Guerra fredda digitale

Gli Stati Uniti affermano di aver inserito malware offensivo nella rete elettrica della Russia, facendo leva sulla legge che autorizza condotte militari clandestine nel cyberspazio per difendere la nazione da attacchi informatici.

di Charlotte Jee

Secondo il “New York Times”, gli Stati Uniti hanno fatto ricorso a un malware potenzialmente paralizzante all’interno della rete elettrica della Russia con l’obiettivo di rispondere alle aggressive azioni di hacking e alla sistematica disinformazione portate avanti da Mosca.

La rivelazione arriva appena tre giorni dopo la notizia che Xenotime, il gruppo collegato alla Russia che si cela dietro il famigerato malware Triton, ha iniziato da oltre un anno a porre le basi per potenziali cyberattacchi alle aziende elettriche statunitensi.

Come è ovvio, vista la delicatezza dell’argomento, non ci sono molti particolari sulla vicenda, . Tuttavia, trapela che l’azione è stata portata avanti dal Cyber Command statunitense, un braccio del Pentagono. Queste iniziative sono perfettamente lecite grazie a una nuova legge approvata la scorsa estate che permette “l’attività militare clandestina” nel settore digitale per “scoraggiare, salvaguardare o difendere” dagli attacchi, in considerazione del fatto che “il cyberspazio è di fatto il campo di battaglia del XXI secolo.

I sostenitori di questa strategia più aggressiva ritengono che fosse arrivato il momento di rispondere ai tentativi russi di sabotare centrali elettriche, pozzi petroliferi e impianti idrici degli Stati Uniti. Il loro augurio è che queste rivelazioni agiscano da deterrente contro eventuali futuri attacchi della Russia alle infrastrutture americane, ma non si può sottovalutare il rischio che si possa alimentare un’escalation difficilmente controllabile.

(rp)

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