cambiare il modo in cui siamo soliti gestire la nostra esistenza digitale; eliminando i fastidi legati al fatto di essere costretti a barcamenarci tra decine di tipi di informazione memorizzati sui nostri computer e una quantità di applicazioni diverse e rendendo, confida Kapor, più felice e produttivo l’utente medio del personal computer.

Conosciuto con il nome in codice di Chandler, in riferimento al celebre autore di romanzi gialli (perché l’oggetto del loro lavoro, precisa Kapor, rappresentava un vero mistero un paio d’anni fa, quando l’avventura è cominciata), il nuovo programma promette di dare accesso, simultaneo e centralizzato, a tutti i messaggi di e-mail, i fogli elettronici, i dettagli degli appuntamenti, gli indirizzi, gli appunti dei blog, i documenti di testo, le fotografie digitali e quant’altro: basta con tutte quelle applicazioni da aprire una dopo l’altra per individuare un dato argomento. Chandler concentra le funzionalità chiave di Microsoft Outlook, Palm Desktop e altre applicazioni di gestione delle informazioni personali e le integra con il resto dei contenuti del PC e di Internet. Tutti i dati necessari per portare a termine un incarico o un progetto sono raggruppati sullo schermo, organizzati intorno a una singola funzione – la e-mail – che secondo Kapor è il canale fondamentale della nostra quotidianità elettronica.

Visto che Chandler espone le informazioni nel loro contesto logico – visualizzando contemporaneamente tutti gli elementi tra loro correlati – e non nelle cartelle e finestre separate, proprie dei tradizionali desktop dei sistemi operativi, può essere considerato come un nuovo modo di accedere ai computer. «Potrà sembrare presuntuoso», ammette Kapor, «ma stiamo cercando di progredire oltre gli attuali limiti in termini di innovazione, puntando a diventare i pionieri di un nuovo tipo di interfaccia», un’interfaccia di cui si avverte un drammatico bisogno. «Il software è troppo complesso, troppo limitante, in misura sempre più grave. è un vero mal di testa, l’utente medio si è davvero scocciato».

Porre termine a questa «scocciatura» – un termine che nel blog, il diario online di Kapor, compare piuttosto spesso – è una missione tanto importante da aver convinto l’imprenditore del software a investire nella sua fondazione, di tasca propria, ben 5 milioni di dollari. L’estate scorsa, Kapor ha offerto a «Technology Review» la prima dettagliata anteprima di Chandler e dell’organizzazione che sta in questo momento sviluppando il software.

Le prime voci su Chandler erano emerse nel corso delle conferenze, sul diario online di Kapor e sul sito Web della fondazione e avevano suscitato un immediato dibattito tra i programmatori. è un «progetto interessantissimo da tenere d’occhio», dice Chad Robinson, analista del Robert Frances Group, società di consulenza con sede a Westport, nel Connecticut. «Si sono focalizzati su una completa revisione del modo in cui si interagisce» con le informazioni che fluiscono ogni giorno attraverso i computer. Per Robinson questa strategia è «incredibilmente ambiziosa e molto rischiosa».

In effetti, per avere successo, Kapor dovrà imporre un radicale cambiamento nel modo in cui programmatori e utenti sono abituati a pensare alla presentazione e all’organizzazione dei dati. Non solo, Chandler è anche un progetto open source; a differenza dei software commerciali, dipenderà quindi in gran parte dal lavoro volontario dei programmatori di tutto il mondo e il suo codice sarà gratuitamente disponibile. Il tentativo di costruire un programma con interfaccia così amichevole fuori dalle strutture aziendali imposte dalle esigenze del mercato e dalle scadenze temporali è molto coraggioso, e le possibilità di rilascio entro il termine fissato da Kapor – la fine di quest’anno – sono, come dire, una questione aperta.

A suo favore, la squadra che sta dietro al progetto Chandler può vantare un gruppo di volontari davvero stellari, nomi del calibro di Andy Hertzfeld, semidio della programmazione e autore di buona parte del sistema operativo Macintosh, o Lou Montulli, uno dei softwaristi fondatori di Netscape, insieme a un nucleo di sistemisti stipendiati, tra i quali Burgess, l’«equilibrista».

La posta in gioco è un modo nuovo e più intuitivo di gestire le informazioni, forse ancora più rivoluzionario dell’invenzione delle scrivanie grafiche virtuali al posto delle interfacce basate su comandi di testo che caratterizzavano i primi computer. è questa visione a spingere Kapor – che personalmente afferma di preferire il mestiere del programmatore – a passare tanto tempo nel cercare di dare una struttura al suo progetto.

