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Per la prima volta nella storia, è possibile sequenziare in modo efficiente il genoma di ogni specie conosciuta. Nel solo 2022, il progetto prevede di mapparne almeno 3000

di Lisa Ovi

Sono 1,8 milioni le specie di esseri viventi note sulla Terra, tra piante, animali, funghi e forme di vita microbica. In assenza di azioni concrete di protezione degli ecosistemi e mitigazione del cambiamento climatico, entro la fine di questo secolo la Terra avrà perduto il 50% delle sue forme di vita

L’Earth BioGenome Project vuole realizzare un catalogo completo delle sequenze genetiche di ciascuna specie, nella speranza che possa aiutare a proteggere la biodiversità, limitare la diffusione di agenti patogeni e promuovere il monitoraggio degli ecosistemi.

Una dispiego di forze internazionale

L’impresa si presenta a dir poco ambiziosa e richiede, necessariamente, il coinvolgimento coordinato di svariate realtà internazionali, come il California Conservation Genome Project e il Global Virome Project (USA), il Darwin Tree of Life Project (Gran Bretagna e Irlanda), il Vertebrate Genome Project, il 10K Bird Genomes Project (Cina). Il tutto viene coordinato dall’ufficio amministrativo che ha sede presso il UC Davis Genome Center. Più di recente, un gruppo di istituzioni africane in 22 paesi ha dato vita al Africa BioGenome Project.

A dicembre 2021, il progetto coinvolgeva già 5.000 scienziati e tecnici di 44 istituzioni, in 22 paesi di tutti i continenti, Antartide esclusa. I ricercatori hanno accesso a decine di migliaia di campioni di alta qualità, provenienti da musei o raccolti da biologi sul campo, e possono usufruire delle apparecchiature della BIOSCAN, azienda sviluppatrice della tecnologia del codice a barre per il DNA, pensata per la scoperta e l’identificazione delle specie.

Il precedente

Concluso nel 2003, il Human Genome Project (Progetto Genoma Umano) rappresentò una delle più imponenti missioni esplorative mai compiute nella storia, condotta non sulla superficie del pianeta o nel l’immensità del cosmo, ma rivolta verso il mondo microscopico del genoma umano. L’obbiettivo era sequenziare e mappare tutti i geni della nostra specie, l’Homo sapiens. Avviato il primo di ottobre del 1990, l’HGP ha posto nuove basi per le ricerche genetiche degli anni successivi e stimolato i veloci progressi nel campo della tecnologia di sequenziamento che permettono oggi di avviare un’impresa come l’Earth BioGenome Project.

Photo by Külli Kittus on Unsplash

La Fase 1

Lanciato nel 2018, dopo il primo biennio di organizzazione e rodaggio, l’Earth BioGenome Project si appresta a mappare, entro il 2023, i genomi di riferimento di almeno 9.400 famiglie tassonomiche. I progetti affiliati hanno finora generato circa 200 di questi genomi, completi di sequenziamento, assemblaggio e annotazioni, appena una porzione degli oltre 3.000 che dovrebbero essere consegnati entro la fine del 2022 e circa un terzo dell’obiettivo previsto per la fase 1. 

A rimarcare il passaggio da una fase pilota alle operazioni di sequenziamento su larga scala vero e proprio, i ricercatori coinvolti hanno pubblicato su PNAS una vasta raccolta di studi in cui descrivono gli obiettivi del progetto, i risultati raggiunti e i prossimi passi.

Oltre al Comitato Scientifico Internazionale, che sviluppa gli standard per il progetto, l’EBP ha formato comitati dedicati ad etica, giuridica e questioni sociali come equità, diversità e inclusione. Saranno questi comitati a formulare le raccomandazioni necessarie a garantire l’accesso e la condivisione dei dati raccolti, con un occhio di riguardo per le comunità indigene.

(lo)