Ecco a voi i vincitori dell’edizione 2016!

Questi dieci innovatori si possono già definire, a pieno titolo, non solo come dei brillanti ricercatori, ma anche come degli imprenditori di successo.

di Gian Piero Jacobelli

TR 35
Premio Giovani Innovatori 2016

Si parla tanto delle difficoltà dei giovani ricercatori italiani a farsi strada in Italia. Vero, senza dubbio. Ma è anche vero che in molti casi si sta verificando un diverso, più confortante modo di “globalizzarsi”: formarsi in Italia fino a mettere a punto il proprio progetto, di vita, ma anche di lavoro, e andare a farsi le ossa all’estero, per fruire di una cultura imprenditoriale più radicata ed evoluta. E poi tornare con le idee più chiare e una maggiore capacità di muoversi sui diversi versanti del mercato, interni e internazionali.

Probabilmente non sarà così semplice per tutti quelli che ci provano, ma così è stato ed è per molti dei giovani innovatori che MIT Technology Review Italia seleziona e premia ogni anno, nel quadro della iniziativa Innovators under 35, avviata più di un decennio fa da MIT Technology Review USA.

Con il passare degli anni e soprattutto quest’anno, in cui era stato sottolineato proprio il criterio del valore di mercato dei progetti prescelti, i dieci giovani che verranno premiati il 10 maggio a Bologna, si possono già definire, a pieno titolo, non solo come dei brillanti ricercatori, ma anche come degli imprenditori di successo, quanto meno potenziale.

Questi ricercatori/imprenditori sono distribuiti nei tre settori del Premio, con una leggera prevalenza delle applicazioni di rete, a conferma di quanto il mondo contemporaneo si stia orientando verso la “leggerezza”:

Advanced Technology ed Energia
Giorgio Dell’Erba
Manuele Francesco Lupo
Alessandra Sciutti

Info
Andrea Carcano
Carlo Giorgi
Francesco Rieppi
Domenico Schillaci
Bruno Zamborlin

Bio
Kristel Martinelli
Irina Vetere

Inoltre, nella prospettiva di una estensione del Premio a un nuovo Paese di grande tradizione culturale e scientifica, l’Iran, sono stati selezionati anche due giovani iraniani, Amin Boroomand e Sogol Sheydaei, i quali provengono entrambi dall’università di Isfahan e operano attualmente in Italia, rispettivamente a Bologna e a Roma. A conferma, sia pure su itinerari diversi, del paradigma dell’andata e ritorno a cui si è accennato e che resta l’auspicio più condiviso da tutti questi giovani di talento, ai quali si aprono le strade del mondo, senza però debba chiudersi la porta di casa.

Non è un caso, da questo punto di vista, che la grande parte dei progetti presentati si proponesse un miglioramento delle condizioni di vita, dalle infrastrutture della convivenza ai supporti domestici, dall’alimentazione alla salute, dai servizi per il lavoro e per lo svago, con riferimento ai diversi contesti di provenienza e alle specifiche esperienze in cui ciascuno ha vissuto e si è formato.

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