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Le domande sullo spazio e la risposta dell’esperto.

di Neel V. Patel

La domanda: quali interferenze possiamo aspettarci sulle tecnologiche terrestri e sugli esseri umani da parte del ciclo periodico (di 11 anni) delle macchie solari? -Vincitore

La risposta: Le macchie solari sono macchie scure e più ‘fresche’ che appaiono sulla superficie del sole. Non è chiaro da cosa siano provocate, ma sappiamo che sono il risultato di interazioni con il campo magnetico del sole. Brillamenti ed espulsioni di massa coronale (eruzioni improvvise di plasma) originano solitamente nei dintorni di simili macchie solari. Il livello di attività solare è calcolato in base al numero di macchie solari che appaiono sulla sua superficie.

Ogni 11 anni circa, il campo magnetico del sole si ribalta completamente e i poli nord e sud si scambiano di posizione. Tra una rotazione e l’altra, l’attività del sole parte da un minimo solare, raggiunge il massimo solare a metà ciclo, arrivando a creare centinaia di macchie solari al giorno, per poi ricadere al minimo. Gli scienziati studiano i cicli solari dal 1755. La transizione tra il ventiquattresimo ciclo ed il venticinquesimo è in corso proprio ora. L’ultimo picco solare solare risale al 2014.

Dallo studio dei modelli storici delle macchie solari, è ipotizzabile anche l’esistenza di ulteriori cicli dell’attività solare, alcuni dei quali della durata di 88, 200 e 2.300 anni.

Un incremento dell’attività solare significa che il sole lancia nello spazio particelle sempre più cariche e potenzialmente pericolose per gli strumenti elettronici e le reti elettriche. Il campo magnetico terrestre può deviare questo vento solare e mantenere il pianeta al sicuro, ma una tempesta solare troppo potente implica venti particolarmente scatenati, potenzialmente capaci di spazzare via l’energia di milioni o addirittura miliardi di persone sulla superficie terrestre.

In orbita, le cose si fanno ancora più pericolose. Potenti venti solari causati da un’intensa attività solare potrebbero facilmente eliminare i satelliti GPS e di telecomunicazione. Le particelle cariche potrebbero friggere le componenti elettroniche di qualsiasi veicolo spaziale contenente astronauti e spegnere i sistemi di supporto vitale. Per non parlare delle radiazioni nocive prodotte dall’attività solare.

La verità è che abbiamo superato i picchi massimi di attività solare del secolo scorso senza troppi problemi, fatta eccezione per qualche atterraggio di aereo inaspettato (Svezia, novembre 2015, un brillamento solare provocò il malfunzionamento dei radar) o della manutenzione extra su GPS e apparecchiature elettriche danneggiate. L’evento più significativo provocato dal clima spaziale risale al 13 marzo 1989: una forte tempesta geomagnetica causata da un’espulsione di massa coronale fece esplodere un trasformatore della rete elettrica della rete Hydro-Québec in Canada, provocando un blackout di nove ore per oltre 6 milioni di persone.

Non saremo sempre così fortunati. L’attrezzatura utilizzata per prevedere le condizioni meteorologiche spaziali e fornire avvisi tempestivi sta invecchiando rapidamente. Molti esperti sono convinti che sia inevitabile una tempesta catastrofica sulla scala dell’evento Carrington, verificatosi più di 150 anni fa. Un simile evento al giorno d’oggi potrebbe provocare perdite pari a $2 trilioni. In altre parole, Victor, non è tanto del normale ciclo solare di 11 anni che dobbiamo preoccuparci, quanto delle tempeste estreme che colpiscono ogni paio di secoli.

(lo)