Fattorie eoliche galleggianti: Un concetto grandioso ma dall’economia inverosimile

Al largo delle coste soffiano venti molto forti, ma convertire questa risorsa in elettricità si è finora rivelato antieconomico.

di Richard Martin

Economicamente parlando, le estrazioni petrolifere in mare aperto hanno senso. Non si può dire lo stesso delle fattorie eoliche al largo delle coste, ma questo non impedisce certo ai giganti del settore energetico di continuare a provare.

Un consorzio guidato dalla norvegese Statoil e da Siemens ha da poco ottenuto l’autorizzazione a costruire nel Mare del Nord, al largo della Scozia, la prima fattoria eolica galleggiante in scala commerciale. Con cinque turbine da sei megawatt ancorate al fondale e stabilizzate da tubi galleggianti in acciaio, il progetto Hywind dovrebbe essere ultimato entro l’anno prossimo.

Le fattorie eoliche galleggianti possono operare in mari molto più profondi rispetto a quelle le cui fondamenta sono saldamente fissate al fondale marino. DI conseguenza, possono accedere ai forti venti costanti che soffiano al largo. Nelle acque che circondano il Giappone, ad esempio, c’è abbastanza energia eolica da incontrare le necessità energetiche del paese per anni interi, e due turbine pilota sono operative dal 2013.

Al momento, in tutto il mondo, sono attivi più di 40 progetti facenti uso di molteplici concept progettuali. Ancorate liberamente al fondo marino, queste turbine possono operare fino a 1.000 metri di profondità.

L’ostacolo principale, ovviamente, è il costo: la costruzione di turbine galleggianti è ben più cara rispetto alla controparte sulla terraferma, per non parlare delle centrali elettriche convenzionali. Uno studio comparso nel 2014 sul giornale Renewable Energy indicava che il costo dell’energia derivata da una ipotetica fattoria eolica galleggiante si sarebbe aggirato intorno ai $93 e i $268 per megawatt-ora – cifre in linea con i costi associati alle convenzionali turbine fisse in alto mare ma ben superiori rispetto a quelli di una centrale a gas naturale.

Uno studio più recente da parte della Carbon Trust ha scoperto che il costo dell’energia prodotta da turbine galleggianti potrebbe essere inferiore rispetto a quello delle installazioni fisse – le turbine galleggianti avrebbero però un costo di installazione più elevato (intorno a $4.7 milioni per megawatt di capacità, contro i $3.9 milioni per megawatt di una installazione fissa).

I primi progetti non stanno segnando gli sperati precedenti. Per il momento, l’elettricità prodotta del progetto Fukushima Forward al largo della costa nordorientale del Giappone ha un prezzo due volte superiore al previsto. La statunitense Principle Power, che aveva pianificato l’installazione di cinque turbine galleggianti al largo della costa dell’Oregon con $47 milioni di investimento da parte del Dipartimento per l’Energia degli Stati Uniti, non è riuscita a trovare operatori interessati ad acquistare l’energia che il progetto avrebbe generato. Il progetto è così entrato in stallo.

Ciononostante, progetto come l’Hywind e il Fukushima Forward continuano ad avanzare. La speranza è che innovazioni tecnologiche, la produzione di massa e l’impiego di materiali più economici permettano di ridurre i costi. Un gruppo di ricercatori in Portogallo, ad esempio, ha progettato una turbina eolica con una base in cemento, invece che acciaio, grazie alla quale si potrebbe ridurre del 60 percento il costo della struttura.

La potenziale risorsa energetica è sufficientemente elevata da motivare la ricerca di nuove soluzioni per sfruttarla. Walt Musial, manager dei progetti eolici in alto mare presso il National Renewable Energy Laboratory di Golden, in Colorado, dice che il 60 percento della risorsa eolica disponibile al largo delle coste statunitensi si trova in acque con fondali più profondi di 60 metri – troppo profondi per le convenzionali turbine fisse. Si parlerebbe di oltre 1.000 gigawatt di energia pulita, equivalenti alla capacità produttiva odierna dell’intera nazione.

(MO)

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