Il Broad Institute vince la battaglia sui brevetti della CRISPR

È giunta a conclusione la disputa tra ricercatori della UC Berkeley e del Broad Institute su chi abbia inventato la potente tecnica di gene-editing.

di Antonio Regalado

L’imponente battaglia per i diritti sui brevetti inerenti la potente tecnica di gene-editing conosciuta come CRISPR sembra avere un vincitore — il Broad Institute di Cambridge, nel Massachusetts.

La battaglia venne aperta dalla University of California, di Berkeley, quando decise di mettere in discussione una dozzina di brevetti detenuti dal Broad Institute, affiliato ad Harvard ed MIT.

In sintesi, l’ufficio brevetti ha deciso che non sussiste alcuna “interferenza”. Le scoperte delle due scuole non si sovrappongono e decadono i termini della disputa, come sempre sostenuto dal Broad Institute, che riterrà quindi il diritto ai propri brevetti sull’utilizzo del CRISPR in cellule umane ed animali.

La Berkeley ha rilasciato una dichiarazione, secondo cui “rispetterà” la decisione presa, ma rimane dell’opinione che Jennifer Doudna della Berkeley ed il suo collaboratore europeo Emmanuel Charpentier, sarebbero stati i primi ad inventare il sistema CRISPR.

Doudna e colleghi, infatti, pubblicarono nel 2012 una prima descrizione di un sistema semplice di gene-editing per tagliare con precisione il DNA in provetta. Fu però Feng Zhang del Broad Institute a pubblicare, nel gennaio del 2013, uno studio in cui dimostrava come adattare il medesimo elegante approccio a cellule di piante, animali ed umane.

La sequenza di eventi ha posto le basi per il dubbio al centro della disputa: a chi spettavano i diritti al brevetto per l’utilizzo della CRISPR su animali e piante? Alla Doudna, che creò il sistema di gene-editing di base? O a Zhang, che lo ha adattato all’applicazione in organismi più interessanti ed aperto le porte all’applicazione nella terapia genetica umana, nella produzione di raccolti GM, e di animali nuovi? 

MIT Technology Review fu il primo a dare notizia nel 2014 della discussione sui brevetti relativi alla tecnica CRISPR, da noi definita “la più grande scoperta biotech del secolo.”

Secondo le conclusioni raggiunte dai giudici, nessun ricercatore poteva essere assolutamente certo che la scoperta della Doudna si sarebbe dimostrata efficace in cellule “eucariote” ovvero cellule dotate di nucleo, come quelle umane. Ecco perché Zhang rimane in possesso dei suoi brevetti. La UC Berkeley rende noto che non rinuncerà, comunque, al proprio brevetto, tuttora in attesa di approvazione, che copre l’utilizzo base del CRISPR nell’alterazione delle molecole di DNA.

Secondo Jacob Sherkow, professore della New York Law School, ci si può aspettare che la UC Berkeley decida di ricorrere in appello, rimandando ogni certezza di un altro anno almeno.

I brevetti del Broad rischiano di essere contesi anche da altri enti quali la Rockefeller University, che dichiara di essere stata tagliata fuori dai brevetti pur avendo partecipato al’invenzione, oppure inventori coreani della società ToolGen anch’essi in corsa con applicazioni per brevetti sul CRISPR tempestivamente depositate.

La decisione dell’ufficio brevetti potrebbe avere importanti conseguenze a livello industriale, in particolare per tre startup che stanno cercando di sviluppare trattamenti per malattie rare facendo uso del CRISPR. Il valore di mercato della Editas Medicine ha avuto un rialzo di più del 20 percento grazie all’accordo esclusivo con il Broad Institute che le permette di utilizzare il CRISPR per lo sviluppo di svariati trattamenti.

La Editas ha speso più di $11 milioni per difendere i brevetti del Broad contro la UC Berkeley, e spera di dare il via ai test sul proprio primo trattamento CRISPR entro l’anno.

Meno fortunate la Intellia Therapeutic e la CRISPR Therapeutics, detentrici di diritti sull’utilizzo dei brevetti, non ancora approvati, della UC Berkeley. 
Il valore di mercato della CRISPR Therapeutics è calato del 15 percento, quello della Intellia del 10 circa.
Rodger Novak, CEO della CRISPR Therapeutics, ha rilasciato una dichiarazione in cui descrive le procedure legali con cui confida di poter ancora contestare i brevetti del Broad.

I brevetti emessi dallo U.S. Patent Office sull’argomento CRISPR sono circa 50. 14 vanno a Broad, MIT, e gruppi affiliati. “È nostra convinzione che il CRISPR debba continuare ad essere accessibile alla comunità scientifica globale per favorire il progresso della comprensione della biologia e del trattamento delle malattie umane”, ha dichiarato il Broad Institute, una delle più grandi istituzioni non a scopo di lucro dedicate alla ricerca genetica. L’utilizzo della tecnica rimarrà gratuito per ogni istituzione accademica. Diverrà a pagamento per le realtà commerciali.

In caso di una vittoria della UC Berkeley per il proprio brevetto CRISPR di base, le società potrebbero trovarsi a dover pagare entrambe le istituzioni.

(LO)

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