Il fatto nuovo è che una polemica, nata sostanzialmente dalla politica e dalla religione, sta generando un importante flusso di ricerca scientifica.
di Alessandro Ovi
Si tratta del confronto, per ora quasi tutto americano, tra gli evoluzionisti, che credono alla selezione naturale come meccanismo di diversificazione delle specie, e i sostenitori del Progetto Intelligente (Intelligent Design, ID), che vedono in ogni essere vivente, così come è oggi, il risultato di un progetto intelligente riconducibile a una capacità intellettuale misteriosa e grandiosa. Essi tendono a differenziasi dai «creazionisti» puri, perché nel contrastare l’evoluzionismo, cercano di usare solo il linguaggio della scienza ed evitano di menzionare Dio come il «progettista».
Nel marzo del 2005 il «Washington Post», in un articolo di prima pagina, affrontava il problema della battaglia che si stava espandendo in sempre più stati americani sull’insegnamento del Progetto Intelligente assieme o al posto dell’evoluzionismo nei programmi di biologia o comunque di scienza delle scuole pubbliche.
Il pezzo, di Peter Slevin, descriveva con molta attenzione le attività di lobbying di raccolta fondi, di comunicazione avviate e sostenute a livello statale e locale per le fondamenta della Teoria dell’Evoluzione.
Un pensiero che si allarga a macchia d’olio e attira molta attenzione e passione pubblica. Assieme agli stickers con scritto «Noi sosteniamo le nostre truppe», sono comparsi sui paraurti delle automobili quelli con «Darwin è morto» (con il simbolo di un pesce piccolo con il nome Darwin, mangiato da un pesce grosso con il nome ID).
L’articolo forniva una approfondita analisi del movimento ID, che ha la sua base intellettuale e operativa nel ricco Seattle’s Discovery Institute. è qui che si sostiene, e si cerca di documentare, che gli esseri viventi, con tutta la loro complessità, non possono essere nati da un processo casuale e senza direttiva alcuna quale l’evoluzionismo descritto da Darwin nel 1859 nell’Origine delle specie.
L’articolo, tuttavia, non dava molto spazio alla teoria dell’evoluzione e al fatto che la stessa sia un pilastro della cultura della stragrande maggioranza degli scienziati, siano essi credenti o non.
I primi a insorgere furono i giornalisti scientifici dello stesso «Washington Post» che denunciarono la mancanza di obiettività di Peter Slevin.
L’ombudsman del giornale, chiamato in causa, definì l’articolo incompleto, ma lo giudicò anche intelligente e rivelatore, dando il via a una escalation di «copertura stampa» dei dubbi sulla teoria dell’evoluzione. «New York Times», «Time», tante TV e testate locali si sono interessate all’argomento.
Hanno fatto irruzione nei media i giornalisti, specializzati non nelle controversie scientifiche, ma in quelle legali, politiche e di costume, creando la falsa sensazione di una crescente serie di dubbi sulla scientificità dell’evoluzionismo.
Un’idea conveniente dal punto di vista polemico e facile da rendere interessante dal punto di vista della comunicazione, ma non vera.
E dalla stampa ai tribunali e alle scuole, public hearings in Kansas, promossi da oppositori dell’evoluzionismo, cause legali in Georgia, fino alla introduzione dell’ID nel programma scientifico delle scuole del distretto di Dover in Pennsylvania.
Gli attacchi all’evoluzione non sono un fatto nuovo negli Stati Uniti, ma oggi la situazione si va facendo più seria perché c’è un sostegno politico forte che viene percepito quasi fosse evidenza scientifica.
In agosto il presidente Bush e il senatore Frist hanno dato chiaramente l’impressione di voler sostenere la causa dell’ID come materia di insegnamento nelle ore dedicate alla scienza.
Il caso delle scuole della Pennsylvania potrebbe, però, creare un punto di svolta.
L’insegnamento previsto dal Dover Area School District Council
è che l’evoluzionismo non è una teoria scientifica, ma solo una ipotesi non provata, e che in quanto tale dovrebbe essere insegnata in parallelo con teorie alternative, quali appunto l’ Intelligent Design.
