Si è svolta a Praga, giovedì 12 ottobre 2017, la conferenza “Future Now”, a cui hanno partecipato aziende importanti, come Amazon, Uber e IBM, oltre alla School of Management dell’Università di Cranfield e a molte start-up tecnologiche.
di Giordano Ventura
Se si vuole sopravvivere alla rivoluzione digitale, le nuove tecnologie informatiche non costituiscono una utile opzione, ma una necessità inderogabile ed estremamente urgente.
Un sondaggio tra i partecipanti alla conferenza Future Now, organizzata da P3, società specializzata nell’acquisizione, sviluppo e gestione di immobili logistici, ha dimostrato che solo il 27 per cento delle imprese ha già introdotto l’intelligenza artificiale, o sta progettando di farlo nei prossimi 12 mesi. Solo un sorprendente 38 per cento prevede di introdurla nei prossimi 5 anni e il 10 per cento ha dichiarato di non avere intenzione di farlo.
Tutti hanno riconosciuto di sentirsi alla vigilia di una rivoluzione radicale e potenzialmente travolgente, con una miriade di nuove tecnologie destinate a diventare di uso comune più o meno entro il prossimo anno e con una crescita dell’economia della condivisione, grazie a una generazione di consumatori meno interessati alla proprietà che alla possibilità di accesso ai beni.
Il principale relatore, il futurologo Sean Culey, vicepresidente di Manucore, ha spiegato che ci troviamo nel punto di transizione tra la quinta e la sesta onda di “sovversione creativa”, mentre i vecchi modi di lavorare stanno scomparendo e la prossima fase, che sarà incentrata sulla tecnologia, sta appena incominciando. Stiamo entrando in una fase di potenziali sconvolgimenti per il business, ma, secondo Culey, i principi fondamentali rimarranno immutati. La tecnologia dovrà venire utilizzata per consentire alle aziende di spostarsi verso modelli più orientati al cliente, che richiede una maggiore attenzione e una specifica imprenditorialità.
Il consumatore sta cambiando anche secondo la ricerca presentata da Michael Bourlakis della Cranfield School of Management. Entro il 2020, il consumatore medio europeo sarà più anziano, con una più alta aspettativa di vita, ma con un potere d’acquisto sotto la media; più povero e quindi più incline alla convenienza e meno agli acquisti di impulso. Vivrà in case più piccole, con meno spazio per le scorte e minori possibilità di fare un’unica grossa spesa settimanale. Il consumatore del prossimo futuro sarà anche più coinvolto nelle problematiche dell’ambiente, della sostenibilità e della responsabilità sociale. Ciò avrà importanti implicazioni per tutte le aziende della filiera, dai fornitori di materie prime ai rivenditori.
Vasi Philomin, responsabile del settore Machine Learning & AI di Amazon, ha spiegato come mettere sempre il cliente al centro della filosofia aziendale abbia stimolato lo sviluppo di nuove tecnologie, che hanno reso l’azienda tra le più avanzate nel campo delle applicazioni intelligenti a riconoscimento vocale, rendendo le funzionalità di intelligenza artificiale disponibili per ogni programmatore e sviluppatore di app nel mondo.
Roland Werner di UBER, ha spiegato come il car sharing della sua azienda sia complementare al trasporto pubblico nel fornire servizi in zone precedentemente male servite di molte città, aumentando la mobilità sociale, con il beneficio ambientale aggiuntivo generato dalla riduzione dell’utilizzo delle auto private. Ha inoltre presentato al pubblico nuovi servizi, come il car pooling (spostamenti in condivisione con più viaggiatori), pensato per ridurre ulteriormente i costi e l’impatto ambientale.
Tom Self di What3Words ha parlato dell’offerta di un sistema di indirizzamento efficiente e accurato, particolarmente utile nelle parti del mondo che hanno avuto sinora sistemi inadeguati, aprendo loro la possibilità di molteplici benefici di natura umanitaria e sociale, da quelli sanitari a quelli elettorali.
Martin Harris di IBM Watson IoT Europa, ha parlato dell’evoluzione degli edifici da smart a realmente intelligenti, che utilizzano tecnologie di auto-apprendimento per ottimizzare il consumo di spazio e di energia, per migliorare la produttività del personale e strutturare la manutenzione preventiva.
Achim Taylor di POST Luxembourg ha illustrato come la sua azienda potrà trasformarsi da azienda statale di servizi postali nazionali, testimone del declino del suo servizio principale, in un fornitore di logistica per l’e-commerce: un ottimo esempio di come un’azienda tradizionale possa innovare, individuando i punti di forza esistenti e sfruttandoli per creare nuovi mercati.
Filip Hrkal, CEO di Cut-e, ha ribadito che l’intelligenza artificiale potrà supportare la ricerca e lo sviluppo del personale. Reclutatori e candidati dovrebbero accogliere con favore, piuttosto che con timore, la presenza dei robot come parte dei gruppi di ricerca e selezione di personale sul posto di lavoro. La tecnologia è in grado di favorire un’accurata e oggettiva identificazione del potenziale umano, svolgendo le procedure amministrative e permettendo ai reclutatori di concentrarsi sugli aspetti principali del processo di selezione, quali i valori umani e le capacità strategiche.
Andre Dravecky, CEO di ShipVio, ha creato una piattaforma che collega le piccole e medie imprese direttamente con gli spedizionieri per sfruttare la capacità inutilizzata dei veicoli che viaggiano per l’Unione Europea, con circa il 47 per cento del carico totale dei camion vuoto, equivalente a una perdita di 130 miliardi di euro all’anno e a emissioni di C02 pari a 400 milioni di tonnellate.
Concludendo la conferenza P3, Ian Worboys ha dichiarato che «se una parte del cambiamento fa paura, una parte è entusiasmante, perché nel suo insieme il cambiamento rappresenta oggi una opportunità senza precedenti».