Dove sono i farmaci efficaci per il trattamento del sistema nervoso centrale

Derek Lowe, editore di un blog indipendente sulle notizie pubblicate dalla rivista Science Translational Medicine, commenta le notizie in campo medico e farmaceutico.

Derek Lowe ha condotto una ricerca sugli sviluppi degli ultimi 10, 20 anni nel campo dei farmaci dedicati al sistema nervoso centrale, ed ha trovato che l’attenzione della ricerca è stata rivolta soprattutto alla lotta contro le sostanze che portano alla dipendenza.

Secondo un post del Slate Star Codex (un sito che Lowe raccomanda), gli unici sviluppi interessanti del 21° secolo, nel campo del sistema nervoso centrale, sarebbero stati l’utilizzo della ketamina contro la depressione e della MDMA (una metanfetamina) contro il PTSD (Disturbo Post Traumatico da Stress).

Lowe mette in guardia contro un eccesso di speranze sul fronte dell’MDMA, i cui risultati in fase III non sono sempre stati eccellenti e ricorda che ancora non è chiaro come, esattamente, funzioni la Ketamina nel contrastare la depressione.

Anche gli studi in corso su sostanze allucinogene come la psilobicina hanno avuto un avvio poco canonico. Un parere comune, secondo Lowe, sarebbe che il cervello, alla sua massima espressione, non presenterebbe una grande quantità di variabili. La cura di una malattia psichiatrica richiederebbe solo la giusta botta e le sostanze d’abuso producono forti colpi al cervello. Si tratterebbe solo di individuare quale sostanza cura quale malattia psichiatrica.

Una ricerca ben condotta ne limiterebbe gli effetti collaterali. Lowe è convinto che il cervello sia invece dotato di molte variabili, tutte connesse tra loro e sostiene l’idea secondo cui ne sappiamo ancora troppo poco, soprattutto più ci avviciniamo a funzioni quali consapevolezza, emozioni, ragionamento, memoria, esperienza, ecc. Gli strumenti a nostra disposizione non sono ancora sufficientemente sofisticati, né siamo ancora certi di stare misurando ciò che veramente va misurato. Ecco perché alcune delle terapie più efficaci nella cura delle malattie mentali possono essere assimilate al calcio alla macchina nella speranza di farla ripartire. Molti dei tentativi condotti e persino dei successi ottenuti sono risultati più complicati del previsto, nota Lowe.

Le malattie mentali sono state divise per categorie, ma non sappiamo ancora se condividiamo un sistema che può perdersi in maniere simili o se differenti malfunzionamenti possono generare sintomi simili. Riportare l’osservazione delle patologie psichiche a livello cellulare o biochimico è ancora al di là della nostra portata, ecco perché è importante dare una possibilità a terapie nuove come quelle sopra descritte.

(LO)

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