Diversi vaccini proteggono le scimmie dal covid-19

Gli studi sui macachi indicano che l’infezione con il coronavirus rende immuni da un successivo contagio e che i vaccini sembrano offrire lo stesso livello di protezione.

di Antonio Regalado

In due studi pubblicati su “Science”, un gruppo guidato da ricercatori del Beth Israel Deaconess Medical Center dell’Università di Harvard ha cercato di rispondere alle domande relative all’immunità usando alcune scimmie chiamate macachi.

In primo luogo, il team ha infettato nove scimmie con il coronavirus; gli animali hanno sviluppato la polmonite, proprio come fanno le persone. Quindi, dopo cinque settimane, i ricercatori hanno provato a infettarli di nuovo, ma questa volta il virus non ha preso piede. Ciò significa che le scimmie (e forse le persone) sono probabilmente immuni al virus dopo il primo contagio, anche se rimane aperta la domanda sulla durata dell’immunità. 

Il gruppo ha provato quattro diversi vaccini al DNA sulle scimmie. Si tratta di un tipo di progettazione rapida che prevede un’iniezione nel muscolo di istruzioni genetiche per creare una parte del virus chiamata proteina spike. I ricercatori hanno scoperto che i vaccini danno alle 35 scimmie una certa protezione dal virus: quelli che avevano già avuto l’infezione avevano livelli molto più bassi di virus nelle vie respiratorie.

In precedenza, altri due vaccini, uno proveniente da SinoVac in Cina e un altro sviluppato dall’Università di Oxford, avevano a loro volta dimostrato di proteggere le scimmie. Nel complesso, è un segnale forte che un vaccino umano potrebbe funzionare.

Nella corsa alla ricerca di un vaccino per miliardi di persone, gli scienziati devono imparare di più su come funziona una risposta immunitaria corretta, incluso il tipo e la quantità di anticorpi che devono essere generati. Il team di Harvard afferma che i risultati nelle scimmie sono un passo verso la definizione di cosa si intende quando si parla di questi “correlati” dell’immunità. 

 (rp)

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