UNA NUOVA AGENDA

La speranza di Kapor è che Chandler attiri l’attenzione di un esercito di convertiti, pur restando sempre ben conscio dell’aleatorietà che regna nel campo del software. Un’applicazione fondamentale come Lotus 1-2-3, uno dei primi fogli di calcolo, fu a suo tempo un must che contribuì più di ogni altro programma a far decollare la rivoluzione del personal computer. Ma Kapor, che aveva fondato Lotus nel 1982, lasciò la sua azienda cinque anni dopo per andare a dirigere On Technology, che ebbe meno successo. Nel 1990 abbandonò del tutto l’industria del software per diventare uno dei fondatori della Electronic Frontier Foundation, un gruppo di difesa delle libertà civili digitali che presentò, vincendole in tribunale, alcune delle prime denunce contro la violazione della privacy e delle libertà di espressione su Internet. Dopo di che, Kapor diventa filantropo e investitore, piazzando due colpi grossi come i finanziamenti di Real Networks, il colosso specializzato in streaming dei contenuti multimediali, e UUNET (entrata poi a far parte di MCI), che gestisce la dorsale Internet privata più estesa del mondo.

Oggi è tornato al suo primo amore, la creazione di software. Kapor ritiene che la maggior parte delle applicazioni di «produttività personale» utilizzate oggi da lavoratori e consumatori sia troppo complicata e rigida. Un esempio? Kapor e sua moglie Freada Klein, responsabile di una piccola società di consulenza in materia di molestie sessuali, intendevano sfruttare le funzioni di agenda di Microsoft Outlook per coordinare i rispettivi appuntamenti di lavoro e quelli dei collaboratori. Per farlo, avrebbero dovuto installare e amministrare un software chiamato Microsoft Exchange, un potente server di messaggistica per la posta e il lavoro di gruppo aziendali che Kapor ritiene troppo costoso e complesso da gestire. «Non solo è una cattiva soluzione, ma è anche troppo impegnativa per noi», egli spiega.

Il ricordo di quell’esperienza riaffiorò nel momento in cui Kapor stava prendendo in considerazione un possibile revival di Agenda, un database con funzioni di organizer che fu l’ultimo prodotto rilasciato da Lotus come società indipendente. Agenda era in grado di memorizzare automaticamente i dati inseriti in formato libero – per esempio «Il venerdì chiama Alice per quel viaggio in Australia» – ordinandoli in categorie ad hoc come «telefonate», «Alice», «Australia» e «Venerdi». Le informazioni venivano successivamente richiamate al momento giusto, in questo caso quando l’utente avesse consultato la sua agenda per venerdì. Pur essendo basato su un sistema operativo come il vecchio MS DOS di Microsoft, che richiedeva l’apprendimento di una serie di comandi testuali, i fan di Agenda amavano la possibilità di classificare dati tra loro correlati, ma presi da fonti differenti. Comunque il programma non ebbe mai un grande successo di vendita e Lotus lo dismise subito dopo la partenza di Kapor.

Oggi Kapor ritiene che Agenda avesse semplicemente anticipato troppo i tempi. E, visto che molte delle cose che segnano il ritmo del nostro lavoro e della nostra vita vengono ormai condivise su Internet, è convinto che un’applicazione che riprende di fatto gli stessi concetti di Agenda debba per prima cosa essere sviluppata intorno alla più importante funzionalità di Internet: la posta elettronica. Malgrado la rivoluzione di Internet e la gran quantità di soldi e energie profusi nello sviluppo di software per la rete, l’interfaccia standard dei computer – il cosiddetto desktop – assomiglia molto alle sue versioni risalenti ai primissimi computer basati sulle icone grafiche, anche se nella fattispecie si trattava del computer Macintosh del 1984. Con Chandler, Kapor vede l’e-mail come principale interfaccia di accesso ai computer, con entità come calendari, rubriche dei contatti, servizi di messaggistica istantanea e cartelle di documenti organizzati tutto intorno.

«La gente passa gran parte del suo tempo con la posta elettronica; siamo ormai completamente mail-centrici. è la più gettonata delle applicazioni di produttività, fa notare Kapor.

IL RITORNO DEGLI AGENTI SEGRETI

Chandler assegna la massima priorità alla comodità dell’utente. Questo significa che il modo in cui la posta elettronica e le altre entità vengono raggruppate è mutevole, in funzione del lavoro da svolgere e di come si desidera vedere organizzate le proprie informazioni. I programmatori della società di Kapor chiamano «contesti» questi gruppi di files, perché lo scopo è quello di facilitare il più possibile l’accesso agli elementi tra loro correlati e controllare il tipo di dati visualizzati.

