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Cosa hanno in comune il calcolo del premio di un’assicurazione automobilistica, il funzionamento dei filtri antispam della posta elettronica e l’accettazione di un nuovo risultato sperimentale da parte della comunità scientifica internazionale?

di Angelo Gallippi

Se non vi viene in mente alcuna risposta all’interrogativo posto nel sommario, dovete leggere assolutamente l’ultimo libro di Giovanni Vittorio Pallottino: Il caso e la probabilità. Le soprese di una strana coppia (Dedalo, 2017), che continua la lodevole opera di divulgazione scientifica, tanto piacevole quanto rigorosa, già iniziata con La radioattività intorno a noi e La fisica della sobrietà.

Pallottino si ispira a Jacques Monod per titolo del libro, ma si muove su un terreno assai meno impervio del tentativo di risolvere l’antico dualismo tematizzato da Il caso e la necessità, facendoci riflettere sulle sorprendenti sfaccettature della “strana coppia” caso-probabilità. Tra esse: gli errori giudiziari, le strategie degli allibratori, i decadimenti radioattivi, le scienze sociali, la biologia, la meteorologia e, ovviamene, la statistica, spesso attaccata per la sua più problematica e scivolosa applicazione: i sondaggi di opinione.

Il calcolo delle probabilità ci dovrebbe guidare in decisioni che prendiamo tutti i giorni, sconsigliarci di fare scommesse svantaggiose come il gioco del lotto (soprattutto puntando sui numeri “ritardatari”!), toglierci la paura di volare in aereo (60 volte più sicuro dell’automobile) e farci evitare le medicine omeopatiche (praticamente prive di principi “attivi”). Ma anche renderci guardinghi nei confronti di certi dati statistici relativi alla pericolosità di cibi e agenti chimici vari o, come il matematico Henry Poincaré, sospettosi nei confronti di quei fornai che vendono pagnotte che non rispettano la curva di Gauss.

Il libro alterna pillole di saggezza a formule, grafici e calcoli matematici, calando nel loro sviluppo storico i principali risultati del calcolo delle probabilità, come appunto il metodo bayesiano, cosi detto dal reverendo presbiteriano Thomas Bayes, il quale lo ideò nel Settecento proprio per rispondere alla domanda iniziale, anche se ovviamente non poteva ancora conoscere automobili e posta elettronica.