Il calore della Terra e quello del Sole

Di alterazioni climatiche si parla ormai quotidianamente anche per le sempre più frequenti conseguenze catastrofiche; tuttavia non manca chi, senza negare la gravità dei fenomeni, pensa a cause più complesse, come ipotizza Massimo Negrotti, docente di Metodologia delle scienze sociali, proponendo uno specifico ambito di ricerca.

di Massimo Negrotti

Assumendo che l’attuale anomalia termica terrestre, già presentatasi altre volte nel corso della storia del pianeta, sia davvero significativa sotto il profilo statistico-climatico, risulta ovviamente interessante domandarsi quale ne sia, o ne siano, le cause. Un quesito, questo, che certamente nessuno poteva porsi in occasione di anomalie analoghe nel lontano passato.

Poiché le ipotesi più accreditate sono essenzialmente due, ossia l’origine “interna” e antropica oppure “esterna”, solare, appare chiaro che, per escludere l’una o l’altra – oppure per confermare entrambe entro un modello di convergenza causale, che sarebbe davvero drammatico – occorre rivolgersi a una metodologia sperimentale convincente.

Per quanto riguarda l’ipotesi solare è possibile immaginare, almeno in linea di principio, alcune specifiche linee di ricerca. Dato che il Sole genera radiazioni termiche che colpiscono sia la Terra sia la Luna, sarebbe metodologicamente corretta e persuasiva la comparazione delle variazioni termiche, in opportuni intervalli temporali, sui due corpi celesti e il calcolo della correlazione fra queste variazioni. Sotto la condizione che esse siano fra loro indipendenti e dunque vincolate a una terza variabile, cioè l’attività solare.

La stessa operazione potrebbe venire effettuata comparando le suddette variazioni sulla Terra e su satelliti artificiali extra-atmosferici esistenti o progettati specificamente a questo scopo. Si tratterebbe di un ambito di ricerca che potrebbe contare, fra l’altro, sulle già avviate esperienze di trattamento termico dei satelliti per finalità di varia natura.

La domanda chiave è: si tratta di una strategia valida unicamente su un piano metodologico ideale oppure è effettivamente attuabile? Che si sappia, noi disponiamo di dati molto accurati sulla temperatura media della Terra, calcolati secondo tecniche collaudate, anche se in via di progressivo miglioramento al fine di correggere rilevamenti riconosciuti come fuorvianti. Al contrario, per ovvie ragioni, disponiamo di dati termici sulla superficie lunare molto discontinui e non adatti a un’analisi come quella proposta.

Fra l’altro, come ha sottolineato recentemente la rivista “Wired”, alcuni studi attuali sono orientati a correlare il riscaldamento lunare, sia pure in aree molto circoscritte, con l’attività locale degli astronauti su quel satellite piuttosto che in relazione all’attività solare.

La disponibilità di dati termici sulla superficie lunare o su quella dei satelliti extra-atmosferici non sembra, comunque, costituire una difficoltà insormontabile poiché la tecnologia attuale consente la messa a punto di sistemi di sensori molto potenti, stabili e sofisticati. Piuttosto, la circostanza maggiormente critica potrebbe rivelarsi la misura delle variazioni che, se molto modeste, richiederebbero tecniche di calcolo piuttosto complesse e alla fine poco affidabili.

Anche variazioni termiche anomale dovute a mutamenti di albedo – come pare sia avvenuto per il riscaldamento di Marte – oppure a cause interne alla Terra, alla Luna o anche a un satellite artificiale, potrebbero fornire dati capaci di portare a una correlazione spuria.

Queste, e altre, difficoltà di misura dovrebbero tuttavia risultare superabili, da un lato, attraverso l’intensità quantitativa dei rilevamenti e, dall’altro, per mezzo di procedure selettive in grado di effettuare una accurata attribuzione delle variazioni termiche alle radiazioni solari piuttosto che ad altri fattori.

A ogni modo, è evidente che, se la correlazione fra variazioni termiche lunari o satellitari e variazioni terrestri fosse positiva e robusta, la “battaglia” contro le emissioni, l’effetto serra e così via, perderebbe gran parte del suo valore e dovremmo studiare altre possibili (?) soluzioni. Se, invece, si rilevasse una correlazione inconsistente – attorno allo zero – avremmo la prova che, sulla Terra, qualche processo, antropico o meno, ma comunque indipendente dall’attività solare, sta alla base dei fenomeni climatici che stiamo vivendo.

Sarebbe utile che, in proposito, si potesse realizzare una rete opportuna e coordinata di raccolta, comparazione e valutazione dei dati via via disponibili.

(gv)

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