La videata delle «cose da fare», per esempio, potrebbe essere uno di questi contesti, con la posta elettronica mescolata agli elementi inseriti nell’elenco di appuntamenti e compiti. Quando si vuole preparare un party, Chandler farebbe comparire sullo schermo un calendario con le date chiave (il giorno in cui acquistare la torta, per esempio), il formulario di invito, le conferme degli invitati, un elenco di compiti da svolgere e magari la nota spese completa. Se uno degli invitati manda una mail chiedendo di preparare anche qualche antipasto vegetariano, la nota verrebbe automaticamente inserita nella lista di cose da fare. Grazie ai contesti, Chandler può riorganizzare la schermata ogni volta che l’utilizzatore decide di passare a un altro progetto, come se cambiasse tavolo di lavoro. è una distanza siderale rispetto al software di oggi, che costringe a districarsi tra applicazioni e cartelle per trovare quel che serve e a stampare ogni informazione quando si vuole avere tutto sott’occhio. E se Chandler sarà accompagnato da alcuni contesti predefiniti, Kapor si aspetta che altri contesti verranno sviluppati anche dai programmatori open source. Se uno di questi programmatori riesce, per esempio, a escogitare un modo più efficace per effettuare l’analisi di un foglio di calcolo, l’utente potrà semplicemente uscire dal vecchio contesto e sostituirlo con il nuovo (provate a fare la stessa cosa con Outlook…).

Parte della flessibilità è dovuta a una tecnologia dalle fortune alterne: gli agenti software. Si tratta di piccoli programmi progettati tipicamente per svolgere funzioni molto mirate, come l’emissione di un suono di allarme all’arrivo di un messaggio e-mail. I tentativi di sviluppare agenti più sofisticati, come l’odiatissimo «Clippy» di Microsoft, la graffetta-pupazzo che dovrebbe servire ad assistere gli utenti nell’impiego dei programmi di Office, non hanno avuto molto successo. è qui che entra in gioco il «volontario» Andy Hertzfeld. Il programmatore, di temperamento allegro ed esuberante, autore del sistema operativo Mac OS, (che resta uno dei software più amichevoli della storia), continua a pensare che gli agenti potrebbero cambiare radicalmente il modo in cui utilizziamo il software. «Su Internet c’è tutto un mondo in costante attività, egli spiega. «Perché non provare a fare in modo che l’utente finale possa esprimere i suoi interessi e tenere automaticamente sotto sorveglianza la rete?» Per esempio, si chiede Hertzfeld, perché il vostro computer non dovrebbe disporre di un agente capace di svolgere un compito banale come la prenotazione di una stanza d’albergo al prezzo più conveniente o modificare il vostro indirizzo nella rubrica, non più aggiornata, di un amico?

Hertzfeld non ha resistito alla tentazione di giocare con le parole e si è messo a studiare un «portalettere» per le e-mail, un «agente di viaggio» per la prenotazione dei biglietti aerei e un «agente segreto» che gestisce le informazioni crittografate. Ma la sua intenzione è di non esagerare. «Mitch teme che i miei agenti saranno troppo leziosi», egli ammette. «Più che user friendly, devono essere Kapor friendly».

DALL’ASTRATTO AL CONCRETO

In qualità di capo del progetto Chandler, Kapor si diverte a sognare sempre funzioni nuove. Ma dopotutto è anche il capo tout court. «è impossibile coordinare un progetto di così ampio respiro all’interno di una struttura improvvisata», egli spiega. Nel corso di una delle regolari riunioni del giovedì, Kapor fissa le norme che il gruppo deve tassativamente seguire. «Dobbiamo puntare su un livello più unico che raro di trasparenza» sui ritardi rispetto alla tabella di marcia e sugli eventuali bachi nel codice, spiega ai suoi uomini. La voce di Kapor è un po’ rauca, eredità dei giorni in cui, prima di diventare programmatore, faceva il DJ nelle stazioni radio, e ha una schiena un po’ riottosa, per cui spesso trova più comodo restare in piedi. Simpatizza con il personale che si lamenta della difficoltà nel rispettare gli obiettivi, riconoscendo che «le cose tendono a richiedere più, non meno tempo… Da questo ufficio non ci aspettiamo di cambiare la natura umana. Proviamo però a darci un calendario realistico, se possiamo. Non abbiamo alle spalle una società di venture capital, ma abbiamo l’opportunità di fare le cose in modo diverso».