Su questa decisione la American Civil Liberties Union, su stimolo di genitori di alunni favorevoli all’evoluzionismo, ha chiesto a un giudice federale della corte di Harnsburg, Pennsylvania, di decidere se ID, o altre teorie alternative, meritino di essere insegnate in classi di biologia, o se invece non siano teorie per nulla scientifiche.
Da parte loro gli scienziati «tradizionali» si stanno impegnando a rafforzare le basi scientifiche dell’evoluzionismo con nuove ricerche e sperimentazioni; e questa è la vera novità.
La questione posta al giudice non è banale, perché il processo «evolutivo» non è immediato né facile da accettare.
Si tratta infatti di un processo sostanzialmente «passivo» dove gli organismi in sé non hanno una finalità. è chiamato di selezione naturale perché sono le condizioni naturali esterne a determinare quali fatti sono per benefici e quali dannosi per gli esseri che vi vivono.
Può davvero sembrare illogico che un meccanismo guidato da eventi casuali finisca per dare luogo a organismi perfettamente «adattati» e a forme viventi tanto diverse tra loro.
Allo stesso modo genera una certa angoscia intellettuale osservare che nella storia della Terra , iniziata 4,6 miliardi di anni fa, la presenza degli esseri umani riguardi solo gli ultimi 2 milioni di anni.
Infatti è come dire che, se la storia del pianeta fosse rappresentata da un giro delle 12 ore delle lancette di un orologio, l’evoluzione dell’uomo rappresenterebbe solo gli ultimi 19 secondi, e la storia della civiltà meno di un decimo di secondo.
Jacques Monod, il biologo francese premio Nobel, scriveva nel 1970: «Anche oggi molte menti eccellenti sembrano incapaci di accettare o perfino di capire che da una sorgente di rumore la selezione naturale da sola, e senza alcuna guida o aiuto, possa aver ricavato tutta la “musica” della biosfera».
La selezione naturale, difficile da accettare anche da parte degli scienziati ai tempi di Darwin, oggi diventa invece dimostrabile grazie alla genomica, e le tecnologie dell’ingegneria genetica rendono possibile osservare la selezione naturale nel suo divenire.
Le mutazioni casuali che Darwin sapeva che erano avvenute e avrebbero continuato ad avvenire sono «incidenti» che avvengono a livello del DNA e dei geni,. Oggi esse possono essere osservate, documentate e catalogate in tempo reale all’interno delle cellule.
Gli ultimi lavori del MIT e di Harvard sull’analisi del DNA degli scimpanzè, condotti da Eric Lander del Broad Institute del MIT, vanno in questa direzione.
Ciò che fa della evoluzione una spiegazione scientifica è che rende possibile delle previsioni verificabili sperimentalmente.
L’analisi del rapporto tra numero di mutazioni pericolose nel DNA di specie diverse (cani, topi, scimpanzé) e la dimensione delle loro popolazioni ha dato risultati sperimentali in linea con quelli previsti dalla teoria della evoluzione, tanto da far dire a Lander:
« L’evoluzione è un modo di comprendere il mondo che continua a essere confermato, giorno dopo giorno, da osservazioni scientifiche».
Ma a decidere se tutto ciò sarà sufficiente a definire l’evoluzionismo come scienza e l’Intelligent Design solo come possibile oggetto di insegnamento religioso o filosofico, non sarà una commissione di scienziati, ma un giudice federale di Harnsburg.
E la scienza avrà dato il meglio di sé se sarà riuscita a far comprendere e a difendere le sue ragioni a un uomo che scienziato proprio non é.
Sarà una decisione molto importante perché, se positiva, riaffermerà la validità del metodo scientifico che dai tempi di Galileo ha fatto con tanta rapidità cambiare il mondo e, se negativa, aprirà il campo a nuove forme di fondamentalismo religioso le cui tristi conseguenze non sono difficili da prevedere.