La possibilità di lavorare con Kapor su un prodotto così rivoluzionario ha finito per calamitare eccezionali esperti di software. Oltre a Montulli, anche altri programmatori ex-Netscape sono coinvolti nell’impresa. John Anderson, incaricato di trovare il modo di concretizzare il sogno di Kapor, è uno dei migliori programmatori indipendenti di Silicon Valley. L’esperta di e-mail Kaitlin Duck Sherwood ha passato buona parte della sua vita lavorando sulla messaggistica elettronica; i suoi genitori avevano partecipato a PLATO, un fondamentale progetto di comunicazione portato avanti negli anni Settanta dall’Università dell’Illinois. Hertzfeld sembra farsi portavoce di tutti quando afferma: «L’obiettivo, per noi che veniamo qui a lavorare tutti i giorni, è migliorare la qualità della vita di tanti utenti».

Il compito non sarà facile. Pur avendo Kapor messo a disposizione della sua società risorse sostanziali, Chandler non è affatto una scommessa sicura. Dai suoi primi passi, nell’estate del 2001, a oggi il progetto è progredito molto lentamente, accumulando finora più visioni che codice. I critici dell’iniziativa sostengono che Kapor è sempre stato più bravo con la teoria che con la pratica, osservando che molte delle sue invenzioni successive a Lotus 1-2-3, Agenda compreso, sono fallite. Inoltre, il tentativo di riorganizzare funzioni come la posta elettronica, le agende e le rubriche induce molti a considerare Chandler come un semplice «anti-Outlook», con tutte le obiezioni che si possono muovere all’idea di lanciarsi a testa bassa contro Microsoft. Kapor risponde affermando che solo uno «psicotico con tendenze suicide» potrebbe pensare di battere Microsoft sul piano commerciale e definendo azzardato pensare di poter scalzare in tempi brevi Outlook dalla sua posizione dominante. L’inventore ritiene tuttavia che Chandler possa ottenere consensi di massa e se questo dovesse spingere Microsoft a rivedere il suo stesso approccio alle applicazioni sarebbe pur sempre un gran risultato.

Secondo Kapor gli scettici stanno prendendo una svista quando si sbilanciano nell’analisi sullo stato di avanzamento dei lavori. Dopo tutto, solo nello scorso agosto, dopo che aveva preso corpo l’idea dei contesti, era stata decretata la fine della fase delle «astrazioni» e i programmatori avevano accantonato i modelli di sviluppo per concentrarsi sulla stesura del vero e proprio codice delle principali componenti del programma. Kapor ritiene che la fine del 2004 possa essere considerata una scadenza realistica per il lancio della prima versione completa di Chandler.

E se c’è chi dubita che un progetto open source possa rivaleggiare con un’applicazione commerciale, la diffusione raggiunta da prodotti come il sistema operativo Linux sembra suggerire l’opposto. Anzi, un esperto come Douglas Wilson, responsabile delle tecnologie a Lotus (diventata nel frattempo una divisione di IBM), ritiene che il movimento open source possa sviluppare applicativi di altissima qualità, proprio in virtù «dei suoi molti occhi». Secondo lui la chiave di tutto consiste nel trovare gli occhi giusti. «La vera forza dell’open source sta nella comunità. Se una tecnologia riesce a stimolare la creazione di una comunità di interessi… ci troveremo davanti a una duplice forza, creativa e di mercato».

è troppo presto per dire se Chandler sarà in grado di aggregare questa comunità. Al di là degli ostacoli tecnici e le questioni riguardanti i suoi utilizzatori, è difficile figurarsi l’aspetto definitivo del programma e fino a quando non esisterà una struttura di riferimento ben definita i programmatori esterni alla società di San Francisco non possono sviluppare il codice per il progetto.

Chandler sarà un successo o no? Kapor impiega qualche secondo per rispondere.«Eh, mmmhh, già…», ma di colpo l’amministratore delegato prende il sopravvento sul Kapor fautore dell’open source: «Come in tutte le aziende emergenti, quando ti metti a fare qualcosa di nuovo e profondamente diverso i rischi ci sono. Ma sono sempre più convinto che funzionerà. E, ridacchiando: «Ma forse è perché oggi mi gira bene»

Chandler & Outlook

Microsoft Outlook e Chandler avranno vari elementi in comune, come il calendario, il lettore dei messaggi e-mail e la rubrica dei contatti, ma Chandler aggiungerà molte funzionalità innovative:

– Un’interfaccia utente adattiva capace di visualizzare tutte le informazioni che servono alle attività che si svolgono, indipendentemente dal formato: mail, documenti di videoscrittura, fotografie digitali o pagine Web

– La capacità di funzionare su computer Windows, Macintosh e Linux (Outlook non è compatibile con Linux e non tutte le funzioni sono disponibili su Mac)

– Una messaggistica istantanea integrata

– La possibilità di sostituire calendari, programmi di posta e varie componenti se altri programmatori offrono alternative migliori

– La condivisione di agende e rubriche che non necessitano di un server centralizzato (e le persone in grado di gestirlo)

Related Posts
Total
0
Share